Dalla riorganizzazione si risparmierebbero 80 milioni di euro ogni anno, verrebbero recuperati mille magistrati e 5700 dipendenti amministrativi. Gli avvocati contestano il metodo (delega) e il principio (i piccoli uffici non sono inefficienti)
Il Governo, dalla data di entrata in vigore del decreto di Ferragosto, avrà tempo 12 mesi per presentare i decreti legislativi che riorganizzeranno la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari «al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza». Inizia così l’emendamento al Ddl 2887 di conversione al decreto 138/11 presentato dal Guardasigilli Francesco Nitto Palma in commissione Bilancio al Senato dove si sta discutendo il provvedimento.
Giovedì pomeriggio la commissione ha anche approvato i primi ritocchi all’emendamento alla presenza dello stesso Ministro Palma.
I decreti delegati si dovranno basare sulla riduzione degli uffici giudiziari di primo grado, «ferma la necessità di garantire la permanenza del tribunale ordinario nei circondari di comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011». Il riassetto dovrà tenere conto dell’estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell’indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, oltre che del tasso di impatto della criminalità organizzata.
Verrà rivisto l’assetto degli uffici requirenti non distrettuali con la possibilità di accorpare più uffici di procura indipendentemente dall’eventuale accorpamento dei rispettivi tribunali (la procura potrà svolgere le sue funzioni in più tribunali) e potranno essere soppresse sezioni distaccate di tribunale.
Con la riorganizzazione ciascun distretto di corte d’appello, incluse le sue sezioni distaccate, dovrà avere almeno tre tribunali e relative Procure della Repubblica; magistrati e personale amministrativo entreranno in organico di diritto laddove saranno trasferiti le funzioni di sedi di tribunale o di Procura di provenienza, anche in sovrannumero riassorbibile con le successive vacanze. Questi spostamenti, però, non dovranno essere considerati come assegnazione ad altro ufficio o trasferimento. Saranno poi i successivi decreti del ministro della Giustizia a ridisegnare le nuove piante organiche del personale. Verranno inoltre ridotti gli uffici del giudice di pace e il personale amministrativo qui in servizio sarà riassegnato in parte al tribunale o alla Procura più vicina o all’ufficio del giudice di pace cui sono trasferite le funzioni.
Gli enti locali, anche consorziati tra loro, potranno chiedere il mantenimento degli uffici del giudice di pace facendosi carico «integralmente» delle spese di funzionamento, incluso il personale amministrativo che sarà messo a disposizione dagli stessi enti, mentre per l’amministrazione giudiziaria rimarrà solo il carico del personale di magistratura onoraria e la formazione del personale amministrativo.
Durante la discussione in commissione Bilancio, qualcuno ha lamentato la ristrettezza dei tempi per la presentazione delle proposte di modifica (De Angelis, terzo Polo), altri che le risorse per finanziare la manovra non dovrebbero essere reperite dalla riorganizzazione della giustizia (Belisario, Idv), mentre la capogruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro ha osservato che non è chiaro sulla base di quale principio possano essere accorpate le procure. «Andrebbe posta particolare attenzione – ha affermato – alla salvaguardia delle procure specializzate in materie particolarmente complesse, non risultando la destinazione dei relativi uffici assistita da alcun criterio» aggiungendo che le modalità con cui si intende procedere alla razionalizzazione degli uffici del giudice di pace presenterebbero «vistosi profili di incostituzionalità».
Rispondendo alle varie osservazioni il Guardasigilli Palma ha ribattuto che i criteri per l’accorpamento degli uffici nascono da un’attenta valutazione dell’attuale geografia giudiziaria. «Il criterio in base al quale ciascun distretto di Corte d’Appello debba comprendere non meno di tre tribunali con le relative procure – ha affermato Palma in commissione – è certamente limitativo del potere discrezionale del Ministro e non ubbidisce certo ad alcuna logica politica se non all’esigenza di realizzare un risparmio di spesa che sarà rivolto al sostenimento delle spese per la giustizia». Per quanto riguarda gli altri criteri, questi, secondo il Guardasigilli, sono ispirati ad esigenze di adattamento funzionale senza pregiudizio delle specializzazioni in materia particolarmente complesse che alcune procure possono avere maturato ma sempre nell’ottica di rendere un servizio al Paese. Per il senatore Li Gotti (Idv) l’accorpamento e la soppressione di alcuni uffici requirenti porterà ad un indebolimento del controllo di legalità sul territorio con un conseguente ed ingiustificabile arretramento rispetto alle azioni di contrasto al crimine e alla delinquenza comune. Da sottolineare che nelle dichiarazioni finali di voto, il senatore Pdl Benedetti Valentini si è rimesso alla valutazione del suo gruppo di appartenenza pur ribadendo il suo orientamento «che si oppone alla logica dell’accentramento e milita, per converso, per una capillare presenza dello Stato in senso diffuso sul territorio». Il Pd, attraverso la senatrice Finocchiaro ha espresso voto contrario sulla lettera c) dell’emendamento, riguardante l’assetto degli uffici requirenti non distrettuali e l’astensione sulla restate parte della proposta, con la speranza che durante l’esame in Assemblea, ha affermato, «la maggioranza possa considerare più attentamente le osservazioni formulate dalle opposizioni tutte miranti a definire una riforma che possa finalmente assicurare una migliore organizzazione degli uffici giudiziari, nonchè una più efficiente amministrazione della macchina della giustizia».
E gli avvocati? Quando la settimana scorsa si vociferava di un intervento sulle circoscrizioni, il Consiglio nazionale forense ha divulgato un comunicato con il quale sottolineava l’importanza per i cittadini di usufruire di una giustizia di prossimità efficiente e razionale aggiungendo inoltre che «per affrontare una questione così importante è necessario disporre di tutti i dati e i numeri utili», preannunciando quindi una commissione interna di studio e raccolta dati che verificherà quelli messi a disposizione dal Ministero.
Per il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura è giusto tagliare gli sprechi ma è sbagliato chiudere i tribunali minori. «La ricetta per far funzionare la giustizia è semplice – ha detto De Tilla – e in molti casi con la condivisione di avvocati e magistrati: riorganizzazione e managerializzazione degli uffici giudiziari, chiusura delle sezioni distaccate, potenziamento del processo telematico, più giudici e riforma della magistratura onoraria. Però non si fa mai nulla, a causa di interessi particolari, delle sterili contrapposizioni tra maggioranza e opposizione, per un evidente immobilismo. Se non, ciclicamente, minacciare di chiudere tribunali».
Sulla riorganizzazione degli uffici giudiziari la discussione è aperta e il dibattito riprenderà martedì 6 settembre in Aula.
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