Nome del programma: “Forza Italia”, stagione prima: 1994, durata: per sempre. Questi sono i termini del contratto che Gabriella Carlucci si vede recapitare sotto la scrivania del cavaliere.

Stufa di incarnare la decadenza della tv pomeridiana, accetta la promozione e anche l’acconto esentasse (allegato B). La lady di legno si ritrova così alla Camera dei deputati, poi sulla poltrona di sindaco di Margherita di Savoia in Puglia. Ma non è abbastanza, l’audience non è più quella di una volta, lo stipendio percepito è “minimo” e i portaborse non le guardano più il culo come i primi giorni.

Proprio come una trasmissione invecchiata male, il partito cambia più volte nome, cast e sponsor. Gabriella non ci sta, si guarda intorno e passa da Mediaset alla RAI, candidandosi per l’UDC. Bollata come Gabriella Iscariota dai vecchi amici, lascia indelebili ricordi del suo passaggio: una proposta di legge antipirateria confusa con l’antipedofilia, la condanna al risarcimento di una ex segretaria (circa 10.000 euro), la Porsche parcheggiata sul marciapiede in piazza del Parlamento e qualche pisciata dei suoi gatti sui tappeti di Montecitorio.

Il nuovo mecenate è in realtà una vecchia volpe di nome Paolo Cirino Pomicino, già condannato per finanziamento illecito e corruzione ai bei tempi che furono. Non è certo Berlusconi, l’idolo dei giovani che “a 74 anni, l’età dei loro nonni, è pieno di donne”, ma è pur sempre un contratto da prima serata.

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