Il Fondo Monetario Internazionale rappresenta, insieme alla Banca Mondiale, una delle istituzioni finanziarie scaturite dagli Accordi di Bretton Woods del 1944. La missione originaria del Fondo comprendeva la stabilizzazione dei tassi di cambio e la ricostruzione del sistema internazionale dei pagamenti. Il quadro economico internazionale costruito all’epoca, infatti, era fondato sul regime di cambi fissi, per cui tutte le monete erano legate al dollaro americano, che a sua volta era convertibile in oro: nel 1971 l’ultima condizione venne a mancare, lasciando le valute libere di fluttuare sul mercato.
Il moderno FMI ha mantenuto la vocazione originaria relativa agli interventi di politica monetaria, trasformandosi in un’istituzione di garanzia verso cui gli Stati possono rivolgersi quando si trovano in crisi di liquidità. Il Fondo, infatti, interviene sostanzialmente erogando prestiti ai governi, a tassi agevolati e con scadenze a lungo termine. La concessione dei finanziamenti è tuttavia condizionata all’adozione di “piani di risanamento strutturale”, spesso concernenti la riduzione della spesa pubblica e la svalutazione della moneta nazionale.
I contributi al Fondo provengono dai 186 paesi che attualmente ne fanno parte e dipendono dalla relativa potenza economica. Al fine di uniformare il meccanismo, viene utilizzata una sorta di moneta speciale, i DSP (Diritti Speciali di Prelievo), il cui valore unitario è aggiornato quotidianamente sulla base dei tassi di cambio tra le principali valute mondiali. Gli stati Uniti detengono la quota di partecipazione nettamente maggiore, circa il 17,5% del totale, cui seguono Giappone, Germania e Francia, comunque sotto il 7%. Il meccanismo di voto è strettamente legato ai contributi, per cui gli USA hanno diritto a circa il 16,5% dei voti. Gli organismi principali sono tre: il Consiglio dei Governatori, composto da un rappresentante per paese, il Consiglio Direttivo, composto da 24 membri scelti sulla base di raggruppamenti di paesi, il Direttore Operativo, scelto dal Consiglio Direttivo.
Le principali critiche mosse verso il FMI nascono dall’impostazione neoliberista assunta nel corso degli ultimi trent’anni, nell’ambito delle condizioni applicate sull’erogazione dei fondi. Molti economisti, tra cui il premio Nobel J. Stiglitz, sostengono che le misure imposte hanno spesso fallito nel recupero della stabilità finanziaria, deprimendo anzi le prospettive di crescita. Il meccanismo di voto è inoltre considerato da alcuni fortemente iniquo, in quanto attribuisce ad USA e paesi occidentali un effettivo diritto di veto sulle decisioni fondamentali. (luigi borrelli)