Il Freisa è un vino da sempre al centro di un grande dibattito: c’è chi lo considera di qualità, austero, longevo e senza nulla da invidiare ai grandi vini piemontesi e chi lo denigra, descrivendolo “sgradevole, se non addirittura nocivo”, come dice il Gatto nel suo saggio del 1833 Intorno alle viti e ai vini di Ivrea e della Valle d’Aosta, o come il bottigliere di Casa Savoia che metteva in guardia dal berlo, in quanto “è un vino che rende nervose le donne”!
A fine Ottocento, la coltivazione dell’uva Freisa era molto diffusa nella provincia di Asti e nel Casalese e quando arrivarono la fillossera e le altre malattie che devastarono i vigneti italiani ed europei tra fine Ottocento e inizio Novecento, crebbe la produzione, perché è un vitigno rustico, molto resistente e generoso in termini di produttività: fu
così impiantato anche sulle colline dell’Alto Monferrato e nelle Colline torinesi (dove poi veniva impiegata come uva da Vermouth), nelle zone di Alessandria, Acqui, Voghera, Langhe e Monferrato, tanto che arrivò a rappresentare il 20% della produzione piemontese, mentre oggi è meno del 2%.
Fuori dalla regione se ne trovano piccole coltivazioni in Lombardia, Veneto, oltre che in Argentina e California, dove fu portato da immigrati italiani.
Il Freisa è tutelato con la Doc Asti dal 1972 e con la Doc Chieri dal 1973; compare poi in altre Doc piemontesi, come quelle della Langhe, del Monferrato e del Pinerolese.
Certo è che è un vitigno molto eclettico, capace di dare vini frizzanti e di pronta beva, rosati intensi, grandi rossi da invecchiamento con un estratto notevole, spumanti e vendemmie tardive da abbinare ai dolci.
Non solo. Recenti studi hanno confermato una sua stretta parentela con il vitigno principe del Piemonte, quel nebbiolo che regala Barolo e Barbaresco che il mondo ci invidia. La versione più conosciuta è senz’altro quella vivace, da
bere giovane e tutti i giorni, mentre i Freisa fermi, con qualche anno di invecchiamento, sono vini molto più interessanti, che non sfigurano nelle cantine degli intenditori.
La pianta ha foglia medio-piccola, trilobata, grappolo allungato e spargolo; gli acini hanno forma ovale, colore blu-nerastro, con buccia sottile di consistenza notevole, resistente e pruinosa.
Il vino sa di lampone, rosa appassita, frutti rossi macerati e vaniglia; le versioni invecchiate hanno grande eleganza e complessità, sono tanniche e con una notevole acidità.
Se fermo, il Freisa accompagna carni rosse, bolliti, arrosti, selvaggina e formaggi molto stagionati. La versione vivace, invece, è più fresca e ben si sposa con salumi, primi piatti e secondi a base di carne bianca.
I produttori consigliati
Azienda Agricola G.D. Vajra
Langhe Doc Freisa Kyé, Freisa 100%, venduto in loco a circa 22 euro.
Su prenotazione è possibile visitare l’azienda e fare degustazioni di vini.
Via delle Viole 25, Barolo (CN), tel. 0173.56257, www.gdvajra.it
Crotin 1897
Freisa d’Asti vivace Doc Lunghi Filari, Freisa 100%, venduto in loco a 5 euro.
Freisa d’Asti Doc Il Segno, Freisa 100%, venduto in loco a 6 euro.
Freisa Doc Selezione, Freisa 100%, venduto in loco a 9 euro.
Prodotta solo nelle migliori annate.
Su prenotazione è possibile visitare l’azienda e fare degustazioni di vini; molto consigliato sia il ristorante dell’agriturismo, con cucina tipica piemontese e calabrese, pasta, pane e dolci fatti in casa e salumi di produzione propria (menù fisso; conto: 30 euro, vini compresi), sia le camere, a disposizione per chi voglia trascorrere un weekend in agriturismo (doppia da 64 euro).
Via Serra Campia 8, Maretto (AT), tel. 0141.938011, cell. 347.6029815, www.crotin1897.com
Azienda Agricola La Montagnetta
I Ronchi Freisa d’Asti vivace Doc, Freisa 100%, venduto in loco a 6 euro.
Bugianen, Freisa d’Asti Doc, Freisa 100%, venduto in loco a 8 euro.
Sospir Doc da uve surmature, Freisa 100%, venduto in loco a 12 euro.
Su prenotazione è possibile visitare l’azienda e fare degustazioni di vini.
Frazione Bricco Capello 4, Roatto (AT), tel. 0141.938343
www.lamontagnetta.com