Una conferenza stampa per richiamare l’attenzione sul caso di Enrico Forti, detto Chico, il velista italiano che nel 2000 è stato condannato all’ergastolo in Florida, negli Usa, per l’omicidio di Dale Pike, un imprenditore australiano, dal cui padre Forti stava per acquistare un albergo.
“Un giorno per Chico Forti – Stop all’indifferenza” è il titolo dell’incontro organizzato a Roma il 17 settembre, alle 11, alla casa delle culture. L’incontro sarà moderato dal giornalista Carmelo Abbate e vedrà la partecipazione di Roberta Bruzzone, Vincenzo Mollica, Giovanni Terzi e Gianni Forti. E’ prevista inoltre la partecipazione dell’ambasciatore Giulio Terzi.

IL CASO FORTI
In seguito alla condanna di Enrico Forti, e alle cinque successive decisioni di altrettanti corti d’appello degli Stati Uniti che hanno negato una revisione del processo, familiari, amici e conoscenti hanno avviato una campagna sostenendone l’innocenza e chiedendo la riapertura del processo. Perfino Wikipedia italiana ne ha abbracciato la causa, dedicando a Forti una voce in cui è scritto: “Attualmente è considerato vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari in America” e che termina con l’affermazione “nonostante si fosse in grado di dimostrare ampiamente che Enrico Forti era rimasto vittima di un clamoroso errore giudiziario, cinque appelli posti per la revisione del processo sono stati tutti rifiutati sistematicamente dalle varie Corti, senza motivazione né opinione”.
Quella di Chico Forti è una vicenda senz’altro complessa. Stando a quanto riporta il sito creato a a sostegno delle sue ragioni (www.chicoforti.com) Chico aveva rapporti di affari con l’anglo-australiano Anthony Pike (padre della vittima e sedicente proprietario di un albergo a Ibiza) e con  Thomas Knott, istruttore di tennis di origine tedesca poi rivelatosi un consumato truffatore già condannato in Germania. Sarebbe stato proprio Knott a creare il contatto tra Anthony Pike e Chico, prospettando a quest’ultimo la possibilità di mettere a segno un buon affare acquistando l’albergo dei Pike a Ibiza. Nel 1998, Dale Pike, figlio di Anthony, raggiunse Miami per conoscere Chico e questi andò a prelevarlo dall’aeroporto e gli diede un passaggio fino al parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove lo aspettavano alcuni amici del padre. Era la sera di domenica 15 febbraio 1998. Chico non entrò nel ristorante e si allontanò subito dopo aver lasciato il giovane. Il giorno dopo il cadavere di Dale Pike fu rinvenuto ai margini di un boschetto nelle vicinanze del ristorante, ucciso da due colpi di pistola calibro 22. L’autopsia stabilì che la morte era avvenuta tra le 20 e le 22 di domenica. Interrogato dalla polizia di Miami, Chico negò di aver incontrato Dale e questa menzogna – dettata a suo dire dalla paura di essere coinvolto nell’omicidio – avrebbe indotto gli inquirenti a ritenerlo responsabile del delitto (se non come autore materiale, come mandante o compartecipe) pur in assenza, affermano i sostenitori della sua innocenza, di qualsiasi altra prova.

D’altro canto, dagli atti delle indagini emerge che fu accertato che quando Dale era morto, il cellulare di Forti aveva effettuato chiamate proprio dal punto in cui era stato ritrovato il cadavere; qualche giorno prima dell’omicidio Chico e Knott avevano comprato una pistola calibro 22 (lo stesso calibro utilizzato per uccidere Dale Pike) che era stata pagata con la carta di credito di Chico e registrata a nome di Knott (la difesa ha sempre sostenuto che Knott aveva accompagnato Chico in un negozio di articoli sportivi e da caccia e qui, mentre Forti acquistava articoli sportivi, Knott avrebbe acquistato la pistola ma non avendo denaro con sé, chiese a Forti di pagarla); gli investigatori rinvennero documenti che provavano come Anthony Pike avesse venduto il suo complesso alberghiero di Ibiza a Chico Forti per la somma di appena 25.000 dollari; il giorno dopo la morte di Dale, Chico aveva lavato la propria Land Rover, tuttavia gli investigatori riuscirono a trovarvi alcuni granelli di sabbia, che confrontarono con la sabbia presente sulle varie spiagge nell’area di Miami, e che risultarono identici ai campioni raccolti vicino al cadavere della vittima (ma la difesa ha sempre rilevato come gli stessi granelli di sabbia sarebbero potuti provenire anche da altre spiagge identiche per composizione chimico-geologica); Thomas Knott accettò di collaborare con le autorità e ricevette uno sconto di pena sulla condanna inflittagli per aver utilizzato fraudolentemente le carte di credito di Anthony Pike; le accuse di truffa contro Chico Forti furono ritirate per strategia processuale, al fine di non appesantire il processo con un reato secondario; la giuria impiegò solo 90 minuti per emettere la sentenza. Secondo l’accusa Chico Forti e Thomas Knott attirarono Anthony Pike (che peraltro era in cattive condizioni di salute in quanto malato di AIDS) a Miami. Mentre il tedesco lo spennava utilizzando le sue carte di credito (il valore sottrattogli ammontò a 100.000 dollari), l’italiano lo indusse a vendergli l’albergo di Ibiza per appena 25mila dollari. Quando il figlio Dale giunse a Miami con l’intento di capire cosa stesse succedendo, Chico andò a prenderlo in aeroporto, lo portò in una zona isolata e lo uccise (Thomas Knott aveva invece un alibi di ferro per quella sera) con la pistola calibro 22 che aveva acquistato pochi giorni prima. Chico per l’accusa aveva quindi un movente, aveva mentito agli investigatori nascondendo loro di aver preso la vittima dall’aeroporto, si trovava nel tempo e nel punto in cui era stato commesso l’omicidio e aveva tentato di inquinare le prove lavando la propria autovettura.

Tuttavia le circostanze sulle quali si basa l’accusa sono state sempre spiegate in maniera alternativa dalla difesa.

Di Golem

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