Il re del Marocco, Mohammed VI, è impegnato questa settimana in un tour che lo vede protagonista in Africa occidentale e il cui scopo è quello di imporre la pace in tutta la regione del Sahel.

La prima tappa di questo viaggio, che si conclude in questi giorni, è stata il Mali, paese dove esattamente un anno fa si concludeva la missione militare franco-maliana voluta da Parigi, e resa possibile proprio dalla diplomazia di Rabat, per cacciare i gruppi integralisti islamici dal nord del paese. Mentre è stato relativamente facile per l’esercito di Parigi cacciare le milizie islamiche con la forza delle armi, sta diventando sempre più difficile mantenere la pace in quella regione e respingere le pressioni secessioniste dei gruppi ribelli Tuareg. Per questo il monarca marocchino si è offerto di fare da mediatore tra il governo di Bamako e i ribelli Tuareg ospitando due settimane fa nel palazzo reale di Rabat i leader del Movimento di Liberazione nazionale dell’Azawad, e incontrando il 20 febbraio nel palazzo presidenziale di Bamako il presidente maliano, Ibrahim Boubacar Keita.

Mentre in Algeria hanno trovato rifugio i gruppi estremisti islamici cacciati dai francesi dal Mali, come i capi del gruppo islamista Ansar Eddin che godono della protezione di Algeri, il Marocco ha deciso di dialogare solo con i ribelli Tuareg moderati che rappresentano realmente la popolazione dell’Azawad e che non hanno mai accettato di collaborare con al Qaeda nella regione. Mohammed VI ha quindi partecipato giovedì scorso a Bamako insieme al presidente maliano, alla cerimonia di firma di 17 accordi di cooperazione in campo economico, sociale, culturale e religioso tra i due paesi per un valore di 3 miliardi di dollari. La cerimonia è stata anche occasione per un vertice bilaterale tra il capo di stato marocchino e quello maliano che si è tenuto presso il palazzo presidenziale di Koulouba di Bamako. Nel corso dell’incontro il re marocchino ha conferito al presidente maliano una delle più alte onorificenze del Marocco.

  che si basa sul progresso sociale e lavorativo delle popolazioni locali. Si tratta della stessa strategia usata per le regioni marocchine del Sahara che hanno rinunciato alle spinte separatiste grazie al suo progetto di autonomia unito ai programmi di investimento e sviluppo economico per la regione. Anche nell’Azawad il giovane monarca ha capito che per cacciare gli estremisti islamici è necessario creare posti di lavoro e per farlo ha deciso di usare l’unica arma in possesso del suo paese: quella del fosfato.

Il Marocco infatti, che non è un ricco paese produttore di petrolio a differenza di Algeria e Libia i quali nonostante i loro giacimenti giocano un ruolo destabilizzante per il nord Africa, è ricco di fosfato ed ha una grossa esperienza nell’estrazione, nella lavorazione e nell’esportazione di questa materia. Per questo tra i 17 accordi di cooperazioni firmati a Bamako uno riguarda l’Ufficio nazionale marocchino del fosfato che avrà il compito di realizzare un’unità produttiva per l’estrazione e la lavorazione del fosfato nel nord del Mali. La sua produzione sarà destinata unicamente all’esportazione del mercato africano proprio per sviluppare l’intera regione. Secondo il sito “Afrika.com”, il Marocco oggi ha notevolmente superato il suo competitor diretto, l’Algeria, nei suoi sforzi per diventare il mediatore principale nel conflitto dell’Azawad. Per farlo Mohammed VI ha deciso di far sentire tutto il suo peso economico e il suo carisma, arrivando a Bamako con una folta delegazione di consiglieri e ministri e rimanendovi per ben cinque giorni. Tra gli accordi di cooperazione firmati ci sono anche quelli relativi a facilitazioni per i diritti doganali tra i due paesi, e altri che interessano il campo agricolo e industriale.

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