“La vita istruzioni per l’uso. Storie di donne e uomini che sanno costruire”. Questo è il format comunicazione curato da Simona Ercolani, per la festa democratica nazionale a Pesaro (dal 27 agosto all’11 Settembre). Il tutto organizzato dal Responsabile Eventi del PD Lino Paganelli.

Questa modalità di comunicazione è perfino peggio delle gambe nude sezionate della ragazzina con gonnellina svolazzante, usata alla Festa dell’Unità per dire che il vento è cambiato. E riassume lo stato comatoso della sinistra italiana.

Simona Ercolani, curatrice dell’iniziativa all’interno della festa, come il marito Fabrizio Rondolino, si muove con grande disinvoltura su tutti i media: con la sinistra e con la destra. E questo non perché svolga un mestiere “ tecnico”, super partes per definizione, ma perché incarna, come tanti altri, le ragioni dell’immensa pattumiera che è diventata la cultura italiana.

Se è vero che sono suoi buoni programmi come “Sfide” su Rai tre, è pure vero che è autrice   Mediaset, non di fiction indifferenti, ma di format come “la Pupa e il Secchione” , un programma particolarmente emblematico della società attuale, dove c’è l’intellettuale denigrato e la donna idiota, seduttrice compulsiva, entrambi ridotti a prodotti consumabili e consumati, parte fondante dell’obsolescenza strutturale che investe tutto e tutti.

Condizione fondamentale per entrare nel casting del programma è l’ analfabetismo delle donne, direttamente proporzionale alla deformazione delle loro parti sessualmente rilevanti. Una grande protagonista, ad esempio, come Francesca Cipriani, per l’occasione si fece la sesta di seno facendo di tutto per apparire veramente molto più stupida di quanto non fosse.
In conferenza stampa per la presentazione del programma, davanti a una platea di giornalisti sedati, Ercolani spiegava con estro: “la Pupa e il Secchione, va tutto nella direzione delle raccomandazioni di Napolitano di non denigrare le donne in tv. Infatti, ironicamente, si afferma che la donna oggi può anche essere altro”.

Sempre firmato da Ercolani il nazi-format: “ U man take control”. Qui, alcuni individui, residui di altri reality, sono stati rinchiusi dentro capsule di deprivazione sensoriale. Vestiti con tutine colorate come i teletubbies (personaggi tv per bambini da 0 a 6 anni), dovevano diventare “umani” passando attraverso una serie di umiliazioni, come non lavarsi, mettersi delle ciabatte o un ciuccio in bocca, ubbidire a dei comandi che venivano dati da una voce dall’alto. Parlare ruttando. Stessa performance: in conferenza stampa, assieme al produttore Endemol, Bassetti, ci si affrettava a ricordare che si trattava sì di reclusi, ma “per divertirsi”.
E invece anche quella era la sintesi della società italiana. E quindi è stato un format di squisito valore politico, perché parlava appunto dell’organizzazione della polis, delle catene di comando, dell’omologazione, e soprattutto del disprezzo e dell’umiliazione di esseri umani in cambio del loro narcisismo soddisfatto.

Ma l’universo di valori e di impegno di Simona Ercolani è sembrato abbastanza all’organizzazione del PD, per includerla nella concezione della festa. Tolti i panni di distruttrice socio culturale targata Mediaset e rimessi quelli democrat, e preso in prestito il titolo da Perec tanto per fare cultura, l’autrice ha anche aggiunto un velleitario sottotitolo: “donne e uomini che costruiscono il futuro”, dopo aver contribuito con cura a devastare non solo il futuro ma anche la memoria del paese cui appartiene.

E lo ha fatto così bene e intensamente che la sua attività le ha fruttato una bella villa nel Nevada recensita del New York Times, che solo qualche mese prima si chiedeva che razza di programmi facesse la tv italiana. E come si permettesse di trattare così le donne, e come mai e chi mai.

Follow money.

Il paradossale format delle vite esemplari di costruttori di futuro si può seguire su YouDem.

Interessante l’incontro con Ettore Scola. Moderava Toni Capuozzo, vice direttore del TG5 il cui pensiero più impegnato e politico è stato: “Sono commosso di essere qui… C’ho fatto il militare”.

Scola, come tutti quelli della sua generazione faceva pena in quel contesto. Tanto più sono vere le affermazioni e le grida di allarme dei “vecchi” quanto più vengono travolti e normalizzati dalla banalità degli interlocutori. Malgrado il suo grido di dolore sul cinema in Italia, non è stata sollevata una sola considerazione sulle politiche culturali o su come si fa cinema oggi. E su perché. Non solo. E’ stato proiettato il cortometraggio del regista   “ 1943 – 1997”   che parla di immigrazione e di deportazione in un strepitoso cortocircuito in cui è protagonista il cinema italiano, senza che Capuozzo sia stato in grado di spiccicare un’osservazione lontana sull’attuale situazione degli immigrati. Attentissimo ovviamente a non pestare i piedi a chi lo foraggia.

Basterebbero questi messaggi comunicati agli elettori per   non votarli mai più.

E siccome “il giornalista” pontifex ci sta sempre bene, c’era pure Giuseppe Di Piazza, direttore del magazine Sette, del Corriere. Un ruolo tanto di prestigio quanto lontano dal mondo: “voglio ricordare che sono stato direttore di Max” e con fierezza ha aggiunto: “sono stato il primo a mercificare la donna italiana. Poi però uno fa la comunicazione completa. Infatti facevo anche gli articoli su Berlusconi.” Questo in quanto “ costruttore del futuro”.
Anche qui Capuozzo s’è ben guardato da spiccicare parola. Sembrava una trasmissione di Rete Quattro.

E se non manca mai la componente televisiva   figuriamoci quella masochista.

Non sia mai che le colpe e le posizioni professionali (sarebbe auspicabile) dei mariti ricadano sulle mogli, ma va anche ricordato che Fabrizio Rondolino, marito di Ercolani, ex portavoce di D’Alema, è stato reclutato come opinionista del Giornale grazie al suo blog razzista omofobo e antifemminista, pieno di commenti da denuncia, in cui inveisce un giorno sì e l’altro pure contro i magistrati. Sul Giornale continua l’operato che svolge con amore in rete, sempre attaccando Bersani e magistrati, spesso le due cose assieme, imbrogliando, omettendo dimenticando pastrocchiando e confondendo con quel tipo esercizio che va esattamente nella direzione opposta dell’intellettuale, e che ha assicurato trent’anni di berlusconismo.

Seguirà il 10 di Settembre dei dibattiti su donne in tv e la violenza.
Una giornata in cui la stessa Ercolani coordinerà il dibattito con Claudia Mori, Liliana Cavani, Marina Magistrelli, Stefano Di Traglia (portavoce di Bersani e del Pd) Marco Pontecorvo e Nicola Piovani. In quella giornata non mancherà neppure il super tema del momento: le donne e la rappresentazione tv, in cui generalmente si sta tutti ben attenti a evitare di stanare le cause, i perché, i responsabili, e i significati, pronti a dirottare il tutto su questioni di morale e di lunghezze di orli di sottane.

Si potrebbero fare infiniti esercizi seguendo le tracce di figure cerniera tra sinistra e berlusconismo, e in che modo questo poco a poco abbia contaminato tutti i gangli vitali del paese. Ci sarà sempre qualcuno pronto a dire che i problemi sono altri. E’ vero. Sono altri.

Però queste sono le cause dei problemi, e prima o poi in questa atmosfera di fine mundi, bisognerà farci i conti.

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