Da tempo, il mio amico Alberto Liguoro, mi sollecita a collaborare a Golem, penso sia giunto il momento, poiché l’ultimo editoriale mi spinge a farlo.
Come Alberto sono un napoletano trapiantato a Milano da un numero di anni tale che mi considero, ormai, parte-nopeo/parte-meneghino.
Come Alberto non sono un nostalgico, poiché ritengo che al di là della città di origine, ogni uomo abbia il diritto di stabilire una patria di adozione che ne soddisfi le aspettative e ne realizzi le potenzialità.
Ma mi piace che, quando si parla di una città che come Napoli ha perso la sua centralità di capitale per vicende storiche che non è questa la sede per ricordare, ma che mantiene una sua vivacità culturale e civile, malgrado tutto, non si alimentino i luoghi comuni.
In particolare, nel condividere l’impostazione di fondo dell’editoriale, mi preme puntualizzare ciò che forse per brevità o perché dato per scontato, non emerge con chiarezza.
Andiamo con ordine, i problemi e le istituzioni.
Da quattro anni il problema dei problemi a Napoli si chiama “ monnezza “.
Su di essa il Presidente del Consiglio recentemente dimessosi ha costruito parte del suo consenso e su di essa lo ha anche perso per aver fallito i tre miracoli promessi e non realizzati.
Il vero problema della Seconda Repubblica è l’istituzionalizzazione dell’emergenza, di fatto si è affidata tutta la politica al caso, trasferendo l’attenzione e le risorse dalla prevenzione al ripristino sulla logica dell’emergenza.
Questo tipo di atteggiamento politico e istituzionale non è dovuto al caso ma a una scelta strategica.
Infatti, in situazione di emergenza e urgenza, saltano tutti i vincoli di legge, tutti i controlli, l’unico strumento è il decreto che autorizza ogni genere di discrezionalità e ogni possibile scelleratezza, non esclusi sprechi e distrazione di risorse.
Gli ultimi anni di questo Governo sono una lunga sequela di eventi trattati in questo modo.
G 8 di Genova, Terremoto dell’Aquila, G 8 dell’Aquila, G 8 de La Maddalena trasferito all’Aquila, e via andare, compresa la “ monnezza “ di Napoli.
Dopo questa digressione di cui mi scuso, ma che ritenevo necessaria, torniamo ai problemi di partenza: la monnezza di Napoli;
Le responsabilità sono in capo a istituzioni diverse: Comune, Provincia, Commissario ad Acta (gestione emergenziale), Azienda di raccolta e trasporto, Stato con le sue diramazioni sul territorio, quando il problema è sfociato in situazioni di ordine pubblico, per l’intervento provocatorio e spontaneo della malavita organizzata interessata al trasporto e scarico delle tonnellate di spazzatura.
Ora il tentativo, encomiabile, del nuovo Sindaco, al di là delle simpatie politiche, di uscire dalla fase dell’emergenza, e di dare una soluzione istituzionale, stabile e, possibilmente, definitiva al problema, mi sembra da sostenere, anche se qualche caduta di stile lascia lo spazio al sorriso.
La riuscita dell’impresa resta, comunque, legata ad una stretta collaborazione istituzionale, non ultima quella di Magistratura e forze dell’ordine nel perseguire i reati e nel garantire il corretto svolgimento della raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Secondo problema: quello che va sotto il titolo “ripristino della legalità “:
E’ vero che un piano per gli attracchi turistici eviterebbe la speculazione, l’evasione, l’intervento della malavita, arricchimenti illeciti, e chi più ne ha più ne metta.
Ma vi sono due vizi di fondo nella critica, la logica dell’emergenza di cui si è detto,e che pare ispiri o abbi ispirato l’intervento pubblico i questi ultimi anni, per cui su chiude la stalla, sempre, quando i buoi sono già scappati; la nuova amministrazione comunale è stata eletta in maggio, ha iniziato la propria attività in giugno.
Un piano non si improvvisa, ci si augura che lo stimolo della critica, accenda una luce sul problema.
Per quanto mi riguarda ritengo importante, oltre alla critica, una obiettiva e corretta informazione, alle quali proverò ad attenermi senza ritenermi infallibile.