La fisiognomica o fisiognomìa è un’antichissima disciplina: ne parlano Pitagora, Aristotele, Plinio, il filosofo arabo Avicenna. Essa studia la fisionomia umana e, attraverso di essa, intende interpretare il temperamento, il carattere, la personalità di un individuo.
Le sue basi sono state sistematizzate da Giovan Battista della Porta, nel ‘500, e dallo svizzero Kaspar Lavater, alla fine del ‘700. E Cesare Lombroso, il noto criminologo della fine dell’800, con i suoi studi volti alla ricerca delle anomalie fisiche del “delinquente nato”, si pone anch’egli nel filone fisiognomico.
Ora, la parte più espressiva del nostro corpo è indubbiamente il volto. Non a caso si parla di una faccia onesta, di un viso insignificante, di un volto impenetrabile. E’ attraverso la faccia, in fondo, che ci presentiamo al mondo; ed è l’espressione del nostro viso che riflette i nostri sentimenti buoni o cattivi, le nostre emozioni: la gioia, la collera, la perplessità, la paura. Stiamo parlando, qui, del volto nella sua completezza, composto da fronte, occhi, naso, bocca, mento ecc. Ed è da tutto questo insieme che lo studioso di fisiognomica trae informazioni sulla psicologia di un certo soggetto.
Secondo l’arte fisiognomica si possono distinguere vari tipi di volto; quelli principali sono tre: volto quadrato, volto triangolare, volto rotondo.
Il volto quadrato è quello in cui la larghezza delle tempie è pressoché uguale a quella delle mascelle. E allora, secondo la fisiognomica, chi ha il volto quadrato è quel che si dice una persona… quadrata; una persona concreta, coraggiosa, che ha fiducia in sé; una persona pratica, che ha capacità di comando. Il soggetto sa bene quello che vuole, individua facilmente i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi e li persegue con tenacia e determinazione. Si tratta di un carattere forte. Ed è chiaro, sulla base di tutto questo, che una persona simile è facilmente destinata ad avere un certo successo nella vita. Naturalmente, se ci sono pregi, ci sono anche difetti. Quali? Un eccesso di testardaggine, una certa tendenza alla rudezza, ai modi bruschi, alle maniere spicce.
Quanto poi al volto triangolare, è quello che, largo nella zona delle tempie, si va poi restringendo verso il mento. L’aspetto ricorda, per l’appunto, quello di un triangolo con il vertice rivolto in basso. Il volto triangolare è indice di temperamento timido e di una personalità complessa. Denota, tuttavia, anche una notevole intelligenza e sensibilità. Il soggetto, in un colpo d’occhio, è capace di rendersi conto precisamente di una situazione e vi si destreggia brillantemente. Molti gli interessi, ma difetta la capacità di approfondimento. L’umore è instabile. Il viso triangolare, inoltre, denota scarse capacità a livello pratico. Tutto questo porta pensare che, non si rado, il soggetto in questione spreca delle buone occasioni quanto alla sua realizzazione lavorativa e non.
Venendo ora al volto rotondo, lo si individua per il suo aspetto circolare: i contorni del viso possono facilmente essere inscritti in un cerchio. Nel tipo dal volto rotondo si esprimono in ampio grado le forze della dilatazione, dell’espansione. E non a caso di tratta di un tipo espansivo anche affettivamente. E’ la classica giovialità dei grassi (difficilmente ad un viso rotondo corrisponde un corpo esile). Abbiamo qui il viso aperto, che denota una buona facilità di adattamento all’ambiente come pure un difficile controllo degli istinti “goderecci”, la gola, soprattutto. Sono prevalenti le note cordiali del carattere, l’ottimismo, la tendenza a vivere (e godere) in gruppo. Fortissima l’assimilazione, non solo del cibo, ma anche degli stimoli esterni. Va da sé che questa facilità di relazionarsi agli altri ed al mondo permette al soggetto in questione buone realizzazioni sociali. In tono minore appare la vita interiore.
Esistono poi dei tipi compositi, che derivano da queste forme principali. Sono i tipi misti che, assai spesso, tradiscono un maggiore equilibrio, compensando gli eccessi che, facilmente, possono legarsi ai tipi “puri”. Così, il famoso ovale, ad esempio, risulta da una “fusione” tra il volto tondo e quello triangolare. Ne deriva, ovviamente, anche una fusione, una commistione tra i due caratteri. La maggiore fissità del rotondo, la sua lentezza, viene compensata da una maggior mobilità sia fisica che mentale.
Va infine ricordato che le più moderne espressioni della fisiognomica, come, ad esempio, la cosiddetta “morfopsicologia”, prevedono altre suddivisioni: si parla così, di visi dilatati: sono quelli di forma rotonda, larghi, aperti, che esprimono capacità di adattamento, desiderio di contatti con l’esterno, cordialità; e di visi “ritrattati”: sono quelli stretti, ossuti, chiusi in qualche modo, che appartengono in effetti a persone dal carattere chiuso, poco accomodanti, assai selettive nei contatti con gli altri. Si tratta, come si vede, di una classificazione che non diverge poi troppo da quella tradizionale, che noi preferiamo seguire.