Dopo aver parlato delle parafilie in generale, ci soffermeremo oggi su di una in particolare, ovvero il feticismo, cioè il bisogno di concentrarsi su un determinato oggetto, indumento, situazione o parte del corpo, per poter stuzzicare la propria fantasia sessuale così da poter provare eccitamento e/o raggiungere l’orgasmo.
Dal feticcio al feticismo
Il termine feticcio deriva dal portoghese feitiço che vuol dire amuleto, talismano, idolo; esso si riferisce quindi agli oggetti sacri venerati dai popoli primitivi, ma anche agli oggetti religiosi quali croci e madonnine a cui diamo una valenza protettiva.
I popoli primitivi si possono metaforicamente rappresentare come l’infanzia della cultura odierna, frequenti sono le similitudini rintracciabili tra questi e i bambini. Ad esempio, in questo caso, la similarità si riscontra proprio nella presenza dei feticci ai quali anche il bambino si lega per sentirsi sicuro: il peluche regalato dal papà, o la copertina rimboccata dalla mamma, prendono il valore delle figure genitoriali (quasi divine per un bambino), valore di estrema importanza soprattutto quando queste non sono presenti.
Quindi con tali oggetti i bambini sentono la presenza rassicurante del loro genitore esattamente come i primitivi con il loro feitiçi, ma anche come attualmente si può riscontrare in alcune religioni più moderne: i cristiani attraverso le loro croci sentono la presenza di Dio.
E così come possiamo intravedere un filo conduttore tra i feticci delle religioni primitive e quelle delle religioni moderne, allo stesso modo possiamo intravedere un continuum tra il feticcio dell’infanzia con quelli della vita adulta, tra cui spicca il feticcio sessuale. La vita sessuale adulta infatti spesso trova supporto da rassicuranti feticci che veicolano l’eccitazione sessuale e il raggiungimento dell’estasi.
In questo caso l’oggetto usato come feticcio non rappresenta la sicurezza della divinità che vede e provvede, né la protettività dei genitori pronti a cullare e soddisfare, ma rappresenta la sicurezza della propria soddisfazione: l’individuo ha come la sensazione che se vi è quell’oggetto potrà sentirsi maggiormente sicuro della propria potenza sessuale e non rischierà di fallire o di sentirsi inadeguato.
Il feticismo è quindi naturalmente presente nella natura umana, ragion per cui la sua presenza, se non limitante, è considerata normale, mentre la sua totale assenza può diventare limitante esattamente come può esserlo il suo utilizzo esagerato, ma è su quest’ultimo aspetto che concentreremo la nostra attenzione, proprio nel tentativo di redimere l’uso dei feticci, ma al tempo stesso ammonirne un loro abuso.
Modalità feticiste
Il feticismo si può presentare in tre diverse modalità definite come:
feticismo attivo, l’individuo si sente protagonista, egli vuole vivere su di sé il feticcio, ad esempio vuole indossare un indumento, vuole che venga utilizzato su di lui un oggetto, vuole che gli si tocchi una parte del corpo o vuole vivere una determinata situazione;
feticismo passivo, il protagonista è l’altro, ad esempio l’individuo può voler vedere il partner indossare un indumento, può voler utilizzare su di lui un oggetto, toccargli una parte del corpo o vederlo in una determinata situazione;
feticismo contemplativo, in questo caso il protagonista è esclusivamente il feticcio, ovvero alla persona basta guardare il suo feticcio o anche solo immaginarlo.
I perché del feticismo
Il motivo per cui determinati oggetti, parti del corpo o situazioni vengono associati all’eccitazione è da ricercarsi nelle prime esperienze di eccitamento dell’individuo che possono ritrovarsi in:
esperienze involontarie che sono andate a creare una sorta di eccitamento nel fanciullo che da adulto rimane legato a certi stimoli, ad esempio le carezze sui piedini durante il bagnetto o aver assistito involontariamente ad effusioni tra adulti;
fantasie sviluppate in giovane età sugli atti sessuali (come, dove e con chi); ad esempio sognare un certo tipo partner che si comporti in un certo modo specifico, o avere convinzioni particolari su come si esegua l’atto sessuale;
esperienze volontarie di eccitamento indotto tramite materiale pornografico o la ricerca di nuove esperienze, ad esempio l’attrazione per le donne in pelliccia dovuto alla visione di film pornografici in cui veniva utilizzato il suddetto abbigliamento;
esperienze di altra natura che hanno sviluppato un certo tipo di personalità che ben si adatta a determinati stili di sessualità, ad esempio aver vissuto da bambini continue esperienze di violenza fisica che andavano a concludersi in regali e scuse affettuose che hanno portato a sviluppare masochismo, anche sessuale.
Tipi di feticismo
Detto questo si spiega perché vi siano così tanti tipi di feticismo: da quelli rivolti ai tipi di abbigliamento (l’infermiera, la segretaria o la scolaretta), capi d’abbigliamento (scarpe, minigonne, reggicalze, perizoma, reggiseno, mutandine bianche) e determinati tipi di stoffa (lattice, pelle, pizzo, pelliccia); passando per quelli fissati esclusivamente con determinate parti del corpo (piedi, gambe, glutei, capezzoli), o determinate caratteristiche fisiche come i capelli biondi, la rotondità, l’altezza, lo stato di gravidanza (maieusofilia), i disturbi fisici o mentali (acrotomofilia, dismorfofilia, abasofilia); arrivando infine al feticismo da situazione, come il desiderio/bisogno di essere guardati, di essere scoperti, o ancora l’essere in una situazione pericolosa oppure adrenalinica, vi è addirittura chi si eccita se è coinvolto in situazioni goliardiche e divertenti.
Insomma ve ne è per tutti i gusti, ecco ad esempio una lista dai feticisti davvero originali: aglmatofilo, colui che prova attrazione per i manichini; brontofilo, colui che si eccita durante i temporali; eritrofilo, colui che prova attrazione per le persone timide e con tendenza ad arrossire; formicofilo, il feticista degli insetti; ibristofilo, persona fortemente attratta dai criminali; pigmalionico, ovviamente, amante delle statue; siderodromofilo, feticista dei treni; sitofilo, il fissato per le bambole; flussofilo, colui che prova eccitazione per i peluche, il furry fandomer, colui che prova eccitazione per persone vestite da peluche; e infine l’hierofilo, probabilmente il feticista nel vero senso della parola, ovvero colui che come feticcio ha i feitiçi, ovvero i simboli religiosi.
Come si può notare si potrebbe dare un nome a qualsiasi tipo di attrazione e fantasia, ma non è questo ad essere davvero importante, lasciamo i nomi ai feticisti delle definizioni, cerchiamo invece di capire la differenza tra il feticismo normale e quello deviato.
Feticismo sano e feticismo morboso
Prima di tutto il feticismo viene considerato patologico quando l’individuo non può farne a meno, sentendolo come unica fonte di sicurezza, che distrae dalla paura dell’incontro con il mondo dell’altro; quindi è considerato morboso se la vita sessuale ruota esclusivamente intorno al feticcio, senza il quale non si riesce a provare eccitazione e a causa del quale la vita sessuale ne risente, relegata ad un’unica fantasia.
Ovviamente tale quadro si aggrava e di parecchio se il feticcio va ad assumere anche un valore affettivo, rischiando addirittura di estraniare l’individuo dal resto del mondo.
Inoltre il feticismo è considerato patologico quando a risentirne sono anche i rapporti sentimentali, ad esempio quando l’individuo non riesce a trattenere il proprio istinto sessuale davanti al proprio feticcio, rischiando non solo di ferire i sentimenti degli altri, ma di arrivare a situazioni al limite del legale.
Riferendoci al rapporto tra partner, il feticismo può essere considerato morboso quando l’individuo non riesce a condividerlo con la propria partner, attuandolo solo di nascosto; oppure quando ad essere amato è prima di tutto il feticcio, portando alla svalutazione del partner dinnanzi alla divinità dell’oggetto, della parte del corpo o della situazione; in definitiva è patologico quando l’individuo mette i suoi bisogni feticisti davanti all’incontro passionale con l’altro.
Infine una forma particolare di feticismo squilibrato è quello in cui il feticcio serve da sostituto di una persona che per un motivo o per un altro non c’è più o non c’è mai stata (perlomeno nell’intimità sessuale).
Ma al di là di questi casi, se il feticcio viene usato liberamente, senza vergogna, senza sostituire le persone, senza che vi sia un’esagerata sopravvalutazione del feticcio, anzi magari cambiandolo di tanto in tanto, in quel caso il feticismo è sano, addirittura necessario ad una vita sessuale che non sia austera e monotona; infatti anche la monotonia (nel sesso così come nella vita) può essere un rassicurante feticcio, forse il più noioso!