Miliardario, orfano, vendicatore mascherato, playboy armato di tecnologia, Batman è ormai un personaggio sulla bocca di tutti, ma per i motivi sbagliati. Non sono serviti 73 anni di pubblicazioni a fumetti e film dal successo planetario a far entrare Batman nell’immaginario collettivo italiano, ma è bastato usarlo come termine di paragone per i truffatori dello Stato per garantirgli l’immortalità nel nostro Paese di morti viventi.
Un anno fa il figlio dell’ex sindaco di Milano Letizia Moratti è stato indagato dalla finanza per abuso edilizio e la sua villa venne chiamata “bat-casa”. L’infelice confronto è stato affermato dallo stesso Gabriele Moratti il quale, avendo letto per anni le avventure dell’uomo-pipistrello in una lingua a lui sconosciuta, dichiarò di essersi ispirato all’”eroe volante”. Da questo momento, su tutti i computer dei giornalisti l’aggettivo “megalomane” venne automaticamente sostituito con Batman, il combattente del crimine dai simpatici gadget esplosivi.
Con lo scandalo della Regione Lazio il titolo passa a Franco Fiorito, indagato per peculato e chiamato dagli amici “er Batman de Anagni” dopo una rovinosa caduta in moto, da fermo nel garage. Alla mania di grandezza si aggiunge l’evidente impossibilità di non fare una figura di merda e l’accostamento con il supereroe passa da improprio a cazzata spaventosa. Forti di questa immagine consolidata e forse per truffare qualche ignaro appassionato di fumetti, i giornalisti Sergio Rizzo ed Ernesto Menicucci pubblicano un e-book del Corriere della Sera intitolato “Batman & Co.”. Nonostante sulla copertina compaia un pipistrello, non si tratta di un’antologia di storie a fumetti, ma è un libro sulla parentopoli degli enti pubblici, dove sicuramente potremo vedere tutti i nostri eroi in calzamaglia combattere contro il diabolico fisco, impersonato da Tiramolla.