La lotta all’evasione è la grande assente della manovra varata dal governo Monti. Le misure
sulla tracciabilità oltre i 1.000 euro e la comunicazione dei movimenti dei rapporti finanziari
all’Anagrafe vanno nella giusta direzione, ma servono misure più incisive a partire dalla
tracciabilità per i professionisti sopra i 100 euro e l’elenco clienti – fornitori per le imprese.
Nonostante l’evasione fiscale ammonti ad oltre 125 miliardi. di euro su base annua, che
corrisponde a 344 milioni al giorno e 14,33 milioni ogni ora e l’Italia sia buon seconda, dopo la
Grecia, nella speciale classifica dei Paesi con maggior tasso di evasione, le misure adottate
lasciano davvero poco convinti. Ciò che è più grave è che in presenza di una manovra che non
fa sconti a nessuno è mancato al governo il coraggio di impostare una strategia organica di
aggressione ai fenomeni elusivi ed evasivi. La lotta all’evasione è un processo di lungo periodo
che necessita di una legislazione adeguata, di una amministrazione efficiente e soprattutti di un
indirizzo politico chiaro e costante nel tempo. È positivo che Monti abbia annunciato che non ci
saranno condoni. Ma non basta. Occorre fornire il nostro Paese anzitutto di una serie di
strumenti normativi in grado di consentire all’Amministrazione finanziaria la massima
conoscenza della situazione patrimoniale e reddituale dei cittadini. Attualmente gli unici redditi
interamente ed effettivamente conosciuti dal fisco sono quelli dei lavoratori dipendenti e dei
pensionati. Occorre attraverso una normativa adeguata mettere tutti i contribuenti sullo stesso
piano di fronte al fisco. Con la telematica e le nuove tecnologie ciò è possibile. Quindi occorre
farlo. E non attardarsi in misure premiali per chi sceglie la trasparenza.
La manovra salva-Italia dedica tre articoli alle misure per l’emersione della base imponibile e la
trasparenza fiscale, due dei quali (la riduzioni del limite di tracciabilità dei pagamenti a 1000
euro e la comunicazione periodica dei movimenti dei rapporti finanziari all’anagrafe tributaria)
rappresentano un timido passo in avanti nel contrasto ai fenomeni evasivi, l’altro, cioè
l’introduzione dal periodo d’imposta 2013 del regime premiale per favorire la trasparenza,
potrebbe invece costituire una autentico boomerang per il fisco, anche in termini di costi/benefici[1].
Non è condivisibile il principio premiale ispiratore dell’istituto (ti premio perché ti rendi
tracciabile, dunque si presume che non evadi) perché fa passare l’idea che nella società
italiana prevalgono i furbi, che l’evasione fiscale viene tollerata e vale – di norma – il principio
esattamente opposto e cioè “chi può evade” In questa ottica l’evasione costituisce tutt’al più, un
peccato veniale. Inoltre, il principio è discriminatorio perché il legislatore non premia con
benefici analoghi i lavoratori dipendenti e pensionati onesti (per esempio a favore di chi aderisce
al regime premiale viene prevista a certe condizioni una franchigia di 1/3 ai fini del
redditometro), solo perché sono tracciati in via sistematica, attraverso il cud e il sistema delle
ritenute d’imposta.
Tenendo conto che presumibilmente al regime premiale saranno interessati essenzialmente
coloro che già oggi non hanno nulla da temere (i minimi, i monomandatari, finte partite iva, etc.
etc. ),e che non lo saranno tutti gli altri, si arriva al paradosso che gli onesti saranno tracciati e i
disonesti si guarderanno bene dall’optare per tale sistema[2].
Qualcuno sostiene che l’introduzione del regime premiale consentirà quantomeno di liberare
altri 007 del fisco per potenziare il controllo sulle imprese e professionisti che non aderiscono al
regime opzionale. È facile rilevare invece che l’Agenzia delle entrate per assicurare l’attività di
assistenza, consulenza ai contribuenti in regime premiale, nonché il monitoraggio dei dati
trasmessi, dovrà, invece, impegnare nuove e rilevanti risorse di personale da formare
adeguatamente, a prescindere dal numero di coloro che aderiranno al tutoraggio.
Cosa fare per erodere lo zoccolo duro dell’evasione di massa. Dal rapporto Lef,[3] è emerso
che nel biennio 2006/2007, in cui hanno trovato applicazioni alcune norme antievasione
particolarmente severe ed efficaci introdotte dal Governo Prodi (in particolare elenco clienti e
fornitori e tracciabilità e conto dedicato per i professionisti) si è realizzato il massimo di
compliance spontanea da parte dei contribuenti. In particolare, a fronte di un Pil intorno al 4%
il reddito di lavoro autonomo è cresciuto nel 2006 e nel 2007, rispettivamente del 17,38% e del
13,87 e quello d’impresa nel 2006 ha realizzato la maggiore performance di sempre, con un
incremento a due cifre pari al 10,36%. Per contro nel 2008, in concomitanza con l’abrogazione
delle citate disposizioni, si è avuto il crollo verticale di compliance spontanea da parte delle
imprese e dei professionisti, presumibilmente legata all’atteggiamento meno incisivo e attento
verso i fenomeni evasivi assunto dal Governo Berlusconi – Tremonti. A fronte di un incremento
del Pil del 1,4 %, modesto, ma pur sempre di segno positivo, si è avuto un catastrofico
decremento del gettito da lavoro autonomo ( – 10,22%) e da reddito d’impresa – 14,92%).Ciò premesso, qui di seguito si prospettano cinque misure, di buon senso, di facile attuazione e
di particolare efficacia anti evasiva, che si potrebbero introdurre da subito, già in sede di
conversione del dl.Salva-Italia, (rinviando altre misure più strutturate ad un successivo
intervento[4]), e cioè:
1 Prevedere per legge un piano straordinario di controlli fiscali nel triennio 2012, 2013 e 2014,
con il coinvolgimento anche degli enti locali;
2 Reintrodurre l’elenco clienti e fornitori in formato telematico per tutte le imprese. L’elenco
clienti e fornitori consente l’incrocio sistematico dei dati presenti nell’elenco fornitori
dell’acquirente con quelli dell’elenco clienti del venditore, l’eventuale evasione (mancata
registrazione dell’acquisto o della vendita) verrebbe intercettato automaticamente dall’Anagrafe
tributaria. Questo vale anche per i consumatori finali. L’inclusione nell’elenco clienti di tutti i
codici fiscali dei consumatori finali nei confronti dei quali fossero state emesse fatture,
consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di avere a disposizione ulteriori dati utili a conoscere il
tenore di vita del contribuente per valutarne la rilevanza ai fini del cd. “redditometro”. Il ripristino
dell’elenco clienti e fornitori eviterebbe, per esempio, che in imprenditore o un professionista
possa rilasciare una regolare fattura al cliente di 500 euro e poi, non la registri nella sua
contabilità oppure la registri per 50 euro, confidando nella scarsa probabilità di incappare in un
controllo incrociato. l’elenco clienti e fornitori alimentava il software CLIFO, che ha consentito
all’Agenzia delle Entrate, di intercettare tempestivamente moltissime frodi IVA cd. “frodi
carosello” perpetrate negli anni 2006/2007.
3 Reintrodurre la tracciabilità dei pagamenti ai professionisti e agli altri lavoratori autonomi e i
conti correnti dedicati – I compensi di importo pari o superiori a 100 euro devono essere
riscossi con assegni, bonifici o altri strumenti di pagamento elettronico. Gli esercenti arti e
professioni sono obbligati a far affluire tutte le somme riscosse su conti correnti dedicati e dai
quali sono effettuati i prelevamenti da conti correnti).
4 Integrare la disposizione sulle indagini bancarie – comunicazione consistenze finanziarie
iniziali e finali – uso diretto dei dati e delle notizie relative ai rapporti finanziari ai fini
dell’accertamento -. Fino a ieri gli uffici finanziari potevano conoscere direttamente, tramite
l’anagrafe tributaria solo l’esistenza dei rapporti, le banche presso cui erano aperti tali rapporti
e l’identità dei titolari, la disposizione sull’emersione della base imponibile (art. 11 dl.
Salva-Italia) dà ora la possibilità di conoscere anche i relativi movimenti, per la individuazione
dei contribuenti a maggior rischio di evasione. La norma può essere ulteriormente migliorata.
Sarebbe utile ai fini del controllo conoscere per ciascun anno anche la consistenza finanziaria
iniziale, l’ammontare complessivo dei movimenti e la consistenza finale dei detti rapporti. Ma
soprattutto la norma va integrata per consentire all’Ufficio Finanziario competente l’uso diretto
dei dati e delle notizie acquisite dall’anagrafe dei conti, ai fini dell’accertamento della posizione
fiscale del singolo contribuente. Per assicurare, poi, un adeguata tutela del diritto alla difesa del
contribuente interessato dalle indagini bancarie, andrebbe previsto l’obbligatorietà del
contraddittorio in fase istruttoria (invito al contribuente a fornire chiarimenti prima di emanare un
atto di accertamento);
5 Aumentare la sanzione amministrativa tributaria ridotta (fortemente ridotta dal governo
Berlusconi) applicabile in caso di adesione all’accertamento e al verbale o acquiescenza
(ripristinando la precedente misura di 1/4 o meglio fino a 1/3 del minimo.
6 Prevedere per gli imprenditori ed i professionisti che il maggior reddito rilevato in via sintetica
(redditometro) sia imputabile quale reddito d’impresa o di lavoratore autonomo, salvo prova
contraria. Con la conseguenza che la rettifica operata sinteticamente ai fini delle imposte dirette
ha effetto anche per l’Imposta regionale sulle attività produttive e per l’Imposta sul valore
aggiunto, relativamente alle fattispecie per esse rilevanti, nonché ai fini contributivi. Il maggior
reddito occultato da un professionista o da un imprenditore, scoperto mediante l’accertamento
sintetico, deriva – ovviamente – da proventi o corrispettivi non dichiarati provenienti dalla sua
attività lavorativa abituale, per esempio, per il chirurgo dagli interventi effettuati, per l’avvocato
dalla difesa dei suoi assistiti, per il commerciante dalla vendita dei suoi prodotti, per il
ristoratore dai pasti forniti, per il costruttore dalla vendita degli immobili. L’attuale normativa,
invece, non qualifica la fonte del reddito evaso come reddito d’impresa e/o di lavoro autonomo,
imputando il maggior reddito direttamente ad incremento del reddito complessivo. Di
conseguenza attualmente l’accertamento sintetico favorisce gli imprenditori e i professionisti
evasori, perché non rileva ai fini IVA, Irap e ai fini previdenziali.
L’assunzioni di queste sei misure, oltre a determinare rilevanti e non occasionali benefici per le
casse dello Stato, rappresenterebbe un segnale di discontinuità e di reale cambiamento, sulla
base del quale rifondare, in una fase così delicata per l’ Italia, il patto fiscale tra Stato e cittadini
onesti.
Note: [1] Il regime premiale per favorire la trasparenza – il regime interessa le imprese
individuali e in forma di società di persona, nonché i lavoratori autonomi che accettano,
mediante opzione, il tutoraggio dell’Agenzia delle entrate. Il contribuente che opta per tale
regime è tenuto all’ invio telematico all’Amministrazione finanziaria dei corrispettivi, fatture
emesse e ricevute e all’istituzione di un conto dedicato ai movimenti finanziari in entrata eduscita relativi all’attività commerciale o di lavoro autonomo. In cambio l’Agenzia delle entrate si
fa carico della assistenza in toto del contribuente ai fini degli adempimenti fiscali
(predisposizione automatica liquidazioni periodiche IVA, mod. 770/semplificato, modelli cud
dipendenti etc .etc.). Viene soppresso l’obblighi di emettere scontrini e ricevute fiscali e
anticipato il termine di compensazione del credito iva, con abolizione del visto di conformità per
le compensazioni superiori a 15.000 ed esonero dalla prestazione di garanzia per i rimborsi
IVA. I soggetti in contabilità semplificata inoltre determinano il reddito Irpef secondo il principio
di cassa e sono esonerati dalla tenuta delle scritture contabili e del registro dei beni
ammortizzabili, nonché dalle liquidazioni, dai versamenti periodici e dal versamento dell’acconto
ai fini IVA . Nei contribuenti soggetti all’accertamento basato sugli studi di settore, che risultano
adeguati o si adeguano ai valori previsti dagli studi sono preclusi gli accertamenti analitici –
induttivi basati su presunzioni semplici ( purché gravi, precisi e concordanti), sono ridotti di un
anno i termini di decadenza per l’attività di accertamento da parte delll’A.F., godono di una
franchigia di 1/3 nel caso di accertamento sintetico.
[2] vedi V.Visco, Intoccabili Evasori, 6.12.2011,su www. Lavoce.info
[3] si veda su questo sito l’articolo “Irpef, l’82 % pesa sul lavoro dipendente e pensioni , in 6
anni + 2%” ed il Rapporto Lef 2003-2009 pubblicato in Documentazione
[4] Sul tema si richiamano i precedenti articoli pubblicati su questo sito, in particolare Oreste
Saccone “Scacco matto all’evasione in 10 mosse, per seria lotta all’evasione serve coerenza,
tracciabilità e addio condoni”, 6 settembre 2011
www.fiscoequo.it