L’Associazione Nazionale Avvocati Italiani, con l’assistenza del prof. avv. Giulio Prosperetti e dell’avv. Isabella Stoppani, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per riformare il provvedimento del TAR Lazio e per sospendere il decreto che fissa il regolamento per le elezioni forensi che in parte sono state rinviate e in parte sono in corso di svolgimento.
“Non si può condividere la considerazione del TAR Lazio che ha ritenuto che l’esame della illegittimità del regolamento possa essere procrastinato all’esito delle elezioni presso ogni singolo ordine” ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla.
“Non ha, infatti, alcun senso sostenere che la evidente illegittimità del sistema elettorale (voto per liste senza preferenze e con possibilità di indicare un numero corrispondente ai consiglieri da eleggere, e non già i due terzi come previsto dall’art. 28 terzo comma) si debba posporre al momento elettorale, essendo il diritto delle minoranze già direttamente compromesso da tale regolamentazione. La verifica ex post del sacrificio delle minoranze elude il problema.
Gli avvocati hanno diritto ad una competizione elettorale che porti ad una equilibrata rappresentanza di tutte le diverse anime e posizioni dell’avvocatura.
Strano è, poi, che il TAR del Lazio – ha continuato De Tilla – non abbia considerato che sia la Commissione Giustizia della Camera che la Commissione Giustizia del Senato, con il loro parere, hanno condizionato espressamente l’approvazione del regolamento alla previsione del voto limitato ai due terzi dei consiglieri da eleggere.
L’ordinanza del TAR ha evidentemente confuso le preferenze nell’ambito di una lista con il numero massimo dei voti da esprimere.
Tra l’altro, se come fa il regolamento, si prevede il voto di lista senza preferenze, è di tutta evidenza che tali liste non potranno superare il numero di candidati pari a due terzi dei membri da eleggere perché altrimenti si violerebbe la tutela delle minoranze.
La tutela di genere è già pienamente assicurata dalla legge che prevede che “il genere meno rappresentato” deve ottenere almeno un terzo dei consiglieri eletti.
Il che significa che è prevista una classifica avulsa, nel senso che, a prescindere dalla posizione occupata nella classifica generale, un terzo dei consiglieri sarà sempre del genere meno rappresentato”.