Mentre l’attenzione dei media e della stragrande maggioranza degli italiani era rivolta al voto di fiducia della Camera, dove Renzi è approdato per la prima volta assieme al suo Governo martedì 25 febbraio, all’interno del Movimento 5 Stelle cominciava una resa dei conti senza precedenti.
Nella notte fra martedì 24 e mercoledì 25, i gruppi parlamentari pentastellati, riuniti in seduta comune, hanno votato l’espulsione di 4 “dissidenti”, accusati di aver rilasciato troppe dichiarazioni in controtendenza rispetto alla linea dettata da Grillo e Casaleggio. Lorenzo Battista, Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino: questi i nomi dei quattro Senatori a 5 stelle espulsi dal Movimento. Dopo il voto favorevole dei gruppi parlamentari la parola è tornata agli elettori che hanno confermato, tramite consultazioni online, il destino dei quattro. Lo stesso Grillo si era espresso chiaramente auspicando che il voto online potesse confermare la “scomunica”. E così, mercoledì sera, poco meno di 30mila iscritti hanno votato per la cacciata dei 4 dissidenti dalle fila del movimento, confermando quanto già deciso dai gruppi parlamentari. Secondo le accuse dei loro colleghi i Senatori “eretici” avrebbero orchestrato una «martellante campagna sugli organi di informazione nazionali», procurando così «una grave lesione a tutto il Movimento 5 Stelle». La cacciata dei dissidenti ha però aperto una voragine fra le fila dei 5 Stelle perché molti parlamentari non hanno condiviso il trattamento riservato ad Orellana e agli altri 3 Senatori e, sia al Senato come alla Camera, molti si dicono pronti a chiamarsi fuori dal movimento di Grillo divenuto ormai una vera e propria prigione per i suoi stessi eletti.
In realtà la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la reazione dei 4 parlamentari all’indomani delle consultazioni in streaming con il premier in pectore Matteo Renzi: «Abbastanza inutile» -così il senatore Luis Alberto Orellana aveva definito i 10 minuti di incontro/scontro fra il comico e il neo presidente del Consiglio, aggiungendo che «pur condividendo la tesi sulla poca credibilità di Renzi, avrebbe dovuto farlo parlare e affrontare con lui qualche contenuto. Così Grillo è apparso, probabilmente, un po’ eccessivo: immagino, nella testa di qualcuno, può essere risultato un po’ sgradevole, un po’ prepotente nel rispondere “non ti do neanche un minuto” quando Renzi glielo chiedeva». Dopo queste dichiarazioni, giovedì 20 febbraio, sul blog di Beppe Grillo è comparso un post dal titolo inequivocabile: “Fuoco amico (?)”, in cui Grillo, o chi per lui, accusava i 4 senatori di rilasciare dichiarazioni non concordate per mettere in difficoltà il Movimento. Venerdì 21 arriva il tweet del comico genovese che “scomunica” definitivamente Orellana il più carismatico ed esplicito nelle critiche nei confronti della diarchia Grillo/Casaleggio: «Orellana è stato sfiduciato dal territorio». Il tweet di Grillo ha apposto il sigillo del leader ad un comunicato arrivato dal meet-up di Pavia, gruppo da cui proviene Orellana
Nebbia in Val Padana
Orellana. Ha 53 anni e origini venezuelane. Grillino della prima ora, è uno dei fondatori del Movimento, noto per la sua popolarità fra gli iscritti che ne hanno fatto uno dei volti più apprezzati del Movimento tanto da divenire il candidato dei 5 stelle alla presidenza del Senato. Da tempo però Grillo e Casaleggio sognavano di sbarazzarsi di lui per l’atteggiamento dialogante nei confronti delle altre forze politiche. Non è facile però liberarsi di uno dei senatori più apprezzati dal popolo a 5 stelle senza incorrere nuovamente in accuse di scarsa democrazia interna. L’unica soluzione è che la scomunica questa volta venga dal basso, dagli attivisti e non più, come nei casi precedenti, da Grillo in persona. Ecco allora la nota del meet up di Pavia che spiega: «Durante l’assemblea provinciale tenutasi a Pavia in data 7 febbraio 2014, nel confronto col portavoce Orellana è emerso un generale e consolidato stato d’insoddisfazione da parte dei gruppi territoriali». Fin qui ciò che si legge nel blog di Grillo, ma perché Orellana è stato sfiduciato dal suo territorio? Nella famosa assemblea di Pavia il meet-up ha chiesto al suo senatore di riferimento di frequentare di più il territorio condividendo progetti e critiche con gli attivisti pavesi. Orellana ha accettato le critiche impegnandosi a venire incontro alle richieste della base ma, pochi giorni dopo, il 20 febbraio, è arrivata la nota in questione con cui il senatore è stato “epurato” dalla sua stessa base. Ma cosa è successo nei giorni intercorsi fra l’assemblea di Pavia e la nota sul blog di Grillo? Nulla, tuttavia i gruppi M5S e i Meetup della Provincia di Pavia (Pavia, Voghera, Vigevano, Casorate Primo, Mede Lomellina, Casteggio, Cigognola, Casei Gerola) dichiarano la mancata realizzazione delle promesse di Orellana e sfiduciano ufficialmente il senatore.
Ma il comunicato di epurazione pubblicato sul blog viene dichiarato illegittimo da molti esponenti del Movimento in Lombardia e ben presto parte un controcomunicato, di cui non c’è traccia sul blog di Grillo, in cui si afferma che la sfiducia al Senatore Orellana è arbitraria non essendo stata né votata né discussa in nessuna assemblea. Ma allora chi ha scritto la nota che ha permesso a Grillo e Casaleggio di ostracizzare Orellana? La risposta è semplice: Maurizio Benzi attivista e dipendente di Casaleggio. Benzi ha lavorato per il guru pentastellato in molte società, fino ad approdare, nel 2004, alla Casaleggio Associati dove si occupa, attualmente, di strategie di rete. Benzi è stato uno degli attivisti che ha chiesto l’incontro di Pavia con Orellana, durante il quale ha attaccato il parlamentare critico verso i vertici del movimento e, pochi giorni dopo, lo ha sfiduciato attraverso una nota condivisa solo con un gruppo ristretto di attivisti di Voghera. Il sospetto che tutta l’operazione sia stata concepita ai piani alti per poi essere messa in atto, attraverso il fido Benzi, fra la base pavese, è più che un semplice retroscena. In effetti Orellana è stato scaricato dal suo meet-up pochi giorni dopo aver espresso la critica a Grillo per l’atteggiamento tenuto nel confronto con Renzi: le richieste arrivate dall’assemblea di Pavia c’entrano poco o nulla con la scomunica e, lette con il senno del poi, possono apparire come un semplice pretesto. La stessa dinamica che ha portato all’espulsione di Orellana si è ripetuta, più o meno pedissequamente, anche per gli altri tre senatori, con il mistero delle “lettere dal territorio” arrivate per sfiduciare i senatori dal basso ma che non trovano riscontri effettivi nella base dei sostenitori sui territori.
Grillo come i partiti
A pensarla così, a quanto pare, sono anche un buon numero di parlamentari a 5 stelle, decisamente critici verso l’espulsione dei dissidenti. Il nuovo manipolo di “ribelli” sembra essere composto da una decina di eletti del Movimento capeggiati dal deputato Tancredi Turco che il 21 febbraio ha twittato: «Il metodo Boffo usato per mettere alla gogna e alla berlina 4 nostri senatori non mi piace e me ne dissocio» e da molti esponenti che hanno subito espresso solidarietà ai senatori espulsi dopo i risultati del voto online arrivato il mercoledì 26. È evidente che Orellana non è né come Scillipoti né come De Gregorio: non è un corrotto che ha tradito il mandato dei suoi elettori per soldi o per acquisire poltrone ma ha solo esercitato la libertà del suo mandato parlamentare per indirizzare al meglio l’azione del movimento in cui milita. I quattro dissidenti dunque non sono dei traditori ma semplicemente dei parlamentari con uno spessore umano e politico forse superiore a quello di molti loro colleghi pentastellati, le cui inconcludenti invettive parlamentari contro Boldrini, Napolitano o Renzi assomigliano, oramai, a delle barzellette di cattivo gusto e mal raccontate piuttosto che a delle battaglie politiche. Ecco allora il paradosso di un movimento nato per sostituire i corrotti con i migliori fra i cittadini, che finisce per allontanare i più capaci e per tenersi stretti gli inetti. Tutto perché Beppe Grillo e il suo Movimento sono parte integrante del sistema che dicono di voler abbattere: proprio come i leader che vorrebbe liquidare Grillo preferisce estromettere le voci critiche, e con esse le personalità migliori di cui dispone il Movimento, per circondarsi solo di uomini pronti a dire sempre sì. Pur avendo avuto il merito di incanalare la rabbia popolare in un momento di forte crisi economica, quello di Grillo non è un movimento popolare di protesta nato dal basso, ma è figlio del “Porcellum” perché ne incarna perfettamente tutte le storture: i voti vanno ai leader e la maggior parte degli elettori non conosce i personaggi da cui è rappresentata in Parlamento. Proprio come negli altri partiti, nati dal ventre dell’ormai incostituzionale “Porcellum”, nel Movimento i Parlamentari rispondono al leader e non agli elettori. Nonostante Grillo critichi ferocemente la legge elettorale da poco abolita dalla Consulta, lui e il suo gruppo, politicamente, non esisterebbero senza di essa. È forse questa la ragione ultima del rifiuto di ogni confronto sulle riforme e, finanche, sulla legge elettorale? Chi vivrà vedrà.