Se ci riflettiamo è semplicemente fuori da ogni logica. Siamo seduti ore ed ore della nostra esistenza ad assistere a storie inventate, più o meno verosimili, di nostri simili o simulacri.
E’ pazzesco: la passione e l’energia che investiamo nel seguire storie che non esistono è davvero tanta che diventa difficile chiamarlo semplicemente “uno svago”, direi che è più una necessità. Proiettiamo le nostre insicurezze e le nostre angosce su quelle storie inventate. E stiamo parlando di qualcosa di comune ad una stragrande e trasversale maggioranza: si va dagli adepti de “Il Segreto”, la soap opera che va in onda su Canale 5 di pomeriggio asfaltando qualunque cosa le si pari davanti ai fan di “Dexter” o di “Homeland” al punto che forse è possibile equiparare la fruizione di serie tv all’assunzione di una particolarissima e specialissima “droga”, di carattere quasi religioso e di sicuro con ampissime funzioni catartiche (ma, ovviamente, il discorso parte dal cinema).
Minchia… devo smetterla di mangiare i peperoni in agrodolce se poi mi fanno questo effetto anche se sono abbastanza convinto di questa unicità del genere umano nella capacità di creare “mondi paralleli” nei quali proiettare speranze, paure, emozioni. Una talpa, con tutto l’affetto per quei simpatici mammiferi, non inventerebbe mai una cosa come il cinema. Ho fatto tutto questo ampio preambolo per chiarire il tipo di rapporto che si instaura tra noi gli attori di questi mondi paralleli, che diventano personaggi a noi talmente familiari da farci incazzare a bestia se vengono rimossi dalla serie o, nel caso di serie straniere, se viene cambiato il doppiatore che tanto ha caratterizzato il nostro o la nostra eroina preferita. Tonino Accolla è stato un maestro, la sua voce ha segnato il successo italiano di un attore come Eddie Murphy (la famosa e caratteristica risata che tutti conosciamo in Italia in originale è rauca, quasi un raglio d’asino) ed è stata per oltre vent’anni la voce di uno dei personaggi più amati e poco importa se stiamo parlando di un cartone animato: Homer Simpson. Homer è uno degli “eroi” dei nostri tempi: padre disastroso secondo i canoni di una morale scritta chissà dove, con un problema evidente di consumo (da quello alcolico a quello puramente calorico) è diventato per milioni di fan “il” papà che molti avrebbero voluto in un mondo di fantasia che ti si apre davanti quando ti sintonizzi sul canale giusto. Quel papà aveva un voce inconfondibile, prestata anche ad altri grandi interpreti degli universi paralleli (cito: Kenneth Branagh, Tom Hanks, Mickey Rourke, Ralph Fiennes, Hugh Grant, Rick Moranis, Jim Carrey, Ben Stiller, Tim Curry e Gary Oldman ) la voce di un attore che adesso non c’è più, stroncato da una grave malattia. Ed è per questo che una cosa apparentemente banale come: chi sarà il prossimo doppiatore di un personaggio a cartoni animati di una sitcom americana diventa qualcosa di più.
Il nuovo Homer Simpson sarà, ed è cosa certa (la decisione è stata presa): Massimo Lopez, un bravo e versatile attore, capace di giocare molto con la voce e con l’estro e la creatività di un comico. E’ già in sala di doppiaggio e, ad oggi, dovrebbe aver già concluso almeno un paio di episodi. Gli tocca un’eredità importante, il personaggio principale di una serie che, in Italia, ha già subito stravolgimenti importanti (sono cambiate tra grandissime proteste le voci di Bart e di Marge, interpretate rispettivamente dalle bravissime Ilaria Stagni e dalla signora “Pina Fantozzi” Liù Bosisio) e che vanta una vastissima platea di seguaci. Che dire se non: “D’Oh” trattami bene Homer e in bocca al lupo per almeno altre 23 stagioni.
E adesso, come si dice nei programmi tv del pomeriggio, cambiamo decisamente argomento.
Perché un’azienda che ha il segno positivo nei suoi bilanci e che si dichiara così attenta alle esigenze dei suoi clienti è invece ingenerosa con i suoi dipendenti? Sto parlando di “SKY”, quella che mi porta al cinema a gratis, che mi fa le offerte combinate internet, telefono e tv offrendomi di risparmiare centinaia di euro. Uno dei maggiori portali sugli “universi paralleli” di cui abbiamo parlato finora. Un’azienda che ha portato per prima in Italia le trasmissioni in HD e persino in 3D, che ha un canale di Arte che fa dei bellissimi documentari su Bob Marley, che, per prima, ha investito in un canale Meteo 24H ma, cosa più importante, un’azienda che, nonostante la crisi sia profonda, è riuscita a convincere quasi 5 milioni di abbonati che si possono trovare mediamente 30\40 euro al mese per avere un amplissima offerta TV. Un obiettivo importante e infatti SKY ha chiuso in attivo di 80 milioni di euro, per giunta in crescita rispetto al 2011 ma…evidentemente non in quell’attivo che si aspettavano visto che intendono, secondo quanto afferma la Segreteria Provinciale di Roma dell’UGL telecomunicazioni, spostare a Milano 42 lavoratori in un’ottica di riorganizzazione ed efficientamento (due parole orribili se applicate al destino di 42 nuclei familiari). Si vocifera che l’azienda voglia risparmiare cifre considerevoli nei prossimi tre anni (circa 150 se non 200 milioni) e poi c’è un’incognita ancora più grande: se tutta la messa in onda di Sky viene spostata a Milano che ne sarà della sede di Roma? Il timore è che i 42 dipendenti possano essere solo l’inizio di una dismissione che potrebbe avere conseguenze ancora più importanti. L’immagine di Sky così attenta ai bisogni del cliente contrasta con quella societaria che, pur in attivo, vuole raggiungere profitti ancora maggiori.
Per aumentare il margine si potrebbe tagliare nel settore dirigenziale dove di sicuro anche l’anglosassone SKY si sarà dovuta piegare all’andazzo italico della moltiplicazioni “dei quadri e dei pesci”. Non si tagliano le maestranze, quelle che fanno correre il treno, si incide sulle posizioni davvero onerose. Si fa leva sugli appalti e si chiede ai “volti noti” dai contratti a svariati zeri di fare un piccolo sacrificio ma, soprattutto, si smette di far finta che la pirateria in Italia sia stata debellata. Non siamo ai livelli di 11 anni fa dove i codici si trovavano a buon mercato e anche le casalinghe erano in grado di programmare il “wafer” ma il fenomeno delle “Card sharing” non è più ad esclusivo appannaggio degli smanettoni e il decoder Linux da attaccare alla rete si trova anche su ebay. Certo, poi devi trovare chi ti fornisce la carta clonata e stiamo comunque parlando di un reato ma anche per questo è fallita Stream o forse Andrea Zappia (Amministratore delegato SKY) non lo ricorda più?