Chi l’ha detto che essere contrari ai matrimoni gay e alle adozioni per le coppie omosessuali significhi essere omofobi? Simone, Riccardo, Umberto e Federico sono quattro ragazzi gay, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, contrari ai matrimoni e alle adozioni per coppie dello stesso sesso: le loro opinioni, sicuramente controcorrente, rivelano come il tema sia più complesso di come spesso i media lo dipingano.

Simone, 23 anni, tecnico informatico, racconta: “Sono favorevole alle unioni civili, ovviamente, ma non al matrimonio, che è un’istituzione nata esclusivamente per un uomo e una donna. E’ una questione di principio, più che pratica: per esempio, perché i matrimoni tra due uomini sì e i matrimoni a tre no?”. Sulle adozioni, invece, Simone spiega: “Io, se fossi un bambino, soffrirei molto il fatto di non avere una mamma. E’ ovvio che tra vivere in un orfanotrofio e avere due papà, sia meglio avere due papà: non ci sono dubbi. Ma personalmente ritengo che tra avere una mamma e un papà e avere due papà sia decisamente meglio la prima opzione. E poi credo che sia necessario mettere in chiaro un punto, quando si parla di famiglia: i diritti più importanti sono quelli dei bambini, non degli adulti. È il punto di partenza che è sbagliato: non sono i gay a dover avere il diritto di adottare, ma sono i bambini a dover avere il diritto di una famiglia il più possibile adatta alle loro esigenze. E credo che una coppia composta da una mamma e un papà possa essere migliore rispetto a una composta da due papà. Per non parlare della pratica degli uteri in affitto: far partorire a un’altra donna il proprio figlio è l’esempio perfetto della concezione per cui un figlio è qualcosa di dovuto, un oggetto che si può spostare a piacimento da una parte all’altra (e questo vale anche per le coppie eterosessuali che si affidano a tale pratica)”.

Facile obiettare: tra una coppia eterosessuale che non si prende cura dei figli e una coppia omosessuale amorevole, meglio la seconda? “Certo che sì – risponde Simone, 25 anni, giornalista – ma non è questo il punto: possono esserci brave mamme e bravi papà sia tra le coppie etero che tra le coppie gay, così come cattive mamme e cattivi papà sia tra le coppie etero che tra le coppie gay”.

Anche Federico, 22 anni, studente di Medicina, è contrario alle adozioni da parte delle coppie omosessuali: “La realtà della famiglia gay è troppo al di fuori degli stereotipi della società attuale: il bambino adottato verrebbe sottoposto a tutta una serie di emozioni negative (vergogna, frustrazione, incomprensione) in maniera gratuita, senza che lui abbia possibilità di scelta. Non è giusto, insomma, che il figlio di una coppia gay debba partire con questo svantaggio ‘sociale’, anche perché tali problemi potrebbero ripercuotersi sul lungo termine”. Per Federico, “il problema è la crescita dentro la società. Se io adesso fossi al governo, voterei contro le adozioni per le coppie gay: non si cambia tutto in un giorno”.

Sulla stessa linea d’onda Umberto, impiegato di 24 anni: “La nostra società è ancora troppo retrograda per permettere al figlio di una coppia omosessuale di crescere serenamente, senza pregiudizi. E sinceramente, se io fossi un bambino e potessi scegliere, preferirei di avere un papà e una mamma, e non due papà (o due mamme)”.

Simone chiosa: “Un ragazzo può crescere in maniera fantastica anche se i suoi genitori sono tossicodipendenti: ciò non vuol dire che avere genitori tossicodipendenti sia una condizione auspicabile per un bambino. E sia chiaro che non sto paragonando l’omosessualità alla tossicodipendenza: sto solo dicendo che il fatto che esistano figli adottivi di coppie gay felici, sereni e appagati non vuol dire – a mio avviso –che avere due papà e nessuna mamma sia una situazione desiderabile per un bambino”.

Simone, Riccardo, Federico e Umberto sono consapevoli di rappresentare un’opinione minoritaria, tra le persone omosessuali: “Non appena esprimo il mio parere sull’argomento – racconta Riccardo (che specifica di non essere cattolico) – vengo guardato male, tacciato di essere represso e omofobo. Eppure io la penso così: un bambino non può essere un oggetto di diritti altrui. Deve essere lui ad avere diritti”.

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