La gramigna (Agropyrum repens) è sicuramente la pianta con la peggior reputazione del mondo naturale. Questa erba, infatti, è un vero e proprio infestante, detestata dai contadini poiché ovunque si diffonde prolifera velocemente e rovina le colture, ancora oggi conserva la sua accezione di erba marcia, che infesta come la peste e, come questa malattia, difficilmente può essere debellata.
Conosciuta fin dall’antichità, la gramigna è nota anche come “gramegna”, “dente canino”, “grano delle formiche”, “cortellina”, “falasca”o “erva dei cani” in quanto cani, ma anche asini e cavalli, se ne cibano per liberare lo stomaco dalle scorie e facilitare la digestione. In alcune sue opere, Plinio parlava di come questa erba fosse in grado di curare i calcoli urinari e stimolare la diuresi, mentre Dioscoride la consigliava nei casi di cistite. Secondo la leggenda, durante la creazione del mondo, Dio diede origine a tantissime famiglie di piante tra cui quella delle graminacee: il grano utile per fare il pane, il riso coltivato nelle zone paludose delle pianure, l’avena, l’orzo e il granturco utilizzati per nutrire gli animali ed infine la gramigna che era la più bella, la più rigogliosa, di tutte le piante. La gramigna però, consapevole della propria bellezza, diventava sempre più superba. Una notte, buia e tenebrosa, mentre uomini e animali dormivano tranquilli passò sopra i campi e i boschi il diavolo avvolto nel suo mantello nero come la pece. Il demonio andava in cerca di esseri malvagi da portare all’inferno e, quando fu sopra la pianta di gramigna, sentì la superbia che emanava, così, per farla morire, le gettò addosso una manciata di cenere ancora rovente. La pianta, terrorizzata, per non farsi colpire, penetrò sotto terra allungando e ramificando enormemente le sue radici. Da quel giorno la gramigna strisciò con il fusto sul terreno diventando infestante e dannosa per le altre piante, tanto che l’uomo la chiamò “zizzania“, la strappò e la bruciò come un’erbaccia. Il Creatore però ne ebbe compassione e rese utili le sue radici.
Infatti, la gramigna, anche se malvista, possiede numerose virtù fitoterapiche. La più importante è quella diuretica: quest’erba, infatti, favorisce la diuresi, purifica i reni mostrandosi molto utile nei casi di cistite. Inoltre, depura il sangue, l’intestino, la milza e il fegato in caso di gotta, artrite e iperuricemia. Grazie alla capacità ipotensiva è consigliata a chi soffre di ipertensione, e, per uso esterno, esercita un’azione emolliente e antinfiammatoria su eczemi ed emorroidi.