“Esprimiamo soddisfazione per la decisione presa dal Tribunale Civile di Roma in merito ai ricorsi presentati dall’Aiga e dall’Associazione Giovanile Forense. Rigettandoli, il giudice ha riconosciuto che la Cassa ha agito seguendo una corretta interpretazione della nuova legge professionale”.
Così Alberto Bagnoli, presidente della Cassa forense, ha commentato la decisione del Tribunale di Roma di rigettare i ricorsi presentati dall’Aiga e dall’AGIFOR che chiedevano la partecipazione alle prossime elezioni per il rinnovo del Comitato dei Delegati dell’Ente, in programma dal prossimo lunedì nove settembre, di tutti gli avvocati iscritti agli Albi, compresi i 56 mila che prima dell’entrata in vigore della nuova disciplina dell’ordinamento forense non avevano mai versato contributi alla Cassa non raggiungendo i minimi reddituali richiesti.
“Il regolare svolgimento delle elezioni permetterà alla Cassa di ultimare nei tempi di legge il lavoro sul nuovo regolamento che disciplinerà il versamento dei contributi dei 56 mila avvocati sino a oggi non iscritti alla Cassa – ha proseguito Bagnoli – il nostro obiettivo è tutelare tutti i professionisti, soprattutto le categorie più vulnerabili. Ci stiamo muovendo in questa direzione, ideando un sistema di contribuzione che non gravi troppo sulle spalle dei professionisti più giovani o con redditi bassi, senza per questo sacrificare né l’adeguatezza delle prestazioni né la sostenibilità del nostro sistema previdenziale”, ha concluso Bagnoli.
Per l’Associazione Nazionale Forense-Anf sono assolutamente condivisibili i provvedimenti del tribunale che respingono i ricorsi di due associazioni forensi che pretendevano bloccare le elezioni (prossimo 9 settembre) per il rinnovo del Comitato dei Delegati di Cassa Forense al fine di includere circa 56 mila avvocati con redditi inferiori a 10.300 euro e quindi non iscritti alla Cassa.
“L’esito conferma integralmente la lettura della vicenda che avevamo dato negli scorsi mesi – spiega Ester Perifano, segretario Generale Anf – non è ragionevole ritenere iscritto ad una cassa di previdenza alcun soggetto senza aver prima disciplinato le conseguenze di tale iscrizione. Se fosse stata ritenuta legittima la tesi opposta, per i 56.000 si sarebbe trattato più di un danno che altro, poiché avrebbero dovuto provvedere a regolarizzare per intero la loro posizione previdenziale entro il 2013”.
“Si trattava di un ricorso – continua – che, oltretutto, metteva seriamente a rischio l’autonomia della Cassa Forense, e che portava fuori tempo la legittima battaglia per il riconoscimento dell’elettorato attivo ai 56.000 avvocati non iscritti, con il rischio reale del commissariamento dell’Ente
Del resto la decisone del tribunale adotta una soluzione largamente prevedibile e, visti i richiami e l’attenzione che i Ministeri vigilanti hanno dimostrato per la Cassa Forense negli ultimi tempi, sarebbe stato opportuno evitare di creare confusione così a ridosso di un momento importante , come quello del rinnovo del Comitato dei delegati”.
“A questo punto – conclude Perifano – ci auguriamo che gli avvocati esercitino con grande consapevolezza il diritto di voto , scegliendo bene i loro futuri rappresentanti, marginalizzando coloro che, nel passato, hanno gestito con superficialità e approssimazione Cassa Forense”.