Complice la simbologia legata al numero 13, a rappresentare la nuova edizione del Far East Film Festival è stato scelto l’italianissimo gesto usato in modo scaramantico per allontanare cattiva sorte e malocchio: le corna che sono persino divenute il soggetto del trailer del Festival, Doing it right, girato dal regista di Hong Kong, Clement Cheng.

 

 

Il cortometraggio ha come protagonisti preti taoisti e zombie volanti e riprende la tradizione acrobatica del vecchio cinema di Hong Kong. Così Clement Cheng, tra piroette e balzi, racconta di un divertente esorcismo che può riuscire solo attraverso il gesto delle “corna”, da qui il titolo Doing it right. In realtà, le credenze popolari del mondo occidentale secondo cui il numero tredici sia di cattivo augurio, non trovano riscontro nelle culture dell’Asia orientale dove, al contrario, è considerato un numero di buon auspicio, dato che, per esempio nella lingua cinese, il numero tre ricorda nella pronuncia la parola vivere o sopravvivere.
Dal 29 aprile al 7 maggio, al Teatro nuovo Giovanni da Udine e al cinema Visionario, sarà possibile assistere alla proiezione di ben 87 pellicole la cui scelta è stata dettata da due principi fondamentali, curiosità e libertà: la curiosità nei confronti di una parte del mondo molto più vicina di quello che si possa immaginare e la libertà che trova espressione in un’ampia visione dell’universo cinematografico senza distinguo fra successo commerciale e cinema d’autore. Le pellicole in programma provengono da 12 diversi Paesi, Cina, Thailandia, Giappone, Taiwan Hong Kong, Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Vietnam, Corea del Sud e Mongolia, new entry di quest’anno. La scelta dei 50 film in concorso accende i riflettori su cinematografie definite minori, come le pellicole provenienti dalle Filippine o dalla Malesia, Paesi che possono vantare una produzione sempre più matura e competitiva che ha ben poco da invidiare a cinematografie più potenti come quelle della Corea del Sud o del Giappone. Tuttavia su tutte trionfa la Cina, la cui produzione cinematografica continua a dare grandi soddisfazioni e a migliorare sempre più quanto ad eleganza stilistica e ricercatezza artistica.
Accanto alle pellicole in concorso ne figurano 37 raggruppate nelle due sezioni retrospettive: L’Asia ride! ed il focus sui Pink, i film erotici giapponesi.
L’Asia ride! con i suoi 22 film, offre una panoramica sulla commedia pan-asiatica che va dal più antico film cinese conservato, Laborer’s Love di Zhang Shichuang, un cortometraggio muto del 1922, alle parodie malesi di James Bond degli anni Sessanta, noto come Mat Bond, fino a giungere alle divertenti avventure dell’hongkonghese Michael Hui, che sarà ospite ad Udine ed a cui verrà consegnato il Gelso d’Oro, come premio alla carriera. Lo speciale focus sui Pink Eiga, curato da Roland Domenig, con le sue 15 pellicole, si propone invece di mostrare opere erotiche d’autore, che riportano alla ribalta una produzione ingiustamente sottovalutata e intende far luce sul produttore giapponese Asakura Daisuke, su cui circolano svariate leggende a cominciare dalla sua identità che appare alquanto controversa (all’anagrafe risulta essere una donna), e sulla sua casa di produzione, la Kokuei, nata nel 1956 con l’intento di produrre film educativi e poi passata negli anni Sessanta alla produzione di soft erotici a basso costo. I Pink Eiga hanno così iniziato a farsi strada nel mondo cinematografico giapponese acquisendo una certa autorevolezza, tanto che insospettabili registi, (Takita Yojiro, per citarne uno, regista del film Premio Oscar Departures) hanno mosso da qui i loro primi passi realizzando film erotici che offrivano spunti di riflessione, facendo leva su principi etici e morali. Tra gli eventi principali del focus vi è inoltre, la proiezione dell’unico esempio di musical erotico, Underwater Love, di Imaoka Shinji. Ad aprire la 13ma edizione del Far East Film Festival, sarà la pellicola cinese Welcome to Shama Town, film d’azione e mistero, diretto dall’esordiente Li Weiran. Seguiranno i 33 minuti  dell’horror Night Fishing, reduce dall’ultima Berlinale, interamente girato con un iPhone 4, e firmato dal coreano Park Chan-wook, già noto per Old Boy e Lady Vendetta, e per finire il film sorpresa The Lost Bladesman, un martial arts hongkonghese diretto a quattro mani da Alan Mak e Felix Chong, già ben noti per essere stati gli autori della saga Infernal Affairs.
Molto atteso anche il dramma del cineasta cinese Zhang Yimou, per la prima volta in concorso a Udine con Under the Hawthorn Tree (nella foto una scena del film). Regista di capolavori come Sorgo Rosso del 1987 premiato con l’ Orso d’oro al Festival di Berlino, Lanterne Rosse, Vivere!, Non uno di meno, Leone d’oro alla 56ma Mostra del Cinema di Venezia, Hero, La foresta dei pugnali volanti, La città proibita e molti altri, Zhang Yimou, nel suo Under the Hawthorn Tree, sceglie di raccontare un passato di cui non ha alcuna nostalgia ma che non può dimenticare, un periodo storico di cui egli stesso è stato vittima, quello della Rivoluzione Culturale. Attraverso la storia di due ragazzi che ardono di fervore rivoluzionario ed amore adolescenziale, Zhang Yimou, a dispetto di qualunque disordine sociale politico e culturale, di tutte le rivoluzioni, di tutti i periodi bui che accompagnano l’esistenza umana, riesce ad infondere un profondo senso di speranza, la speranza di un futuro innescata da quel meccanismo virtuoso sostenuto da un sentimento come l’amore.
Di tutt’altro genere, la commedia romantica What women want, il remake mandarino dell’omonimo film hollywoodiano con Mel Gibson ed Helen Hunt, diretto da Chen Daming e interpretato da Andy Lau, ormai un veterano del genere comedy, e dalla splendida Gong Li che, da musa ispiratrice di Zhang Yimou abituata a ruoli più drammatici, ritroviamo qui alle prese con il suo primo ruolo nella commedia romantica. What women want è uno dei film previsti per la serata di chiusura del festival, sabato 7 maggio, insieme a un’anteprima internazionale, il revenge thriller Punished, prodotto da Jhonnie To, diretto da Law Wing Cheong e interpretato da Antony Wong.
Organizzato dal Centro Espressioni Cinematografiche, il Far East Film Festival apre di nuovo le porte a tutti coloro che per interesse o anche solo per pura curiosità si affacciano alla vivace produzione cinematografica dell’Estremo Oriente, che negli ultimi anni, segnando record ai botteghini, incanta le platee e le rassegne europee. E non a caso, il prossimo 26 aprile a Pechino, in occasione della prima edizione del Beijing Film Festival, il Far East Film riceverà il premio “Best of Chinese film Abroad Referee” in quanto miglior referente all’estero per la promozione di film cinesi.

Doing it right!

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