Originario delle regioni Caucasiche il fico (Ficus Carica) si diffuse dopo la scoperta dell’ America da quel continente alla Cina, al Giappone fino all’Europa. L’appellativo botanico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell’Asia Minore.
Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Mesopotamia, Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Il fico, frutto da tutti conosciuto ed apprezzato per il suo gusto dolce e saporito, è circondato da diverse leggende. Nella mitologia egizia il fico, anche conosciuto come sicomoro era un albero cosmico che simboleggiava l’immortalità. L’albero della Vita, così importante da offrire doni preziosi, come il lattice prodotto dai suoi frutti, ritenuto detentore di poteri occulti.
Il legno dell’albero di fico era utilizzato per fabbricare i sarcofagi dei faraoni, in quanto si riteneva che seppellire un defunto nel legno di fico aiutava la persona nel viaggio verso l’Aldilà reintroducendola nel grembo della dea madre dell’albero. Nella mitologia greca il titano Sykèus, (da syke, fico), per sottrarsi a Zeus che lo stava inseguendo, si sarebbe rifugiato presso la madre Gea, la terra. Questa avrebbe poi fatto sorgere dal suo grembo l’albero, che prese il nome del figlio. Plutarco, per quanto concerne la mitologia Romana, ci fa sapere che il fico, anticamente, aveva una valenza sacra ed era legato alle origini di Roma. Pare infatti che la cesta contenente Romolo e Remo, destinati a morire come frutto illegittimo della vestale Rea Silva, non fu trascinata dalla corrente del Tevere che era straripato, ma si arenò miracolosamente in un’insenatura fangosa, sotto un fico selvatico: proprio all’ombra di questo fico la lupa nutrì i due gemelli figli di Marte e della vestale. Della pianta, divenuta sacra, si presero cura i sacerdoti del dio che provvedevano a sostituirlo ogni qual volta si seccasse.
Per i buddisti, il fico, sacro a Visnù, era considerato albero della conoscenza e della verità. Se ci si cibava di fichi appartenenti ad alberi votivi, si veniva puniti per sacrilegio. Nell’Antico Testamento, infine, è riportato che Adamo ed Eva, per coprire le proprie nudità a causa della vergogna determinato dal peccato originale,si vestirono proprio con le foglie di fico. Da un punto di vista fitoterapico il fico è considerato un ottimo lassativo, ma è il gemmo derivato che si è dimostrato più utile nelle applicazioni erboristiche. Grazie all’azione sedativa sui centri nervosi che controllano la secrezione acida dello stomaco, il fico è utile in tutti i casi di infiammazione dell’apparato gastrico dovuti a stress e ansia, in particolare in caso di gastrite, stipsi, ulcera e cattiva digestione.