Maggio e giugno sono tradizionalmente i mesi dei matrimoni. Chi non è allergico a questa istituzione, oltre che ai pollini, amerà senz’altro i fiori d’arancio (Citrus aurantium).
Una splendida pianta che ha anche delle proprietà fitoterapiche importanti. Secondo la leggenda, il re di Spagna ricevette in regalo da una principessa una pianta d’arancio talmente bella da farlo innamorare. Un giorno, un ambasciatore ne chiese al re un ramoscello, ma il sovrano disse di no. Offeso, l’ambasciatore chiese aiuto al giardiniere del re, in modo che, dietro pagamento di 50 monete d’oro, gli procurasse un rametto dell’ambita pianta. Il giardiniere procurò il ramoscello all’ambasciatore e ottenne in cambio le monete d’oro, che donò alla figlia come dote perché, fino ad allora, nessuno voleva sposarla in quanto la sua famiglia era povera. Il giorno delle nozze la figlia del giardiniere mise tra i capelli un ramoscello di fiori d’arancio, perché proprio ad esso doveva la sua felicità. Da quel momento i fiori d’arancio sono considerati di buon auspicio per i matrimoni e, secondo il Galateo, dovrebbero essere gli unici gioielli consentiti il giorno delle nozze.
I fiori d’ arancio, inoltre, sono simbolo di fertilità e di purezza virginale. Questa pianta, originaria della Cina, sia nella sua variante dolce che amara, è stata documenta in Italia ed in Europa intorno al XIV secolo e risulta citata fin dal I secolo a.C. nelle cronache degli antichi Romani, che la conoscevano con il nome di “melarancia”. Nei paesi orientali fiori e frutti erano considerati beneauguranti e ogni anno, dal 1100, un carico di frutti partiva da Pechino verso i templi, al fine di offrire un sacrificio gradito agli dei.
Piccola curiosità: la tradizione di addobbare chiesa e abito da sposa con fiori d’arancio nacque ai tempi delle Crociate, quando l’Occidente venne a contatto con la cultura orientale. I saraceni li consideravano fonte di fecondità e per questo li regalavano alle proprie spose. Al giorno d’oggi, meno romanticamente, i fiori d’arancio, chiamati anche “zagare”, vengono usati in fitoterapia per le proprietà digestive, carminative e sedative. Utili, quindi, in caso di dispepsia, colite, insonnia e cefalea. Per uso esterno, l’arancio amaro è indicato per il trattamento delle ulcere cutanee e delle infezioni dell’apparato uro-genitale.