Iniziano questa sera le celebrazioni della Festa del Trono, che cade ogni anno il 30 luglio, per celebrare l’ascesa al potere del re Mohammed VI avvenuta nel 1999. Secondo quanto ha annunciato oggi la Casa reale di Rabat, le celebrazioni inizieranno con l’atteso discorso televisivo che il capo di Stato di Rabat terrà a reti unificate questa sera. Domani invece sono previste diverse iniziative legate alla celebrazione ufficiale di questo evento che ricopre un significato particolare quest’anno, in quanto cade il ventesimo anniversario del regno di Mohammed VI. Da giorni i giornali e le principali Tv marocchine parlano di questo evento ricostruendo quelli che sono i tratti essenziali di questi 20 anni di regno. Sono previsti ricevimenti anche presso tutte le ambasciate e i consolati marocchini nel mondo, come quelli in Italia. La casa reale di Rabat ha però deciso di annullare il ricevimento che era prevista presso l’ambasciata del Marocco in Tunisia in occasione del giorno della festa del trono, a seguito della morte del presidente tunisino Beji Caid Essebsi.
Secondo il costituzionalista marocchino Abdellatif Menouni, in questi due decenni “sono stati fatti gli passi avanti essenziali in materia democratica, ma restano alcuni temi da approfondire”. In una prima fase, la priorità era quella di “avanzare nel campo della democrazia, costruire uno stato di diritto, consolidare i diritti umani, cambiare le pagine del passato, riuscire nell’esperienza della giustizia di transizione. Dal 2004 al 2006, è stata data la priorità ai grandi progetti economici, alle grandi opere infrastrutturali – strade, autostrade, porti, aeroporti – e all’economia, con particolare attenzione all’agricoltura, all’industria, energie alternative”. Oggi invece la priorità si sposta sulla “riduzione delle disuguaglianze sociali, spaziali, territoriali, è un enorme cantiere che richiede un nuovo modello di sviluppo più sensibile all’imperativo della giustizia sociale e una nuova politica territoriale a cui la regionalizzazione Advanced contribuirà fortemente”.
Uno dei principali risultati di questi 20 anni di regno riguarda la Costituzione marocchina del 2011 che è l’attuale norma giuridica suprema del Regno. È anche la sesta costituzione marocchina: le precedenti risalgono al 1962, 1970, 1972, 1992 e 1996. La nuova costituzione promulgata dal Dahir (decreto reale) numero 1-11-91 del 30 luglio 2011, trae la maggior parte delle sue disposizioni nelle proposte politiche, sindacali, associative e giovanili. Ha 180 articoli, rispetto ai 108 di quella della Costituzione del 1996. Un altro risultato riguarda la Moudawana (Codice di stato personale marocchino), che è il diritto della famiglia marocchina codificata nel 1958 sotto il regno del defunto re Mohammed V. Questo codice è stato modificato per la prima volta nel 1993 dal defunto re Hassan II, poi rivisto nel febbraio 2004 dal parlamento marocchino e promulgato da il 10 ottobre 2004.
E’ importante anche la strategia adottata da Mohammed VI in qualità di “Amir Al-Muminin” (principe dei credenti), nel campo della riforma e della ristrutturazione del settore religioso. Questa riforma – basata su un approccio che favorisce un Islam sunnita moderato – comprende piani strategici, legislativi, amministrativi, di insegnamento e di organizzazione istituzionale. La pietra angolare è Imarat Al Mouminine (leadership religiosa) che, attraverso tutte le sue prerogative teologiche, storiche, legislative e costituzionali, conserva le basi della sharia (legge islamica). E’ importante anche l’istituzione della Commissione per l’equità e la riconciliazione, organizzazione marocchina istituita il 12 aprile 2004 da Mohammed VI. Lo scopo di questa commissione è di conciliare il popolo marocchino con il suo passato durante gli anni ‘70.
Un altro aspetto di questi 20 anni di regno riguarda lo sviluppo economico e sociale. E’ stato così fondato un organismo, il Consiglio nazionale per i diritti umani (Nhri), il cui lancio è stato annunciato il 18 maggio 2005 e che mirava ad affrontare il deficit sociale nei quartieri urbani poveri e nelle comunità rurali dei più poveri del Regno. L’obiettivo era quello di ampliare l’accesso ai servizi e ai servizi sociali di base, promuovere attività e posti di lavoro stabili che generano reddito, assistere le persone con elevata vulnerabilità o con esigenze speciali. In questo contesto si inserisce il progetto di sanità pubblica. Il miglioramento e l’estensione della copertura medica è uno dei pilastri dello sviluppo umano e sociale sostenuto da Mohammed VI.
A tal fine, nel 2002 sono stati creati due piani di copertura medica di base: l’assicurazione sanitaria obbligatoria di base (Amo) e il piano di assistenza medica (Ramed). Il primo si basa sui principi e sulle tecniche di assicurazione sociale a beneficio delle persone in condizioni di lavoro retribuito, pensionati, ex combattenti della resistenza e membri dell’Esercito di liberazione e studenti. Il secondo si basa sui principi di assistenza sociale e solidarietà nazionale a beneficio dei poveri. Il tasso di copertura della popolazione attraverso l’assicurazione sanitaria, compreso il Ramad, ha raggiunto il 53,8 per cento nel 2017, secondo l’Osservatorio nazionale per lo sviluppo umano (Ondh), anche se permangono differenze tra le aree urbane e zone rurali, nonché tra le diverse regioni del Regno.
Un altro tema ricorrente in questi anni è stato quello della formazione professionale. Mohammed VI è sempre stato particolarmente interessato alla questione dell’occupazione giovanile. Una questione che rientra nel quadro dell’orientamento economico avviato dal Marocco. “L’inserimento socio-professionale non è un privilegio concesso ai giovani. Perché ogni cittadino, qualunque sia l’ambiente da cui è nato, ha diritto alle stesse opportunità e alle stesse possibilità di accesso a un’istruzione di qualità e ad un lavoro degno”, ha dichiarato re Mohammed VI nel discorso pronunciato 20 agosto alla Nazione in occasione del 65mo anniversario della Rivoluzione del re e del popolo. Un altro tema è quello della decentralizzazione che è stata una “scelta strategica irreversibile” dell’organizzazione territoriale, accompagnata da una politica di decentralizzazione dello Stato.
Sul fronte edilizio invece il regno ha visto un vero e proprio boom negli ultimi 20 anni con la nascita di nuovi quartieri in molte città. L’interesse di Mohammed VI per la lotta contro l’edilizia abitativa insalubre e l’eradicazione della baraccopoli si è manifestato con il discorso reale dell’11 ottobre 2002: “Non possiamo preservare la dignità del cittadino se non fornendogli un alloggio decente”. Da allora, le politiche pubbliche si sono concentrate sull’accelerazione del ritmo dell’eradicazione delle baraccopoli, sull’attuazione del programma “Città senza baraccopoli” e sull’aumento dell’offerta di alloggi, in particolare per i gruppi a basso reddito attraverso alloggi a basso costo. La Mohammed V Foundation for Solidarity contribuisce con gli altri attori sociali alla lotta contro la povertà.
Sul piano economico la principale leva dell’economia nazionale, l’agricoltura marocchina, si è sviluppata grazie a una mobilitazione attorno al programma “Green Morocco”, inaugurato nell’aprile 2008. Il progetto mira a rendere l’agricoltura uno dei primi settori dello sviluppo produttivo, a modernizzarla, a promuovere investimenti agricoli, a garantire la sicurezza alimentare, a stimolare le esportazioni di prodotti agricoli e a promuovere prodotti locali. Il piano “Green Morocco” mira anche a sostenere l’agricoltura su due assi. Il primo è un’agricoltura moderna, ad alto valore aggiunto e ad alta produttività che soddisfa le esigenze del mercato incoraggiando gli investimenti privati e adottando nuovi mezzi di assemblaggio dei prodotti agricoli, sviluppando le esportazioni agricole marocchine e le attività industriali. legato all’agricoltura.
Per quanto riguarda il secondo asse, mira a migliorare le condizioni di vita dei piccoli agricoltori e a combattere la povertà nelle zone rurali aumentando i redditi agricoli nelle aree più vulnerabili, nonché a promuovere l’agricoltura di solidarietà attraverso il lancio di diverse cooperative di agricoltori in tutto il Marocco. Sul piano industriale invece abbiamo assistito ad una accelerazione senza precedenti nella storia del paese. Il processo è stato intensificato dall’attuazione di strategie settoriali mirate. In questo modo, il settore industriale marocchino ha avviato una dinamica di crescita che si è notevolmente consolidata dall’attuazione del piano di emergenza e dalla conclusione, nel 2009, del patto nazionale per l’emergenza industriale.
Un altro tema al centro del dibattito politico degli ultimi mesi è quello dell’immigrazione. Il re Mohammed VI è stato incaricato di coordinare il programma sull’immigrazione all’interno della nuova Commissione dell’Unione Africana (Ua). A seguito delle direttive reali, il Marocco ha istituito una strategia nazionale in materia di immigrazione e asilo che ha consentito a decine di migliaia di persone in una situazione irregolare di ottenere un permesso di soggiorno per rimanere legalmente sul suolo marocchino. La prima eccezionale operazione di regolarizzazione per stranieri provenienti dall’Africa, ma anche dal Medio Oriente e persino dall’Asia, condotta nel 2014, ha permesso di regolarizzare 23.096 persone. La seconda operazione, avviata a dicembre 2017, ha visto regolarizzare oltre 30 mila migranti.