NAPOLI. E’ stata inaugurata al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli la mostra a cura di Isabella Valente Il Bello o il Vero. La Scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento. La mostra, realizzata nell’ambito delle iniziative del Forum Universale delle Culture Napoli e Campania, coniuga arte e nuove tecnologie, con 250 opere provenienti da musei, gallerie e collezioni private di tutta Italia, e si caratterizza, si legge in una nota, non solo per le dimensioni e per la capacità di valorizzazione del territorio campano, ma anche per la novità delle installazioni tecnologiche.
Si tratta di una delle linee di ricerca sulle quali Databenc – Distretto ad Alta Tecnologia dei Beni Culturali – sta operando sin dalla sua costituzione e rientra nell’ambito dei progetti CHIS (Cultural Heritage Information System), SNECS (Social Network delle Entità dei Centri Storici), OPS (Opera parlanti Show) e Muse@Home. La rassegna approfondisce un periodo dell’arte napoletana offrendo un contributo visivo e documentario sulla situazione della scultura partenopea tra il XIX e il XX secolo di grande rilevanza scientifica e culturale. Il Bello o il Vero nasce dall’esigenza critica di riportare alla luce quel paesaggio artistico che andò formandosi tra secondo Ottocento e primo Novecento – spiega Isabella Valente – le cui tracce sono rimaste sepolte troppo a lungo, a margine della storiografia e tralasciate dalle occasioni espositive. Vogliamo riportare all’attenzione della critica specializzata e del pubblico una storia ancora da scoprire, mettendo in primo piano la qualità della ricerca, coniugando progresso scientifico, divulgazione della conoscenza e godimento estetico”. Con l’ausilio di supporti tecnici specifici, sviluppati da Databenc e pensati per stimolare la curiosità e la conoscenza critica, il visitatore può muoversi attraverso un itinerario fruitivo dinamico, viaggiare nel tempo e nello spazio, tra capolavori dei più importanti artisti fin de siècle (da Vincenzo Gemito ad Achille d’Orsi, da Giovan Battista Amendola a Raffaele Belliazzi, da Francesco e Vincenzo Jerace a Costantino Barbella, da Filippo Cifariello a Giuseppe Renda) e ricostruzioni in 3D. A ogni opera in esposizione è dedicata una “carta d’identità” multi-lingua, in grado di raccogliere descrizioni, dati e file multimediali, archiviati all’interno di un database strutturato. In questo modo è possibile dialogare con le opere e interagire attivamente con le informazioni e i contenuti, attraverso applicazioni per smartphone o tablet e ricostruzioni virtuali su schermi ad alta definizione, ma anche condividere opinione e esperienze con altri fruitori, sviluppando una nuova rete assimilabile ai social-networking. Il pubblico può così decidere se lasciarsi guidare lungo tappe definite, avvalendosi di specifici supporti didattici e tecnologici, oppure assecondare le proprie inclinazioni, percorrendo in libertà gli ambienti del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore in cui sono allestite le 9 sezioni della mostra, dedicate ad altrettanti ambiti tematici: dagli spazi pubblici della scultura otto-novecentesca fino alle innovative lezioni dei maestri del realismo e del simbolismo. La mostra è visitabile fino al 31 gennaio 2015.