Ce lo chiede Chiara” dice il cartellone  della campagna PD per le europee, ormai parte dei paesaggi urbani.

Non sappiamo chi è Chiara, ma appare improvvisamente, calata dall’alto del PD,  una  giovane  signora lanciata in politica per le prossime europee. Ha un aspetto paffutello e rassicurante, vorremmo sapere di più di lei, ma per capire questa  campagna stavolta bisogna  essere minimo andati alla conferenza stampa di presentazione.  E poi aver letto e essersi informati. Perché Chiara  e poi gli altri, Gianna, Alex, Mario.. sono delle persone che  scelte a casaccio, dovrebbero   rappresentare la cittadinanza. Hanno scelto cinque volti da Facebook (pallida appropriazione  della forza di Grillo nata in rete) e cinque slogan, presi dal programma elettorale del Partito socialista europeo.

“Il vero limite delle elezioni europee è che sembrano lontane dai problemi dei cittadini. Con questa campagna, è possibile avvicinare l’Europa” .  Ma perché si dovrebbe capire di chi sono quelle persone?  Perché un pensionato dovrebbe saperlo?

Cosa chiede Chiara è – secondo chi ha ideato la comunicazione  –  nella scritta: “i miei studi a Parigi, il mio stage a Berlino, la mia vita qui”.

Però ancora una volta la comunicazione  adottata dice molte cose sul partito che la esprime: delle persone qualunque chiedono, a  qualcuno scelto dal Pd, di rappresentarle su temi di cui il Pd non si è più occupato.

Da anni il Partito Democratico trasmette due messaggi: da una parte il tentativo di imitare Berlusconi  parlando il suo stesso linguaggio, populista (come dimenticare il leit motiv del ventennio: “lo vogliono gli italiani?” oppure “ce lo chiedono gli italiani?” )  dall’altra la confessione  neanche troppo velata di sentirsi inferiore a lui e alla politica che ha espresso in questo ventennio. Ma, grazie allo sforzo  collettivo, suggeriscono, si può fare qualcosa. Addirittura vincere.

Due messaggi schizofrenici, in realtà. Chi ha smesso di votare Pd lo fa perché  imita troppo Berlusconi, e pertanto l’altro grande filone lamentoso “dateci una mano”,  che è l’esatto contrario per ottenere  qualcosa,  è azzerato in partenza.

Così, la mimesi avvenuta  con il berlusconismo soprattutto in quel modo di cavalcare  grandi temi sociali che hanno fatto i titoli dei giornali senza che nessuno si sia mai adoperato a cambiare, appare nella cartellonistica per le europee.  

Ci ricordiamo una campagna elettorale senza la parola  “merito”?  Questa  Chiara poiché è andata a Parigi deve essere una persona di valore. Provate a farvi assumere o cercare di avere credito presso qualcuno perché avete studiato a Parigi o sapete sul serio  due o più lingue. Non solo non succederà niente, ma sarete  isolati, ed è esattamente la ragione per cui si sta assistendo a una fuga di massa dal paese che investe in studi universitari, senza che restino competenze in Italia.  Noi invece, dovremmo  sapere che  Chiara, che ha studiato all’estero come capita da vent’anni a questa parte a intere generazioni di volenterosi che sono stati isolati  soprattutto perché competenti, da ora in poi sarà tenuta in considerazione. Ma è peggio ancora  quel “ce lo chiede”  che vorrebbe essere una riappropriazione in termini rassicuranti di quel  “ce lo chiede l’Europa”: il paravento  fumoso  con cui si sono fatte politiche nazionali feroci, tagli ingiusti, affossato speranze, soprattutto, con cui si è smantellato lo stato sociale e  i diritti di lavoratori.  L’Europa  poi ci ha chiesto moltissime altre cose per le quali paghiamo multe milionarie e che hanno a che  fare con i diritti sociali: dal lavoro femminile, all’occupazione dei giovani, alla  tutela dei diritti riproduttivi, parità di genere. Cioè appunto  quanto  è stato eluso dal Pd  in competizione con il neoliberisimo all’italiana di Berlusconi.   

Non c’è solo Chiara che ce lo chiede. Ma anche Alex, Mario e tanti altri che vorrebbero incarnare quello che non ha più fatto la sinistra.

Ma c’è di più. E’ stato lanciato on line un video,  appunto schizofrenico,  rispetto al messaggio della cartellonistica, così arrogante e assertivo.  Nel video si dichiara il proprio senso di inferiorità.  E’  un montaggio di passaggi di film, ma anche gol del grande evasore Maradona, i cui protagonisti dicono o proclamano che ce la possono fare: dal bambino  Forrest che corre con le gambe ingabbiate nei ferri (e quali erano i ferri del Pd?)  a Fantozzi, a Frankstein Junior,  ammiccando anche al papa (non sia mai diventassimo laici come ci chiede l’Europa)  attraverso un dubbio slogan finale:  “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. La scritta  attribuisce la frase a  San Francesco D’Assisi anche se, per quanto saggia,  non si direbbe proprio detta dal santo. Fa parte  probabilmente di quelle citazioni bufala che intasano la rete, come  pensierini ovvi  affibbiati a Shakespeare,  o a Seneca.

Prima ancora di questo ma sul solco del “confesso di essere uno sfigato, e grazie a te  che mi darai il voto ce la posso  fare anche se faccio di tutto per non cambiare” ci fu l’ imbarazzante video su “smacchiamo il giaguaro”  che aveva  accompagnato  le politiche di Bersani. Sempre  arrogante nella certezza che gli elettori del Pd traditi da tutto non si sarebbero invece catapultati a votare Grillo o  non sarebbero andati a  votare per niente, anche lì si  fece la  stessa confessione di  fallimento  come una danza  Masai, sul tetto della sede romana del Pd. Dei dipendenti ballavano dicendo “ Lo smacchiamo, il giaguaro”.   Chi era il giaguaro? Berlusconi.  Seguendo le battute di Crozza su “non stiamo mica qui a smacchiare giaguari” per prendere in giro la mollezza di Bersani che si dava da fare a vuoto, anziché  dare un’immagine  diversa nei fatti o almeno negli slogan, hanno cavalcato  esattamente il senso del fallimento e dell’impotenza. Bastava leggere i commenti  e gli insulti lanciati  per non cadere più nello stesso errore.

Chi però  ha  incarnato perfettamente il Pd di oggi è il candidato Claudio Bucci. Produttore cinematografico si è presentato  la prima volta con  Forza Italia nel 2000  con “per Storace Presidente”. Poi passato all’Idv, ha  concluso  la sua carriera  – oggi –  come candidato alle europee per  il Pd. La  cosa più  interessante sul piano simbolico è che ha mantenuto sempre la stessa camicia e  la stessa posizione. In pratica è la stessa foto: sono solo cambiati i simboli dei partiti. Una  capolavoro involontario del paese dei gattopardi.

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