Pochi giorni prima delle feste natalizie, Fantomars ha invitato amici e nemici all’inaugurazione di una mostra personale del solito artista “trapassato presente” Gioacchino Montagna, incentrata sulla figura della ballerina, in particolare della ballerina meccanica, Coppelia appunto, dal titolo dell’omonimo balletto. La bambola animata che volteggia come una ragazza in carne e ossa, rivisitata in variegate rappresentazioni, diventa metafora della vita, dalla cui grazia possiamo lasciarci incantare pur sapendo che è illusoria la nostra pretesa di influenzarne le movenze, già programmate dal destino giocattolaio.

 

Un’occasione per pacificarsi, dopo un anno per molti non troppo felice, con se stessi e con coloro che accoglieranno l’invito, rispondendo senza paura all’indecifrabile sorriso di colei che compie “giri di danza e di dolcezza”, per dirla con Eluard.
Paolo_Mattioli_fantomarsLa mente e il cuore di Fantomars,  Giovanni Monti direttore dell’associazione culturale bolognese incastonata nel quartiere Sant’Isaia, dice di non volere apparire come persona. Nel senso di non desiderare altro che emerga ciò che ha fatto — produzione, nel suo insieme, decisamente rimarchevole sia in termini artistici che letterari, tanto da bastare a colmare qualche centinaio di metri quadri di una Fondazione medio grande — e che questo appaia come una sorta di movimento aggregativo.
Fantomars arte accessibile
nasce dall’idea di portare l’arte in un luogo fisico diverso dai consueti circuiti mercantili e istituzionali di esposizione e smercio, e questa parola non si intenda scelta a caso, dice Giovanni Monti. Sicché basterebbe varcarne la soglia per capirlo, in quanto l’insieme si da tutto in una stanza che appare subito come una specie di bric à brac delle meraviglie. La filosofia iniziale, al momento della fondazione, fu quella delle gallerie a basso costo di ispirazione iberica: nessun pezzo doveva, e così è, superare gli ottocento euro.

 

Prima di oltrepassarne la soglia una locandina recita così:
Fantomars è uno spazio misteriosamente scaturito dal nulla in via Frassinago numero tre D, a Bologna.
Dove potrai:
Entrare sentendoti libera oppure libero, o anche tutti e due, di restare dieci secondi o due ore.
Guardare tutto quello che vuoi, toccare tutto quello che vedi, cercare pure quello che non vedi, trovarlo e toccarlo.
Godere di quello che vedi, tocchi e trovi.
Lasciandolo sciogliere dentro i tuoi sensi come una caramella se lo trovi dolce, come un bicchiere di vino se lo trovi forte, come una sorpresa se lo trovi emozionante.
L’arte è una delle poche cose rimaste di cui possiamo godere senza bisogno di possederla materialmente.
Il piacere che provi vedendola, guardandola, toccandola è ripetibile.
Per esempio se ripassi di qua per vedere nuovamente quella cosa che ti è piaciuta o altre che non hai ancora visto, ma sospetti che ti possano piacere.
Ti potrebbe anche piacere portarti a casa qualcosa che hai riconosciuto, che parla il tuo stesso linguaggio, oppure un linguaggio assolutamente diverso che però entra in risonanza con le tue vibrazioni.
Solo in tal caso te la potremmo vendere.
Se proprio insisti.
Non per una questione di mercato, semmai di entusiasmo.
Del tuo entusiasmo.
Dell’entusiasmo dell’artista che ha fatto quella cosa e di tutti gli altri che hanno fatto tutte le cose qui.
Qui non esistono cose come obiettivi e risultato, noi sappiamo che ci sarà comunque lo scambio delle energie prima di quello della materia, che sia questa materia denaro o colore.
Se scambiamo energie la cosa gioverà a tutti.
Gli artisti creano solo per energia.
Quelli che creano per altri motivi non ci interessano, manco se sono bravi.
Questi qui sono liberi.
Ciao, te.
P.S.: potrai entrare qui anche semplicemente perché fuori piove.

Fantomars_esperimento_di_scrittura_automatica«L’avvento del web ha rappresentato un notevole polmone per respirare situazioni alternative», sostiene Giovanni Monti; con blog e siti dedicati alle espressioni meno codificate e più spontanee dell’attività creativa. Tuttavia, l’aggregazione e lo scambio virtuale hanno un naturale limite nella fruizione diretta dei lavori proposti e nella condizione “prima” dello scambio, il quale deve essere in prima istanza epidermico e, in seguito, proporsi di incontrare un pubblico possibilmente più vasto ed eterogeneo possibile. Potremmo persino osare parlare di dono, osservando la funzione sociale che ha assunto Fantomars, anzitutto per il tipo di persone che hanno deciso di esporvi e che si riuniscono con una certa frequenza a banchettare dopo ogni iniziativa in mostra. Come in una sorta di piccola comunità.
In un paio di anni di vita l’esperimento di uno spazio aperto a molte energie, non deputato a una funzione meramente mercantile quanto a uno scambio orizzontale fra chi propone arte e chi ne gode, ha dato notevoli risultati in termini di spunti e proposte, e ha naturalmente selezionato una sorta di movimento estremamente fluido e libero, dentro il quale operano e si muovono molti interessanti personaggi, non solo strettamente legati alle forme più tradizionali del fare artistico.
L’approccio informale e poco “paludato”, che ha alcuni punti di contatto con l’ironico distacco dalle convenzioni caro ai crismi surrealisti, ha permesso che emergessero voci altrimenti relegate in comparti stagni e settori definiti “minori”, i quali, invece, hanno potuto fondersi dando vita a fenomeni talora inspiegabili.

Per esempio ― mi riferisce quasi con orgoglio divertito Giovanni Monti ― durante l’inaugurazione della mostra collettiva sulla magia, che vedeva la presenza anche di foto medianiche realizzate da uno studioso della materia, misteriosi influssi hanno fatto sì che un paio di quadri cambiassero di posto senza troppo farsi notare; di sicuro per opera dello spirito burlone immortalato, è il caso di dirlo, trattandosi di morto, nello spettrogramma colorato della sua energia, volatile ma non certo inerte. E così durante il ciclo estivo, inserito nel cartellone di Bologna estate 2011, di “incontri artistico esoterici”, con mostre personali a pareti alternate, e sinergica lettura dei tarocchi, sono state presentate tavole realizzate in canalizzazione con l’anima inquieta del trapassato pittore Gioacchino Montagna, vissuto (o forse no?) alla fine del 1500. Insomma l’espansione dei limiti mentali che sempre contraddistingue l’artista, si addentra in Fantomars dentro territori vergini e fertili, dove ciò che viene generato non è quasi mai monetizzabile, ma è per questa stessa ragione ancora più prezioso, perché capace di generare cerchi nell’acqua stagnante del panorama culturale metropolitano, magari cerchi quadrati come li avrebbe voluti De Dominicis (sic!), anconetano, quest’ultimo, come lo stesso Monti.

Per ogni altra informazione si rimanda alla visione del sito www.fantomars.jimdo.com

FANTOSOFIA

1 Nessun attaccamento a un risultato preciso. La vendita non è prioritaria. Prima intenzione (non obiettivo) è offrire sensazioni e divertimento al pubblico e dare agli artisti la possibilità di offrirle.

2 Solo mostre collettive, e per di più tematiche. Più voci per ampliare la possibilità di “riconoscere” qualcosa di affine, e il caleidoscopio di avere tanti punti di vista diversi su un unico tema

3 No ai tabu galleristici. Es. lo spazio o il “troppo”. L’occhio non va isolato o guidato, può scegliere con grande libertà e anarchia e avere anche la possibilità di confondersi o addirittura smarrirsi.

4 Accessibilità bilaterale. Per il pubblico ma anche per chi vuole esporre, sempre gratuitamente e magari anche solo qualcosina nei books , ma esserci con la propria energia.

5 Atteggiamento orizzontale: l’arte non cala dall’alto, viene posta a metà tra chi la fa e chi ne gode, e quest’ultimo è libero di prenderne ciò che vuole (anche nulla).

6 Contatto: con adeguate protezioni trasparenti i lavori sono tutti maneggiabili. La materia può farsi sentire

7 Cambiamenti frequenti dei lavori e artisti, mostre esposte a parete rinnovate ogni 40 gg. circa e rotazioni anche degli altri lavori presenti negli album o negli scaffali

8 Happening frequenti tipo performance, letture (di poesie? di tarocchi? di occhi?) o anche semplici festicciuole.

9 Prezzi comunque contenuti, nessuna esclusiva sugli artisti, che sono liberi di riprendersi i lavori quando gli pare. Nessuna strategia di marketing, qualsiasi sia il nostro piano, il destino ne avrà uno migliore.

10 Giocosocazzonismo come filosofia di base. Se un artista si prende molto sul serio e si fa “il viaggio”, le pagine gialle sono piene di altre gallerie (di quelle “vere”).

 

Artisti rappresentativi della galleria:
Francesca Anita Modotti, Davide Pasciuti, Paolo Mattioli, Gabriele Codecà, Caterina Foresi, Pietro Franca, Daniele Pezzoli, Nicola Corona, Valerio de Filippis, Lara Zibret e tanti altri.

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