L’Associazione nazionale forense avverte: niente trattative al ribasso sulle riforme in tema di giustizia. Guai a mettere nello stesso calderone la riforma delle professioni e quella forense con lo smaltimento dell’arretrato nel civile.
“Preoccupa molto l’approccio del Ministero di giustizia, pronto al dialogo con gli avvocati solo nel momento in cui ne ha bisogno per risolvere un problema, in questo caso l’arretrato civile, che gli avvocati non hanno certo contribuito a creare. Anche l’evolversi del dibattito inerente la riforma della professione forense, che secondo le anticipazioni di oggi potrebbe avere un percorso preferenziale rispetto alla delegificazione prevista per le altre professioni, rischia di ridursi ad uno spot, considerati i tempi della legislatura. Da ultimo le misure previste per il filtro in appello, sono in linea purtroppo con la filosofia della squadra dell’attuale Guardasigilli, è coerente con l’impostazione dei precedenti inquilini di via Arenula degli ultimi anni, ovvero lo smantellamento dello Stato di diritto, operazione fatta tutta a spese dei cittadini, che vengono considerati numeri e non persone”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, Ester Perifano, che aggiunge: “Nel contempo nulla è dato sapere sul reale progetto per lo smaltimento dell’arretrato, ma se le linee guida sono quelle anticipate dalla stampa, è prevedibile un ulteriore flop. Nel merito, per citare solo alcuni elementi non condivisibili: è l’ennesimo intervento che non prende in considerazione i giovani, si vorrebbe, infatti, far ricorso ad avvocati, magistrati e giudici onorari in pensione, privilegiando categorie cioè che già godono di trattamenti pensionistici di tutto rispetto, e che sommerebbero a questi altri compensi. E’ assurdo, inoltre, pensare di coinvolgere professionisti che non hanno la cultura della giurisdizione, come i notai, e che già in occasione delle sezioni stralcio del 1995 non hanno dato i risultati sperati.”
“Deve cambiare profondamente questo approccio – aggiunge il segretario generale Anf – si deve finalmente riconoscere la competenza e la qualificazione di una categoria, quella forense, che negli ultimi anni è stata colpita pesantemente da provvedimenti spesso ispirati da una filosofia punitiva. Gli avvocati non ci stanno a svolgere un ruolo ancillare, sono disponibili a collaborare solo se non saranno chiamati a subire degli ultimatum e potranno invece avanzare precise proposte, nell’interesse dei cittadini e anche delle esigenze di risanamento delle Casse dello Stato, delle quali peraltro si sono sempre fatti carico responsabilmente, facendo ad esempio funzionare molti tribunali grazie all’opera di sostituzione svolta”.
“Attendiamo di ascoltare il Ministro Severino il 26 luglio – conclude Perifano – e sospendiamo per ora il giudizio sulle anticipazioni relative alla riforma forense, senza poter tuttavia nascondere i nostri dubbi sulla effettiva possibilità di riuscita, visti i tempi ristrettissimi della legislatura”.