Nel momento in cui scriviamo, è mercoledì 23 febbraio, l’amico Gheddafi sta massacrando migliaia di connazionali. L’amico Berlusconi, da quel gran signore che è, da quell’ospite garbato e munifico che tutti descrivono, non lo chiama per non disturbarlo. Così come non ha chiamato l’amico Putin quando ha fatto trucidare giornalisti rei di dire la verità sul regime russo. Così come non ha chiamato Mubarak quando la sua presunta nipotina era nelle grinfie della nostra questura. Pare che tutti questi dittatorelli abbiano problemi di squillo. Qualcuno, come il nostro miliardario, sembra avrà presto problemi anche con il cellulare, non lo strumento di telefonia mobile, ma il mezzo di traduzione nelle patrie galere. Speriamo che ciò non accada. Speriamo che la parabola del miliardario Berlusconi non si concluda in tribunale. Non sarebbe giusto. Non sarebbe dignitoso. Non per lui, per noi. Ma come? Tutti i paesi del Mediterraneo si liberano dei dittatori locali a furor di popolo, con gente di ogni età e condizione sociale disposta a farsi uccidere nelle piazze, pur di conquistare la libertà e noi non riusciamo a far di meglio che demandare il compito alla magistratura? Questa è l’Italia? Questo è l’Occidente progredito e avanzato rispetto a un mondo arabo che, a torto, consideriamo retrogrado e primitivo? Abbiamo il pil, abbiamo range, briefing, brunch, rating e catering e non abbiamo le palle per cacciare a calci nel culo un vecchio sporcaccione, corrotto e corruttore, pluriimputato in mille processi e che sta mandando in vacca il nostro Paese? Scrive Massimo Fini, su “Il Fatto quotidiano”, che siamo troppo vecchi  e stanchi per farlo. Che l’età media dei paesi arabi è di 32 anni mentre in Italia la media raggiunge i 43 anni e tende ad aumentare. Insomma siamo dei vecchi coglioni. Forse Fini ha ragione. Ma sono questi vecchi coglioni che hanno fatto il ’68 prima e il ’77 poi. Con i grandi errori, ma anche con le grandi battaglie civili di modernizzazione sociale, morale e culturale. E sono sempre questi vecchi coglioni, di destra o di sinistra che fossero, che ogni giorno vivono, lavorano, amano e sperano. Basta tornare indietro con la memoria. Basta recuperare la dignità e la rabbia di allora. Basta ascoltare i battiti del vecchio cuore per scoprire che non sono affatto diversi da un tempo. Basta riuscire in strada. Ritrovarsi in piazza. E allora, forse, non sarà difficile liberarsi da tutto questo fango che ci opprime con un  bel calcio nel culo!

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