Una vera e propria alleanza tra istituzioni, mondo della medicina e società civile per rispondere con azioni concrete alla sfida lanciata dall’Europa per il 2020: prolungare e migliorare la vita in salute degli over 65. E’ Happy Ageing, l’iniziativa voluta dal professor Michele Conversano, past president della Società Italiana di Igiene, tenuta a battesimo il 25 novembre 2014, presso il Ministero della Salute.
Un invito al quale hanno risposto con entusiasmo le realtà impegnate a diverso titolo per la salute pubblica e la sostenibilità del nostro sistema di welfare. Del nucleo fondativo dell’Alleanza Happy Ageing fanno parte Società Scientifiche (Società Italiana di Igiene – SItI; Società Italiana di Geriatria e Gerontologia – SIGG; Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa – SIMFER), Organizzazioni di rappresentanti dei cittadini (Federazione Anziani e Pensionati ACLI; Sindacato Pensionati Italiani CGIL; Cittadinanzattiva e Tribunale dei diritti del malato), Rappresentanti e Organismi istituzionali (Federsanità ANCI, deputati e senatori).
Perché parlare di Healthy Ageing? Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) la proporzione delle persone con più di 60 anni, a livello mondiale, sta crescendo più velocemente rispetto alle altre fasce di età e si prevede che l’invecchiamento delle popolazioni provocherà un aumento dei costi sanitari, con un impatto enorme sulla spesa sanitaria e sulla capacità di realizzazione dei Piani Nazionali. Si calcola, infatti, che nel 2050, nei Paesi dell’Unione Europea, le spese pubbliche per le cure a lungo termine delle popolazioni anziane raddoppieranno.
“Le proiezioni di Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea) evidenziano che nel 2050 il 28,6% della popolazione europea – quasi un cittadino su tre – avrà più di 65 anni, ma se le persone invecchiassero in buona salute, le spese potrebbero non crescere altrettanto rapidamente.” – evidenzia Michele Conversano, presidente di Happy Ageing – “Da qui l’idea di creare un’alleanza per promuovere politiche ed attività finalizzate a declinare, in un Italia sempre più d’argento, le linee di indirizzo dell’Unione Europea sull’Healthy Ageing, volte a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone anziane, la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sociosanitari ed assistenziali nel lungo periodo”.
In un’epoca di forte consapevolezza della popolazione, le politiche sanitarie non possono essere ‘calate dall’alto’ ma devono essere sostenute coralmente per trovare una larga condivisione da parte dei destinatari. Questo l’obiettivo del Manifesto sottoscritto dall’Alleanza, che vuole trasformare in opportunità le sfide sanitarie creando un vero e proprio ponte tra le priorità del nostro Paese e le linee di indirizzo dell’Unione Europea.
L’invecchiamento sano è il risultato di tutta una vita di comportamenti di prevenzione salutare che comprendono: una sana alimentazione, attività fisica regolare, screening, vaccinazioni e cure adeguate delle malattie per il conseguimento di una qualità di vita ottimale.
In questo contesto, l’Alleanza concentrerà le proprie azioni su tre direttrici: prevenzione e promozione della salute, innovazione dell’offerta sanitaria, promozione di una vita attiva e indipendente nella popolazione anziana.
Per raggiungere gli obiettivi fissati occorre, anzitutto, intervenire con iniziative strategiche sostenibili al fine di ridurre l’impatto economico delle malattie in età avanzata.
Il primo impegno di Happy Ageing (www.happyageing.it) sarà, quindi, concentrato sulla sensibilizzazione e sulla promozione della vaccinazione degli adulti, capace nel breve periodo di imprimere un significativo contributo al raggiungimento dei traguardi dettati dall’Europa.
“A cominciare dalla vaccinazione contro lo pneumococco – sottolinea Conversano – responsabile da solo della maggioranza delle morti per polmonite nella popolazione sopra i cinquant’anni. Morti evitabili con una copertura vaccinale mirata e che per dimensione rappresentano un fenomeno allarmante. Basti pensare che secondo gli ultimi dati sulla mortalità pubblicati dall’ISTAT, nel 2011 sono morte per polmonite 7.935 persone con più di 65 anni e nello stesso anno i morti per incidenti stradali nei soggetti over 65 sono stati 1.038”.
Per dare una dimensione del problema, secondo i dati riportati dal Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero del Ministero della Salute, nel 2012 ci sono stati 125.788 soggetti dimessi per polmonite: di questi circa l’80% erano soggetti con più di 65 anni. Il costo stimato oggi per il Servizio Sanitario Nazionale è di circa 500 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i costi sociali e l’impatto sulle famiglie.
La medicina preventiva, inclusa la vaccinazione contro le malattie infettive, si conferma pertanto una delle misure essenziali per vivere in salute l’invecchiamento.
Professor Conversano, come nasce l’idea di creare un’alleanza per affrontare tutte le tematiche che riguardano la vita dell’anziano? E come mai parte da un igienista?
«Le previsioni delle Nazioni Unite indicano che nel 2050 ci saranno nel mondo circa due miliardi di persone con più di 60 anni. In Italia gli ultra 65enni saranno più di 20 milioni. La loro salute non sarà più solo un problema di carattere sanitario, ma sarà necessario avviare vere e proprie politiche pubbliche che si facciano carico di questo enorme mutamento demografico. Per questo motivo è indispensabile creare un’alleanza in cui soggetti istituzionali, associativi, medici, sociali e del mondo produttivo e delle professioni collaborino per valorizzare e prendersi cura dell’anziano. Parte da un’igienista perché l’igienista ha per sua mission culturale e disciplinare l’interesse e la tutela della Salute Pubblica mediante interventi di prevenzione delle malattie e delle disabilità e per sostenere tutte le azioni per il miglior benessere psichico, fisico e sociale del cittadino in tutte le fasi della sua vita. Lo stato di salute e di attività in età avanzata sono il risultato delle condizioni di vita e delle azioni di un individuo nel corso di tutta la sua esistenza. L’igienista può e deve intervenire sull’invecchiamento attivo con un approccio mirato all’intero corso dell’esistenza mirando all’empowerment delle persone».
Perché è importante mettere a sistema ruoli, competenze e iniziative differenti?
«Il tema degli anziani non può essere considerato solo un problema di natura sanitaria, questo cambiamento demografico produce trasformazioni di natura economica, culturale e sociale. L’anziano non è più solo un “soggetto fragile da assistere e curare” ed è per questo che le componenti sanitaria e socio-assistenziale non sono assolutamente adeguate, da sole, ad affrontare questo tema. Come correttamente sostiene il nostro Istituto Superiore di Sanità, una strategia efficace di “invecchiamento attivo” si costruisce su una pluralità di politiche integrate (occupazionali, previdenziali, abitative, socio-sanitarie, ecc.) capaci di considerare le molteplici dimensioni e conseguenze dell’invecchiamento della popolazione. Su questi presupposti nasce Happy Ageing che è stata accolta, da subito, con entusiasmo da diversi interlocutori già sensibili a queste tematiche».
Che cosa significa in termini economici e di sostenibilità del sistema di welfare rispondere all’indicazione della Commissione europea che fissa per il 2020 l’allungamento di due anni della vita in salute dell’anziano?
«Per raggiungere questo traguardo è necessario rivedere tutte le politiche fino ad oggi applicate per la popolazione anziana affinché l’allungamento della vita media sia accompagnato da un miglioramento della qualità della vita stessa. Così bisogna rispondere a certi economisti “severi ed integralisti” preoccupati che l’aumento dell’aspettativa di vita sia solo un incremento dei costi a carico dei bilanci statali e regionali. Bisogna applicare quello che l’OMS suggeriva, sin dagli anni 90, invitando gli stati membri ad un cambiamento di paradigma, spingendo verso un concetto positivo dell’invecchiamento e definendo l’invecchiamento sano e attivo come un processo che permette agli individui di realizzare il proprio potenziale per il benessere fisico, sociale e mentale di prendere parte attiva alla società, fornendo loro, al contempo, protezione, sicurezza e cure adeguate quando necessitino di assistenza».
Su quali linee strategiche si muoverà l’Alleanza?
«Le principali linee di intervento saranno legate ai cinque pilastri della salute dell’anziano: corretta alimentazione (più della metà delle persone over 65 è obesa o in sovrappeso ed una su due mangia poca frutta e verdura), movimento e attività fisica (il livello di attività fisica è uno dei fattori che più efficacemente permette di prevedere un invecchiamento sano), un corretto consumo di farmaci e screening delle principali patologie dell’anziano (che insieme al miglioramento delle competenze geriatriche nell’ambito del personale dell’assistenza sanitaria e sociale sono tra gli interventi indicati come prioritari dall’OMS) ed infine l’immunizzazione contro le malattie infettive che, a causa delle frequenti complicazioni, possono essere fatali per gli anziani».
Di quali strumenti si doterà l’Alleanza?
«L’Alleanza nasce come iniziativa collettiva e sarà un organismo dinamico ed estremamente snello, ma non per questo, ci auguriamo, poco incisivo. Anzi, il nostro obiettivo è proprio quello di accompagnare, con il supporto di posizioni scientificamente autorevoli, i processi decisionali che attengono alla salute dell’anziano e a come la società debba rimodellarsi in funzione delle mutate dinamiche sociodemografiche. Nel nostro Paese esistono esperienze di eccellenza nelle soluzioni organizzative, di comunicazione o di assistenza relative al mondo degli anziani. Un contributo importante dell’Alleanza sarà quello di selezionarle e di individuarne i meccanismi di attivazione per metterli a disposizione di tutta la comunità. Uno strumento di Happy Ageing è rappresentato dal suo portale, pensato e creato per essere uno strumento di comunicazione 2.0 e una fonte di informazioni, materiali e risorse per gli anziani, per quanti assistono gli anziani, per il mondo scientifico, dell’informazione e per le istituzioni. Happy Ageing sarà presente anche sui social media per contribuire al dialogo e al confronto fra generazioni».
Quali saranno le prime azioni dell’Alleanza?
«Un intervento abbastanza semplice, di rapida attuazione e di sicura efficacia sarà quello di stimolare l’adozione, da parte di tutte le regioni italiane, dei migliori calendari vaccinali dell’adulto e dell’anziano. Attualmente l’offerta di alcune di queste vaccinazioni, come ad esempio la vaccinazione anti pneumococcica, che protegge contro le più frequenti e temibili polmoniti dell’anziano, non è ancora garantita gratuitamente ed uniformemente a tutta la popolazione anziana.
Perché sono importanti le vaccinazioni negli adulti?
«Purtroppo molti credono ancora che la vaccinazione sia ad esclusivo privilegio dei bambini e dell’età evolutiva, mentre invece ogni anno si contano numeri elevatissimi di patologie e decessi che potrebbero essere evitati con un’offerta completa e ben organizzata delle vaccinazioni. Proprio per questo le principali Società Scientifiche e Federazioni dei medici come la Società Italiana di Igiene (SItI), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Federazione Italiana dei medici di medicina generale (FIMMG) e la Federazione dei medici pediatri (FIMP), ha emanato il nuovo “Calendario per la Vita” con il quale ci si propone di proteggere tutta la popolazione dalle malattie infettive prevenibili con le vaccinazioni, per tutta la durata della vita. Tutto questo potrebbe essere realizzato con investimenti minimi ottenendo grandi vantaggi, in tempi brevi, economici e di salute.