L’apparizione di Gesù sulle rive del lago di Tiberiade dell’anonimo pittore di Leuven, la cattura di Cristo di Dirck van Baburen, il meraviglioso notturno di Georges de La Tour in cui Pietro rinnega Cristo, la consegna delle chiavi di Lorenzo Veneziano, la cattura di Pietro e Paolo eseguita da Hans Süss von Kulmbach (nella foto) sono solo alcuni dipinti attraverso i quali è possibile ripercorrere il cammino di fede dell’apostolo Pietro.
Castel Sant’Angelo ospita la mostra “Il cammino di Pietro”, una delle tante iniziative organizzate per celebrare l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI, oggi Papa emerito, con la Lettera Apostolica Porta Fidei. L’esposizione, curata da don Alessio Geretti incaricato dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, è stata realizzata dal Comitato friulano di San Floriano di Illegio e dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma. Attraverso l’esposizione di 40 opere, dipinti e sculture che percorrono la storia della cristianità dal IV al XX secolo, la mostra vuole coinvolgere i visitatori, credenti e non, in un viaggio nella fede. L’obiettivo dell’esposizione è quindi duplice, dal momento che si vuole sia porre a confronto stili, scuole e artisti provenienti dalle diverse parti d’Europa, sia far capire al visitatore che la fede è l’intelligenza della realtà risultata dall’incontro con Cristo. La fede è l’unico attore della scena: è causa unica di dolori, gioie, crisi, sconforti, passioni, intuizioni ed eroismi che hanno caratterizzato la vita dell’apostolo Pietro, considerato il testimone per eccellenza. La sua vita infatti fu un lungo cammino di fede. Un cammino che viene qui raccontato attraverso l’esposizione di capolavori eseguiti da artisti d’eccezione quali Veneziano, Bruegel, Vasari, Guercino, Guido Reni, Dirk Van Baburen, Vitale da Bologna, Georges de La Tour e tanti altri. Sarà possibile ammirare alcuni inediti e opere che per la prima volta sono state spostate dal loro abituale luogo di conservazione. Sono state scelte solamente le opere in cui gli artisti hanno cercato di rappresentare la fede dell’uomo, e non solo le sue gesta o la sua fisionomia. Queste opere infatti rendono omaggio alla bellezza morale e spirituale dell’uomo, generata da un credere autentico e sentito, trasformando l’uomo stesso in un capolavoro d’arte. A completare la narrazione ci saranno proiezioni cinematografiche e brani musicali. L’allestimento, raccolto e caratterizzato da colori scuri, con l’aiuto di una illuminazione suggestiva fa sì che il visitatore si concentri sulle singole opere. La mostra è in programma sino al 1 maggio, dal martedì alla domenica.

 


Gli otto momenti del cammino di Simon Pietro
L’esposizione è articolata in otto “momenti” che descrivono altrettante fasi della vita dell’Apostolo. Ma chi era Pietro? Era un uomo irruente, impulsivo, generoso, nato in Galilea, sulle sponde del lago di Tiberiade, da una famiglia di pescatori. Doveva essere più o meno coetaneo di Gesù. Il suo vero nome era Simone, che in ebraico vuol dire “colui che ascolta, il discepolo”. Se nel suo primo nome sembra quasi celato il suo destino, nel secondo, quello che gli darà Cristo, è invece chiaramente indicata la sua missione. Il primo Momento racconta l’incontro personale con Cristo e quindi l’inizio della fede come risposta a questo avvenimento. E’ in questa fase che Dio attraverso Cristo si svela a Pietro che si ritrae sentendo la forte sproporzione che lo separa da questo rivelarsi. La pesca miracolosa sul lago di Tiberiade è il momento decisivo della vita di Pietro, perché deciderà di seguire il Maestro, ma è da lui vissuta con sgomento e spavento. Da pescatore di pesci sarà trasformato in pescatore di uomini. In questa fase la sua fede è un’esperienza dai tratti drammatici. Il secondo Momento è incentrato sullo stupore, l’ammirazione e la fiducia che Pietro inizia a nutrire per Cristo con cui percorre alcuni momenti salienti. L’evento più importante è la camminata di Gesù sulle acque del lago in tempesta: è ora che Pietro vive l’esperienza dell’invisibile che si manifesta nella storia. La fede è qui uno sguardo di meraviglia. Il terzo Momento mostra la resistenza di Pietro alla fede. È messa in mostra la sua umanità, la sua paura e la sua fatica a credere. Eppure è a lui che Cristo dona la sua immensa preferenza. Appartengono a questa fase eventi come la lavanda dei piedi, l’agonia nell’orto degli ulivi e la cattura di Gesù. Pietro inizialmente tenta di difenderlo con la forza, dimostrando ancora una volta di non voler credere nell’amore quale forza suprema del mondo, poi decide di difendere se stesso e abbandona il Maestro. La fede è una lotta con se stesso che culminerà nell’abbandono totale. Il quarto Momento è quello in cui Pietro rinnega per tre volte Cristo per poi crollare e arrendersi definitivamente al suo amore. La vera rinascita avviene però dopo la scoperta del sepolcro vuoto. Nella lettera di San Paolo ai Corinzi (1Cor 15, 3-7) e nel Vangelo di Luca, Pietro è infatti presentato come il primo testimone della resurrezione di Cristo. Il Momento successivo è quello in cui Pietro è alla guida della Chiesa. La resurrezione lo ha reso più maturo e paziente, più sicuro di sé, e pronto per condurre una vita che prima non era in grado di condurre. Viene incarcerato per due volte e altrettante volte è liberato miracolosamente. La fede è l’inizio di una nuova vita caratterizzata dal superamento di ogni paura. Il sesto Momento illustra il rapporto fraterno con gli altri apostoli ed in particolare con Paolo. Pietro e Paolo sono visti come i fondatori di una nuova Roma, spirituale, e vengono paragonati a Romolo e Remo che, pur fratelli di sangue, non hanno saputo amarsi. I due apostoli al contrario, pur con personalità molto diverse, sono il simbolo di una nuova fraternità scaturita dalla fede. Segue il Momento della missione svolta per diffondere il Vangelo. Pietro viaggia tantissimo e termina il suo peregrinare proprio a Roma dove culmina tanto la sua missione quanto la sua esperienza di fede. L’ultimo Momento narra la somiglianza tra Pietro e Cristo testimoniata dal compimento di gesti identici. Pietro sembra Cristo tanto che con lui si immedesima anche nella morte: la crocifissione. L’apostolo però, non sentendosi degno di una morte uguale a quella del Maestro, decide di farsi crocifiggere a testa in giù. Pietro è il “ simbolo dell’umanità che cerca e trova, e dopo aver trovato segue”. Il suo è un cammino di fede che non conosce soste e che gli artisti hanno saputo cogliere e rappresentare con genialità. “Questa mostra è un cammino per crescere nella fede” spiega Monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione “ma è anche una provocazione a dover percepire l’esigenza di credere come risposta alla domanda di senso che la vita pone. Davanti all’opera d’arte, credenti e non credenti hanno reazioni diverse, ma la bellezza che viene espressa chiama gli uni e gli altri all’ascolto di un messaggio che può essere recepito nel silenzio della contemplazione. Qui ognuno è rimandato a se stesso nella responsabilità di dare risposta alle domande del cuore e della mente. E’ questo uno dei motivi per cui abbiamo pensato che la Mostra non dovesse essere realizzata in un luogo caratterizzato religiosamente, ma in uno spazio aperto, dove tutti potessero accedere senza pregiudizio, mossi solo dall’interesse artistico. La vera arte, d’altronde, sa come provocare ed è bene non forzare la mano con troppe parole, per non incorrere nel rischio di vanificare il suo messaggio”.


Il circo di Caligola
La scelta di Castel Sant’Angelo quale sede della mostra non è casuale. La fortezza, costruita sull’antica mole Adriana, sorge infatti sul percorso cimiteriale che conduceva al circo di Caligola dove Pietro fu crocifisso. L’esecuzione avvenne davanti all’obelisco di piazza San Pietro. L’impianto originario della Basilica risale al 320 ed è attribuito all’imperatore Costantino che volle edificare una chiesa sul luogo della tomba del grande Apostolo, seppellito immediatamente al di fuori del circo di Caligola che segnava il limite settentrionale degli horti neroniani. Fu proprio in questi horti che si svolse, a seguito dell’incendio del 64, il martirio dei primi cristiani di Roma e dello stesso Pietro. Costantino non costruì la Basilica nel punto più sicuro a garantire stabilità alla struttura, e cioè nello spazio pianeggiante tra Gianicolo e Vaticano, ma volendo far coincidere il punto centrale della Basilica, che corrisponde all’intersezione tra navata centrale e transetto, con la sepoltura di Pietro, realizzò una piattaforma artificiale tagliando le pendici del colle Vaticano e utilizzando come fondamento le tombe della necropoli sviluppatasi tra I e IV secolo lungo il lato settentrionale del circo. Fu un lavoro ingegneristico grandioso che evidenzia l’importanza che l’imperatore dava al suo progetto. Torniamo ora a Castel Sant’Angelo. Uscendo dalla mostra, il percorso conduce ad una trifora dalla quale si può ammirare la Basilica. Idealmente si è voluto far concludere il cammino di Pietro e il percorso della mostra con uno sguardo dal Castello al luogo dove l’Apostolo ha dato la sua più grande dimostrazione di fede attraverso il martirio e dove è stato sepolto.

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