Alla quarta votazione il candidato del Pd non ce l’ha fatta; Romano Prodi si è fermato a 395 voti, mentre per il quorum ne servivano 504.
Stefano Rodotà ha ottenuto 213 voti, Anna Maria Cancellieri 78, Massimo D’Alema 15, Giorgio Napolitano 2, Franco Marini 3, 15 le schede bianche.
Dentro il Partito democratico è scoppiato il terremoto: è la seconda candidatura che sfuma per problemi tutti interni. I dirigenti del partito adesso sono riuniti nella stanza di Pier Luigi Bersani alla Camera; con lui ci sono Enrico Letta, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro e i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda. Il segretario dovrà decidere la strategia, se restare fermi sul nome di Prodi o cambiare candidato.
La candidatura di Prodi non c’è più, ha detto Matteo Renzi, il che equivale a dire che non c’è più neanche un leader del partito, visti i fallimenti a raffica.
In tutta questa situazione, riprende coraggio il Pdl, che aveva duramente contestato la candidatura dell’ex premier (e unico candidato ad aver sconfitto per due volte, nel 1996 e nel 2006 Silvio Berlusconi); “Adesso – ha detto Renato Schifani, presidente dei senatori Pdl – è il momento che sia il centrodestra a presentare una propria lista di nomi”.
Ecco perché molti ipotizzano il ritorno alla politica (in)attiva di Massimo D’Alema che, dietro le quinte, continuerebbe a muovere le fila di un partito che all’apparenza, però, sembra solo sconquassato.
Il Movimento 5 Stelle (a meno di rettifiche) ha fatto sapere che se il Pd convergerà su Rodotà, si apriranno buone prospettive anche per il futuro governo.
Intanto sembra rafforzarsi la candidatura di Anna Maria Cancellieri, che alla quarta votazione ha raggiunto un risultato buono.
Si riparte domani mattina alle 10, con la quinta votazione.
Intanto le cronache riportano un altro suicidio per chiusura e fallimento di un’impresa.