Giovedì 22 maggio, sulla prima pagina de “La Repubblica”, spiccava la consueta vignetta di Elle Kappa (riprodotta qui accanto), in cui due personaggi parlano tra loro. Uno dice all’altro: “se non ci fossero Grillo e la sua setta al posto loro ci sarebbero gli squadristi fascisti” e l’altro risponde: “e noi come ci accorgeremmo della differenza?”
Eugenio Scalfari, il padre fondatore del quotidiano, qualche giorno prima, aveva agitato lo spettro della “Repubblica di Weimar” e la conseguente ascesa di Hitler e del nazismo in caso di vittoria, alle elezioni europee, del M5S. Eugenio Scalfari ha appena compiuto 90 anni ed ha iniziato la sua carriera giornalistica in “Roma Fascista” organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario Fascista) mentre era studente di Giurisprudenza. Negli anni successivi continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo come “Nuovo Occidente” diretto dallo squadrista Attilo Fanelli. Nel 1942 viene nominato caporedattore di “Roma Fascista”, per il quale scrive numerosi corsivi in prima pagina. Insomma il buon Scalfari sa bene cos’è stato e cos’è il fascismo.
Conosce lo squadrismo, i manganelli, l’olio di ricino, gli omicidi come quello di Matteotti, gli arresti e le condanne al confino degli oppositori del regime, come Gramsci. Quindi, in tutta onestà, non può vedere in Grillo un novello Mussolini, né nel M5S i prodromi della rinascita di un partito fascista. Perciò è in malafede. Perché? Semplice. Il suo giornale è letto in prevalenza dagli ultra 50enni, così come il PD è votato, per lo più, dalla stessa fascia di età. Generazioni sensibili allo spettro del fascismo, o perché lo hanno vissuto o in quanto figli di persone che ne sono state vittime. Persone che, con il passare degli anni, l’ex fascista Scalfari, spera si siano a tal punto rincoglionite, da perdere qualunque capacità critica. Anziani a cui basta dire che uno è fascista, perché subito votino l’altro. E magari ha ragione.
E allora per costoro ecco una notizia. A Giugliano, in Campania, è stata data alle fiamme la sede del M5S. Elisa Simoni del PD, nonché cugina di Renzi (Ah il cuginismo, eterno vizio italico!) ha così commentato: “l’incendio va condannato nel modo più assoluto ma Grillo e il M5S si mettano una mano sulla coscienza e si domandino se, con i loro insulti, le loro visioni apocalittiche e il loro far di tutta l’erba un fascio, non contribuiscano giorno dopo giorno ad alimentare un clima di intolleranza che è madre della violenza”. Nemmeno Galeazzo Ciano, genero di Mussolini (Ah, l’eterno generismo italico!) e Ministro della Propaganda fascista, avrebbe saputo dire di meglio dopo una spedizione punitiva squadrista. Ora la domanda è: quelli del PD stanno usando con gli avversari politici i vecchi metodi fascisti, o sono solo degli ST…Renzi?