ROMA. “A un mese dal tragico incidente della Costa Concordia teniamo alta l’attenzione sul rischio di un possibile disastro ambientale”, sostiene Greenpeace che il 14 febbraio ha pubblicato un inventario delle sostanze e dei materiali pericolosi ancora presenti a bordo sulla base dell’elenco fornito dall’armatore al Commissario delegato per l’emergenza. “Le informazioni dell’armatore sono incomplete e superficiali. Si parla di pitture, smalti e insetticida senza specificare tutte le sostanze in essi contenute e, spesso, costituite da composti organici a base di cloro che si accumulano negli organismi viventi”. La fuoriuscita di carburante – l’IFO380, particolarmente pericoloso e vietato nella navigazione in Antartico – determinerebbe il maggior impatto sull’ambiente dell’Isola del Giglio, che è parte del Santuario dei Cetacei. Le operazioni di estrazione del carburante sono state avviate ma anche i detergenti, le vernici, gli insetticidi dovrebbero essere rimossi dalla nave il prima possibile, insieme a tutti i materiali solidi, galleggianti e non. “La tragedia della Costa poteva essere evitata se in dieci anni di Accordo internazionale sul Santuario fossero state adottate regole specifiche per limitare il traffico marittimo in aree vulnerabili. Ma possiamo fare in modo che tragedie come questa non accadano mai più”. I responsabili di Greenpeace, coordinati da Vittoria Polidori, invitano i cittadini a “chiedere al ministro dei Trasporti, Corrado Passera, di emanare al più presto un decreto interministeriale che regoli il traffico marittimo nelle zone a rischio ambientale. Più di 33 mila persone hanno giù inviato una mail al Ministro. Agisci anche tu. Il ritardo “Costa”.
In allegato il dossier Toxic Costa
Per aderire www.greenpeace.org/italy/it/
Greenpeace Toxic-Costa 14 febbraio 2012