E’ stato presentato questa mattina dal presidente della Federazione italiana editori il rapporto sulla Stampa in Italia nel biennio 2010-2012. I numeri ovviamente non sono per niente positivi. Intanto oltreoceano, il Chicago Sun-Times licenzia i fotografi: le foto le possono fare i giornalisti.
Se la foto da allegare ad un servizio la può fare lo stesso giornalista che scrive il pezzo, perché pagare un altra persona. Ecco questa è una domanda importante, perché dalla risposta derivano poi tante conseguenze.
Il Chicago Sun-Times, fondato nel 1948, ottavo quotidiano negli Usa per copie diffuse, vincitore di otto premi Pulitzer, facente parte del gruppo editoriale Sun-Times Media Group che gestisce 40 quotidiani e settimanali locali ha deciso di licenziare i suoi 28 fotografi, perché a scattare le foto al loro posto saranno i giornalisti.
Secondo il comunicato (The Sun-Times business is changing rapidly and our audiences are consistently seeking more video content with their news. We have made great progress in meeting this demand and are focused on bolstering our reporting capabilities with video and other multimedia elements. The Chicago Sun-Times continues to evolve with our digitally savvy customers, and as a result, we have had to restructure the way we manage multimedia, including photography, across the network.) il giornale si sta evolvendo insieme ai suoi lettori, quindi occorre modificare il modo con cui vengono gestiti i contenuti multimediali. Insomma, i lettori chiedono notizia insieme a foto e video, quindi il giornalista può fare tutto insieme.
La realtà è che il Chicago Sun-Times deve fare i conti con il calo di investimenti pubblicitari e abbonamenti e con le nuove tecnologie.
E proprio di calo drastico di investimenti ha parlato oggi il presidente della Federazione italiana editori giornali e periodici, Giulio Anselmi (relazione, studio e lettera aperta al governo sono leggibili in allegato).
L’editoria sta attraversando una pesante crisi e gli effetti dell’evoluzione tecnologica sembrano amplificati dalla negativa congiuntura economica e i fattori di criticità risultano ulteriorimente accresciuti dal permanere di storici limiti di natura strutturale.
Il mercato pubblicitario poi è fortemente sbilanciato a favore delle televisioni, la mancanza assoluta di controllo della Rete, le carenze e inefficienze del sistema distributivo che generano elevati livelli di resa e, non ultimo, la scarsa propensione degli italiani a comprare giornali (ma questo c’è sempre stato).
Fatto sta che nel 2011, su 52 imprese, 37 sono risultate in perdita e solo 15 quelle in utile. L’unico settore in cui aumenta la pubblicità è Internet: i ricavi da editoria on line sono in costante crescita. Ma se si vanno ad osservare i dati del settore occupazione si nota che questo è fortemente in flessione.
La politica – ha detto Anselmi – ha praticato una troppo lunga latitanza, serve una ridefinizione complessiva delle forme di sostegno all’editoria, spostando risorse da soggetti ai progetti, dai contributi agli incentivi. Ma soprattutto serve “rapidità di intervento”.
LA_STAMPA_IN_ITALIA_2010-2012.pdf
RELAZIONE_DEL_PRESIDENTE_FIEG.pdf
Lettera_aperta_al_Governo_e_Proposte_di_intervento.pdf