Il referendum abrogativo, presentato dai Consigli regionali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia GIulia, Liguria, Marche, Piemonte e Puglia, chiedeva la cancellazione della legge che riorganizzava la geografia giudiziaria cancellando molti tribunali e diverse sedi distaccate.
Era la prima volta nella storia della Repubblica che un Consiglio regionale (in questo caso nove) presentava un referendum abrogativo, una iniziativa supportata anche dal mondo dell’avvocatura rispetto alla quale però, i giudici delle leggi hanno detto no.
Ha probabilmente pesato sulla decisione il rischio caos in cui sarebbe piombato il sistema giustizia in caso di vittoria del si.
La riforma era stata approvata sotto il governo Monti con Paola Severino Guardasigilli, una scelta portata avanti anche dall’esecutivo guidato da Letta e dall’attuale ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri.
Prima ancora della Consulta, due mesi fa la Cassazione aveva stabilito la regolarità formale delle delibere con le quali i Consigli regionali avevano deciso il referendum abrogativo.