Capita frequentemente che alcuni clienti, scontenti dell’andamento fallimentare della propria azienda oppure tartassati dal fisco, manifestino apertamente la volontà di cambiare vita e recarsi in un contesto meno difficile di quello italiano per di più falcidiato in continuazione dalle bocciature delle agenzie di rating.
In realtà quasi nessuno poi realmente prende le valige e decide di abbandonare l’Italia.
Ciò avviene per innumerevoli motivi di ordine pratico, affettivo o economico.
Resta però il fatto che, comunque, ogni anno innumerevoli italiani decidono effettivamente di cambiare la loro vita.
Dei centomila “emigranti” del 2013, oltre 66mila si sono trasferiti all’interno dell’Europa, mentre la rimanenza ha scelto gli Stati Uniti, l’America Latina ed alcuni i Paesi Orientali.
Due aspetti diversi
In realtà se si esamina il fenomeno si rileva facilmente che vi sono due categorie di soggetti che espatriano in via definitiva o quasi.
Da un lato circa il 50% di coloro che si recano all’estero, lo fa per necessità e cioè per trovare un lavoro che in Italia non esiste più.
Dall’altro, il residuo 50% circa, in genere in età più avanzata, va all’estero auspicando di trovare situazioni di gran lunga migliori ed un modus vivendi più sereno.
Perché allontanarsi dall’Italia
Se per la prima categoria (coloro che ricercano un lavoro), l’espatriare costituisce una necessità; tutt’altre sono le motivazioni per la seconda fascia, i soggetti meno giovani, che viceversa si recano all’estero ritenendo che le condizioni generali siano nettamente migliori di quelle sul territorio nazionale.
La prima caratteristica che differenzia quest’ultima categoria dall’altra è la temperatura della località prescelta.
Chi si reca all’estero non sull’onda del bisogno economico, sceglie infatti sempre posti con situazioni climatiche ottimali, vale a dire località nelle quali la temperatura è sempre elevata e manca sostanzialmente il rigore dell’inverno o dell’autunno.
Accanto a tale caratteristica che differenzia le due categorie di migranti, ve ne è un’altra: la ricerca di località con un minor costo della vita.
Se si esaminano le statistiche, infatti le località più battute sono quelle nelle quali gli oneri di sopravvivenza sono di gran lunga inferiori rispetto quelli italiani, mentre chi va per lavoro non tiene conto necessariamente di tale parametro.
L’aspetto fiscale e pensionistico
Un’altra motivazione importante per coloro che si recano a vivere all’estero non per necessità di lavoro, è quella della tassazione, ricercandosi sempre Stati nei quali il peso tributario è inferiore a quello nazionale (e questo non è difficile!).
Un’ultima annotazione molto importante riguarda i trattamenti pensionistici erogati in Italia che, se percepiti all’estero, vengono versati al lordo in forza delle convenzioni esistenti e tassati secondo la normativa fiscale del posto in cui ci si reca (in genere molto meno onerosa rispetto al trattamento fiscale italiano).
Ciò significa in concreto che le pensioni erogate aumentano mediamente del 15-20% rispetto a quelle percepite in Italia.
Cioè si diventa improvvisamente più ricchi per la duplice concomitanza della rivalutazione della pensione e del ridotto costo della vita.
Dove espatriare
Attenendoci sempre ai dati statistici, per la categoria dei non lavoratori, emerge che le mete più battute in Europa sono le Canarie, le Baleari, in misura molto minore Malta, mentre all’estero, a parte gli Stati Uniti, molti italiani si trasferiscono in Centro e Sud America.
In Oriente è privilegiata la Thailandia.
I pro ed i contro
Vi sono tuttavia delle forti controindicazioni rispetto i benefici che si possono trovare all’estero.
Per esempio per ciò che riguarda i trattamenti e l’assistenza sanitaria, al di fuori dell’Europa, in genere se non si ha una polizza assicurativa, normalmente costosa, non si può contare su un sistema sanitario efficiente e gratuito in loco.
Un altro problema è la difficoltà di occupazione per coloro che desiderano rimanere attivi sul piano lavorativo.
Chi sogna di aprire un bar su una costa tropicale in mezzo a palme e bananeti e di vivere del provento di questo, finirebbe per tornare in Italia dopo aver perso anche il denaro investito.
Insomma bisogna conoscere perfettamente la legislazione e le usanze del posto ed uno spostamento non può che essere operato dopo vari accessi in loco e dopo aver valutato esattamente i vantaggi, ma soprattutto gli svantaggi.
L’errore più grande che si possa fare è di spostarsi ed investire del denaro sull’onda emozionale di uno stato d’animo contingente (per esempio dopo aver ricevuto la cartella di Equitalia!).
Andare fuori dall’Europa
Fuori dall’Europa, certamente il costo della vita è di gran lunga inferiore e la tassazione è sicuramente più bassa, se non irrisoria.
Ciò significa che chi gode già di un trattamento pensionistico in Italia, come detto, potrà contare su una base economica solida che verrà rivalutata in forza del minor costo della vita sul posto, ma chi viceversa parte senza alcuna risorsa, contando di trovare un lavoro in loco, potrebbe facilmente rimane deluso.
A ciò si deve aggiungere l’instabilità politica di molte località (per esempio Kenia, Colombia) che prima erano osannate come paradisi, ed ora rappresentano località ad alto rischio.
Per ciò che riguarda i Paesi del Centro America climaticamente spettacolari, (Cuba, Santo Domingo, Panama e Costa Rica per esempio), il costo della vita è sicuramente molto più basso per i nostri parametri di calcolo, anche se in aumento.
Per esempio in Costa Rica per una villa di 100 metriquadri sul mare si è passati in pochissimo tempo da 100mila a 250mila euro.
Senza contare l’aumentare dei fenomeni di delinquenza (salvo sempre Cuba ove il controllo di Polizia è dittatoriale e non esistono garanzie).
Come giustamente notava un osservatore tempo addietro, in un’intervista, se si ricerca soltanto il costo della vita più basso è sufficiente recarsi nel meridione dell’Italia senza attraversare l’Atlantico. Almeno la mafia non è pericolosa come i narcotrafficanti.
Spostarsi in Europa
Sulla base di queste considerazioni, (la ricerca di un Paese caldo con minori oneri fiscali, un costo della vita inferiore, la rivalutazione nel trattamento pensionistico ed una situazione sociale ed assistenziale nella norma), molti hanno diretto le proprie attenzioni e si sono spostati in ambito Europeo.
Le mete più battute sono le Canarie, e le Baleari, (territorio spagnolo), ed in misura molto minore Madeira (territorio portoghese) e Malta.
Pur non trovando in queste località il clima tropicale, dell’Oriente o del Sud America, tuttavia, almeno per le Canarie e Madeira si tratta di località dall’eterna primavera.
Per Malta la temperatura può equipararsi a quella della Sicilia.
L’altro rilevante vantaggio è che tutte tali località distano poche ore di volo dall’Italia e quindi non è necessario passare 10 o più ore su un aeroplano per tornare in Italia, ma permettono rapidi e continui spostamenti.
Situazione di Malta
Malta da qualche anno aveva stimolato in ogni maniera l’immigrazione da parte di Europei in grado di portare capitali in cambio dei quali veniva concessa rapidamente la cittadinanza.
Attualmente la situazione è cambiata dopo contrasti in sede governativa laddove si era verificato il fenomeno dell’ingresso di grandi somme di denaro di dubbia legittimità con i titolari al seguito.
Attualmente qualunque cittadino della Comunità Europea può entrare nel territorio maltese senza visti o passaporti e può anche chiedere la residenza stabile (definita residenza ordinaria) dimostrando che si trova nel territorio per esigenze lavorative, fiscali oppure di studio.
Le soglie economiche richieste per ottenere la residenza ordinaria sono piuttosto modeste, un reddito settimanale di 100 euro anche per una coppia sposata, oppure un capitale complessivo di almeno 14mila euro per i single o di 23mila per le coppie coniugate.
Possono ottenere invece la residenza permanente coloro che si recano sul posto con un patrimonio rilevante o che acquistino un immobile del valore non inferiore a 400mila euro (nel 2011 ne bastavano circa 100mila per una casa).
Ciò che appare interessante a Malta è la possibilità di investire nel mercato immobiliare, vendendo nel caso gli immobili nel territorio nazionale e trasformandoli in analoghi beni sul territorio maltese.
Infatti il mercato immobiliare a Malta è in incremento, con stretta correlazione con il mondo del turismo.
Con circa centomila euro si possono comprare appartamenti in ordine e facilmente locabili con un rendimento nel mercato turistico che va dal 5 al 15 per cento della somma investita.
Per l’acquisto di un immobile si procede alla sottoscrizione di un preliminare autenticato da un Notaio (denominato Konvenju) per il quale va versato il 10% del prezzo di vendita con formalizzazione del trasferimento di proprietà a tre mesi di distanza.
La tassa sull’acquisto è del 5% del valore dell’immobile e del 3,5% se si è residenti da almeno 5 anni.
Va ricordato comunque che un cittadino italiano, (salvo ovviamente che non abbia optato per la cittadinanza maltese) deve comunque pagare sul territorio italiano l’IVIE (imposta sul valore degli immobili all’Estero) che corrisponde allo 0,76% del prezzo della casa, dalla quale va però detratta la tassa già pagata sul territorio.
Dunque per un immobile acquistato a 100mila euro bisognerà versare ogni anno allo Stato italiano 760 euro, detraendo però le tasse pagate in loco.
Le Canarie
Con un clima nettamente più caldo e con rilevanti agevolazioni, le Canarie costituiscono uno dei bersagli preferiti degli italiani che espatriano.
Ad oggi si calcola che oltre 400.000 pensionati italiani siano andati a vivere alle Canarie anche di modesta estrazione sociale.
Si evidenzia innanzitutto, come detto, la rivalutazione del trattamento pensionistico dove la tassazione risulta solamente del 15% rispetto quella italiana e quindi con un aumento della cifra netta che si percepisce.
Le agenzie specializzate nella compravendita di immobili esaltano il beneficio del clima laddove appunto le isole vengono denominate proprio “dall’eterna primavera” trovandosi sul tropico del Cancro.
Praticamente si può stare per l’intero anno con una tenuta estiva, mancando tutti gli oneri connessi al riscaldamento della casa, ai vestiti e ad altro.
I costi degli immobili in vendita sono simi a quelli di Malta o inferiori, mentre i canoni locativi si aggirano per un immobile di tre stanze sui 400 euro mensili.
Mancano ovviamente i malanni da raffreddamento ed i costi in generale della vita sono più bassi (un litro di benzina costa poco più di 1 euro al litro, il bollo dell’auto si aggira sui 40 euro per una vettura di media cilindrata).
Dunque un pensionato con un trattamento economico medio si trova sia di fronte alla rivalutazione della pensione che ad una drastica riduzione delle spese.
Le Canarie inoltre fanno parte della Spagna e quindi della Comunità Europea.
L’assistenza sanitaria è ad un buon livello e le isole costituiscono uno dei posti a più bassa criminalità dell’Europa.
Il passaggio di proprietà di una casa costa il 6,5% del valore nominale ed il Notaio comporta un onere che oscilla tra 500 e mille euro.
Importante nell’acquisto di immobili alle Canarie è il valutare bene gli oneri condominiali, laddove si tratta quasi sempre di grandi complessi con piscine, campi da tennis, supermercati, ecc. che presentano costi di manutenzione piuttosto rilevanti.
Sconsigliatissime le multiproprietà, che dopo la vendita dell’ultima unità abitativa da parte del costruttore, decadono stante l’impossibilità di convocare un’assemblea condominiale e gestire le spese comuni per l’estrema distribuzione dei proprietari in Europa.
A differenza di Malta o di Madeira (in cui stretti confini non sempre sono sopportabili) Le Canarie sono costituite da un Arcipelago di 7 isole (Gran Canaria, Tenerife, Lanzarote, Fuerteventura, La Palma, La Gomera, El Hierro).
Singolarmente, a differenza di ciò che avviene in Italia, per ottenere l’allaccio alle utenze, va verificato se non ci siano precedenti bollette non pagate, in quanto l’Ente erogatore rifiuta l’allaccio fino a che non vengano saldati i debiti preesistenti anche se non propri.
La tassazione l’IRPEF alle Canarie incide dal 12% al 22% circa.
Tuttavia la differenza sostanziale rispetto all’Italia è che per il sistema fiscale locale, così per esempio come quello USA, possono essere decurtati quasi tutti i costi sostenuti dalla famiglia, sicché attualmente il 95% delle dichiarazioni fiscali dei residenti alle Canarie sono negative.