Gianluca Loreti è un giovane autore al suo esordio letterario. Si è avvicinato alla scrittura durante un laboratorio di teatro. Da allora ha scelto di dare fiducia alle parole e di liberare la propria creatività. Ha pubblicato la raccolta ‘Intimo invano’ con Edizioni Ensemble, realtà editoriale che cerca di dare spazio ai nuovi talenti della poesia.
Un libro dal titolo particolare che ci introduce in un mondo interiore in cui le emozioni diventano canto profondo rivolto all’umanità. Viene quasi spontaneo pensare alla poesia del poeta persiano Ahmad Shamlu ‘Se invano è bella la notte’, lirica universale che evoca l’amore e la libertà. Loreti ci porta tra nomi femminili e maschili, le sue sono dediche in versi, scritte con semplicità, ma incisive, molto visive. Così ti trovi ad incontrare volti, ad ascoltare silenzi, a conoscere esistenze e ti capita di sentirti non tra gente estranea, ma tra persone che sono entrate per un attimo a far parte del tuo tempo (Mariagrazia, Sofia, Flavio, Francesco). Lo abbiamo incontrato per una breve intervista, così da conoscere meglio com’è nato questo progetto editoriale.
Come ti sei avvicinato alla scrittura e in particolare alla poesia?
“Ho iniziato a scrivere all’incirca una decina di anni fa; ero al mio primo laboratorio di teatro, ogni volta prima di iniziare la lezione leggevamo dei racconti su temi che ci erano stati assegnati e su quei testi si sarebbe montato lo spettacolo. Ogni mio racconto veniva accolto con grande entusiasmo, è stata un’importante iniezione di fiducia. La fiducia è stata la mia benzina iniziale.
La poesia è stata la mia valvola di sfogo; durante i periodi più turbolenti riuscivo a contattare le emozioni grazie alla poesia: rabbia, frustrazione, passione, dolore; tutto espresso in poche righe e per un taciturno come me, non mi sembrava vero. Per scrivere poesie bisogna essere un po’ pigri nelle parole. Fiducia e pigrizia sono state le basi per la scrittura”.
Cos’è per te la poesia?
“La poesia è uno scatto di rabbia e amore, un atto creativo che nasce e può morire in pochi secondi; al mondo non c’è niente di più potente che riuscire a dare la vita e la morte; al mondo non c’è niente di più intenso che riuscire a descrivere una vita intera in poche righe e un piccolo gesto in pagine su pagine. Se la poesia fosse un peccato capitale, sarebbe degnamente rappresentata dalla superbia”.
Leggere è fondamentale. Quali i tuoi poeti di riferimento?
“La letteratura è fondamentale per avvicinarci a quello che siamo realmente, accettando quello che crediamo di essere, senza averne così paura; l’altro giorno ero sul divano con Veronica, la mia ragazza, e mi dice: “ti sei mai accorto che hai il naso deviato e una narice più grossa?”. Ho pensato subito a due cose: che non era vero e a “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello, di cui conosco soltanto l’inizio. Forse è il caso che lo legga tutto. Bukowski e Kavafis i miei punti di riferimento. Di Bukowski apprezzo e invidio lo stile: non esistono regole nella vita così come nella scrittura. Di Kavafis adoro la delicatezza e la malinconia, a tal proposito mi piaceva condividere una poesia:
Piacere
Profuma e allieta la mia vita il ricordo delle ore
in cui trovai il piacere e lo tenni come volli.
Profuma e allieta la vita a me, ch’ebbi ribrezzo
di ogni godimento d’amore consueto.
Come è nata l’idea di pubblicare un libro? Come sei arrivato ad Ensemble?
“Anche qui è stata fondamentale la fiducia, espressa sotto forma di riconoscimenti; per caso ho partecipato ad un concorso di poesia (Xilema “Accendi le parole” ) sono arrivato secondo, e da lì ho capito che quello che scrivevo aveva un reale riscontro sulle altre persone; ero bravo a fare qualcosa che mi piaceva e mi riusciva facile. Ho continuato a partecipare a vari concorsi, quasi sempre arrivavo tra i finalisti, da lì ho deciso di provare a pubblicare un libro. Ho cercato sin da subito case editrici che dessero spazio a giovani autori, sapevo che non sarebbe stato facile, che se mai avessero risposto, ci sarebbe voluto del tempo; in un mese mi hanno contattato due case editrici: Ensemble e un’altra casa editrice di cui preferisco non fare il nome. I contratti erano molto simili, mi sono consultato con la mia famiglia e ho deciso per Ensemble, di cui apprezzo molto il catalogo dedicato alla poesia e lo stile con cui presenta i suoi libri”.
Perché ‘Intimo invano’?
“E’ la poesia per eccellenza che rappresenta il mio modo di scrivere: istintivo, intenso e immaginativo. L’ho scritta in un bar alcuni anni fa: a colpirmi fu una porta a vetri che si apriva e chiudeva in continuazione; da li non entrava soltanto un soffio di aria gelida, c’era qualcosa che si muoveva dentro di me, la percezione di un sentimento che ognuno di noi prova verso se stesso, impossibile da comunicare agli altri, un sentimento che può vivere e trovare spazio solamente nel nostro intimo. Proprio in questi giorni mi è capitato di leggere una citazione di Italo Calvino, tratta dal romanzo: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, penso sia stata scritta appositamente per il mio libro. “Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell’esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d’essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni”.
Gianluca Loreti, Intimo invano, Edizioni Ensemble, pagg. 59, euro 12
L’autore
Nato a Roma, dove vive attualmente. Ha conseguito un diploma di Gestalt Counsellor a Mediazione Artistica, presso la “Nuova Associazione Europea per le Arti Terapie”. Le sue poesie sono apparse su diverse antologie e hanno ricevuto menzioni in vari premi nazionali.