La genziana (Genziana Lutea) appartiene famiglia delle Gentianaceae, che comprende circa 400 specie annuali, biennali e perenni. Il colore è più comunemente azzurro o blu scuro, ma può variare dal bianco avorio al giallo e al rosso.

Le specie col fiore di colore blu, predominano nell’emisfero settentrionale, quelle col fiore rosso sulle Ande; le specie a fiore bianco sono più rare, ma più frequenti in Nuova Zelanda. Sono diffuse nell’arco alpino e sugli Appennini e viene utilizzata e coltivata per il suo sapore amaro, ma non tossico, per la preparazione di numerosi liquori o digestivi. Attualmente la raccolta spontanea è regolamentata in molte regioni perché si tratta di specie protetta.

Il termine genziana ha origini antichissime e testimonia il suo utilizzo già in epoca classica. Esso, infatti, deriva dal nome del re dell’Iliria, Gentius, che, secondo Dioscoride, fu il primo a scoprirne le virtù nel corso del II secolo a.C. Un’altra leggenda, ungherese, narra che la Genziana fu la pianta prescelta per salvare il popolo da una grave carestia; altri narrano di cavalieri vittime di incantesimi d’amore provocati dalla bellezza dei fiori e dal fascino mistico della pianta. In passato era molto utilizzata come febbrifugo prima della introduzione del chinino. Nei rimedi popolari veniva usata per combattere la febbre del cane.

In Italia è diffusa una leggenda in merito alla nascita della genziana. Si narra che, sulle Dolomiti, vivesse una pastorella dagli occhi azzurri molto bella di nome Genziana. La gente raccontava che avesse rubato l’azzurro dei laghi per i suoi occhi. Le voci insistenti fecero arrabbiare il lago, che, indignato, scurì la sua acqua e decise di vendicarsi. Le piccole fate dei monti dissero, però, alle fatine del lago che la pastorella cantava divinamente e poteva farla diventare una di loro. Ma la pastorella rifiutò per non lasciare la sua famiglia. Il lago si arrabbiò e, aprendo le sue acque, svelò un giovane dio che rimase folgorato dalla bellezza della ragazza. Il ragazzo chiese a Genziana di divenire sua moglie, ma ancora una volta, ella rifiutò e il dio, furioso per essere stato respinto, innalzò un’onda che trascinò nell’acqua la pastorella e la uccise. Quando le fate dei monti scesero a valle, per magia, sulle rive del lago sbocciò un fiore azzurro come gli occhi di Genziana.

Da un punto di vista fitoterapico la genziana aumenta la motilità gastrica ed è utilizzata nelle digestioni difficili e nei problemi di meteorismo e flatulenza. L’azione tonica, stimolante dell’appetito, la rende utile nella cura dell’anoressia, dell’inappetenza dei bambini e di convalescenze dopo lunghe malattie. Ha effetto leggermente antisettico e viene utilizzata anche come lassativo, febbrifugo e disinfettante per la cute. La gentiopicrina, altamente contenuta nella radice, è risultata efficace insieme alla china nel trattamento della malaria.

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