A fine giugno è stato presentato il social network targato Google. Google+, appunto. Il clamore, com’era da aspettarsi, è stato grandissimo.
La nuova piattaforma è disponibile, in via sperimentale, solamente per pochi utenti. “Pochi” nel mondo dei grandi social network è aggettivo che si riferisce, comunque, a diversi milioni di persone. Per accedervi e utilizzare il nuovo sistema è necessario ottenere un invito da parte di qualcuno che sia già iscritto. I pionieri delle nuove tecnologie hanno affannosamente “bussato” alle mail di molte persone che potessero concedergli il famoso invito.
Fin qui è storia prevista e prevedibile. Ma vorrei approfondire alcuni aspetti di Google+ in relazione all’altro social-network-colosso che rappresenta il suo avversario naturale e dichiarato: Facebook.
Google, che non ha certo bisogno di lezioni nel campo dell’informatica e del marketing, ha snocciolato, direttamente o indirettamente tramite articoli creati ad hoc e spacciati per recensioni, quali siano gli aspetti fondamentali che differenziano Google+ da Facebook, e perché il primo sia preferibile al secondo. Analizziamoli.
Le “cerchie” e la condivisione mirata
La punta di diamante di Google+ sono le “Cerchie” (Circles), cioè gruppi di persone che si ritrovano insieme, in uno stesso luogo, seppur virtuale, accumunate da una o più caratteristiche, passioni o interessi che sono alla base delle loro condivisioni di commenti, foto, video e quant’altro. Per cui l’utente può suddividere i suoi contatti ne “la cerchia degli amici”, “dei familiari”, “della palestra”, “del lavoro”, “degli amanti degli animali”, “di quelli pettinati con la riga al centro” e così via e condividere contenuti in modo mirato. Graficamente, all’interno della pagina, le cerchie sono proprio quello che il nome indica: dei cerchi. Per cui l‘utente può trascinare con il mouse la foto (avatar) di ogni suo contatto ed inserirlo in una o più cerchie. Tuttavia anche Facebook consente di suddividere i propri amici in categorie. Quale dovrebbe essere dunque la novità? La novità sta nell’immediatezza e nella facilità con cui Google+ consente di creare cerchie e di inserirci dentro contatti e in una gestione migliore che gli utenti hanno sulla loro privacy, potendo decidere con maggiore consapevolezza cosa condividere e con chi.
Tutto questo è verissimo, ma il problema si situa un passo prima di tutto questo: la maggior pare degli utenti che si trova su Facebook non inserisce i propri contatti in nessuna categoria. Non lo ha mai fatto. L’utente che vuole condividere un qualche contenuto solamente con alcuni contatti, sa benissimo come farlo. Glielo ha insegnato la prassi. Scrive un messaggio privato che ha per destinatari solamente alcuni contatti, come si fa con una normalissima e-mail. E la cerchia, ipso facto, è creata. Il risultato, non è, praticamente, lo stesso? Si dia il via alle speculazioni filosofiche!
Mai sottovalutare la forza dell’abitudine…
…è la vita che ce lo insegna. Ognuno ha le proprie abitudini e cambiarle richiede volontà e sforzo. Ne deve proprio valere la pena. Facebook è anche questo: un’abitudine. Come un operatore di borsa ha sempre una finestra del suo browser aperta sui mercati azionari, così milioni di utenti quotidianamente hanno una finestra aperta su Facebook. Ognuno per i propri motivi. E’, per il momento, l’unica e vera agorà dell’era informatica. Probabilmente verrà ricordata, anche nei secoli a venire, come uno dei più grandi censimenti dell’umanità. Oltre 500 milioni di persone che forniscono, volontariamente, i propri dati personali e informazioni sulle proprie abitudini, sulle proprie credenze religiose, sulle tendenze politiche, sui gusti personali. E’ mai esistito tutto questo nella storia?
Facebook ha creato quella che potremmo definire una “mentalità da social network”, una routine, delle consuetudini cui gli utenti sono abituati. Forse sarebbe meglio dire assuefatti. Ne conoscono l’interfaccia grafica, conoscono le dinamiche, hanno speso un paio d’anni a ritrovare gli amici delle scuole elementari, quelli delle medie, utilizzano giochi e le più disparate applicazioni.
Google+ deve quindi affrontare una sfida ben più grande di quello che appare. Il vero competitor non è Facebook, ma l’abitudine a Facebook. Tutt’altra partita!
Tuttavia…
Nessuno vuole sottovalutare Google e le “armi” che ha a disposizione. Stiamo parlando di un colosso in campo informatico. Ma l’impressione è che l’aver sviluppato “il motore di ricerca per antonomasia” non sia più sufficiente. Forse i budget pubblicitari delle piccole, medie e grandi aziende si stanno spostando altrove e, quindi, bisogna esserci. Logica aziendale comprensibile, ma pericolosa. Nemmeno Google può riuscire a fare tutto al meglio. Soprattutto, nel caso specifico, laddove Facebook ha un vantaggio competitivo, in termini di presenza sul mercato, per estensione e anzianità, che sarebbe da idioti totali sperperare, almeno nel breve periodo. Non credo che Zukerberg & Co lo siano. Per lo meno hanno dato, al momento, tutt’altra impressione.
Facebook è partito dalle necessità degli utenti, Google+ da quelle di mercato. A voi le considerazioni in merito.
In conclusione
Quanto detto sin’ora non esaurisce, evidentemente, l’argomento. Anzi, apre a spunti di discussione interessanti. Voglio, però, precisare che non sono un accanito fan di Facebook, né un acerrimo avversario di Google. Solamente ritengo che prima di gettarsi su qualsiasi cosa faccia tendenza, per coprire eventuali fette di mercato, Google farebbe meglio a continuare a sviluppare i suoi servizi core , e migliorarli sempre di più. Si può sempre migliorare. Ascoltando gli utenti.