I vertici del Consiglio nazionale forense domani non incontreranno il Guardasigilli Paola Severino: Il presidente Guido Alpa illustra le ragioni del dissenso. Intanto
“Non parteciperemo alla convocazione del Ministro della Giustizia del 13 settembre. Nella lettera che abbiamo inviato al guardasigilli ci sono tutte le ragioni di questa scelta. L’Avvocatura all’unanimità ha affermato non più tardi del 5 settembre, a conclusione di una affollatissima riunione della quasi totalità degli Ordini forensi, presenti l’Oua, tutte le maggiori associazioni forensi e i vertici della Cassa di previdenza: la legge di riforma professionale deve essere approvata dal Parlamento sulla base del testo che la Commissione Giustizia ha varato prima dell’estate. Riaprire oggi una negoziazione di quel testo, come sembra voler proporre il Ministro Severino, significherebbe tornare indietro di tre-quattro anni e tradire il lavoro svolto in questo lungo tempo dal Parlamento e dall’Avvocatura. Se guardiamo indietro a questi anni, non si può certo dire che la riforma forense non sia stata dibattuta, approfondita e condivisa sia dentro che fuori l’Avvocatura”.
Il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, fa il punto sulle prospettive per la riforma forense per la quale si preannuncia dibattito e voto finale a Montecitorio a partire dal 24 settembre. E nel giorno in cui il ministro ha convocato l’Avvocatura per parlare di legge professionale e smaltimento dell’arretrato.
Domanda. Nella lettera al ministro, Lei ha parlato di approccio “ideologico” del Governo. Cosa significa?
Risposta. L’atteggiamento del Governo è stato di costante chiusura al dialogo e si è concretizzato in provvedimenti non accettabili e assunti senza il necessario confronto con le rappresentanze degli avvocati: dalla geografia giudiziaria, all’adozione di parametri economici irrispettosi del valore della funzione difensiva, dal mancato stralcio della professione forense dai regolamenti, alle riforme procedurali nel processo civile, per giungere al sostanziale mancato assenso alla commissione legiferante. Tutto questo non può essere dimenticato dal Cnf: la dignità dell’avvocatura e il ruolo nobile ed insostituibile degli Ordini forensi non può essere oggetto di negoziazione.
Domanda. Come potrà superarsi questa contrapposizione?
Risposta. Il Cnf sarà lieto di intraprendere il dialogo con il governo di fronte al fatto compiuto di un atteggiamento da parte di quest’ultimo che rispetti gli avvocati e le prerogative del Parlamento e, con essi, i cittadini. Il fatto concreto potrà essere proprio l’atteggiamento del ministero di fronte al testo di riforma in discussione alla camera.
Domanda. La quasi totalità degli Ordini forensi ha ribadito la richiesta di un varo immediato della legge di riforma, non è così?
Risposta . Sì, sulla linea che l’Avvocatura tiene da anni. La proposta di riforma forense è nata da un’ampia, approfondita e articolata discussione all’interno dell’Avvocatura. Il testo ora alla Camera tiene conto delle indicazioni e delle proposte che sono state avanzate da tutte le componenti dell’Avvocatura nel corso di questo confronto dal quale sono emersi alcuni punti irrinunciabili. Ad esempio, l’accesso qualificante alla professione; la qualità della prestazione professionale con aggiornamento permanente e le specializzazioni; l’organizzazione professionale attraverso la modifica della struttura delle stp che escluda soci di puri capitale; la ripartizione tra fase istruttoria e fase decisoria del procedimento disciplinare con diverse articolazioni presso gli Ordini. Tutte scelte pensate nell’interesse dei cittadini, che guardano al proprio avvocato chiedendogli competenza e indipendenza”.
Domanda. Ma il testo della Camera tiene conto degli interventi normativi introdotti dal Governo Monti negli ultimi mesi?
Risposta. Assolutamente sì, il testo attuale ha recepito le indicazioni fondamentali in materia di concorrenza e di difesa degli interessi dei cittadini date dal Governo. Per esempio, per quanto riguarda le tariffe, definitivamente abrogate da questo Governo, non le considera più e fa riferimento esclusivamente ai parametri introdotti da Monti.
Il testo approdato in aula alla Camera è dunque quello che la Commissione Giustizia ha modificato tenendo conto dei decreti che via via il Governo Monti emanava. Tra l’altro, il testo ha superato più vagli di costituzionalità e di compatibilità con la normativa comunitaria. Davvero, non si comprendono le ragioni di chi chiede ora ulteriori cambiamenti. O forse, qualche sospetto di quali siano queste poco nobili ragioni può venire…”
Domanda. Come mai, allora, alcune componenti dell’Avvocatura chiamano in causa nuovamente il Governo?
Risposta. Chi propone di rinegoziare il testo, magari approfittando dell’incontro di giovedì con il ministero della Giustizia, si pone in contrasto con quanto condiviso dalla maggioranza degli Ordini. A costoro dico: creando dissensi rispetto alla linea unitaria e unanime emersa soltanto una settimana fa si rischia di bloccare ancora una volta il processo legislativo. E allora, mi chiedo: che senso ha rinunciare ad avere una riforma forense, organica e completa, anche in considerazione del fatto che ci stiamo avviando alla fine della legislatura, dopo tanti anni di lavoro comune?”