Si può presentare se stessi in due modi (li abbiamo visti nell’articolo precedente, correlato a questo): la millanteria e la falsa modestia. Nel primo ci si pavoneggia, cercando di impressionare gli altri, ma rischiando di fare brutte cadute dal piedistallo sul quale ci si era messi, nel secondo ci si mortifica per ottenere complimenti o stupore così che siano gli altri e collocarci su un piedistallo, ma in questo modo si rischia l’etichetta di falsi, codardi o incontentabili.
Vediamo quindi quali sono le errate convinzioni che possiamo avere su noi stessi, che rapporto hanno con i modi di presentarci, e come ritrovare il giusto equilibrio del nostro ego.
L’ego in eccesso
Molte persone sono realmente convinte di valere molto più di quello che sono, alcuni psicologi americani ritenevano che questa potesse essere una caratteristica positiva perché induceva costoro a puntare in alto. Col tempo si è in realtà scoperto che questo atteggiamento, sebbene all’inizio possa apparire positivo, porta poi a gravi problemi tra cui la depressione, proprio chi irrealisticamente punta in alto, non riuscendo ad arrivare dove era convito che sarebbe arrivato, crolla psicologicamente.
Un esempio classico della società odierna è convincere i propri figli di essere i più belli e bravi del mondo: si sentiranno tali, ma una volta diventati adulti, e scoperta la vastità e difficoltà di questo mondo, potranno cadere in depressione, e in molti casi sviluppare una competizione controproducente per quelle che sono le loro reali doti e capacità.
Invece avere una realistica visione di quello che si è, evita illusioni e passi falsi. Inoltre avere una visione veritiera di quello che si può fare, fa sì che la persona si impegni maggiormente, proprio perché fallibile. Inoltre conoscere i propri limiti è il primo passo per migliorarsi realmente ed innalzarsi: i limiti, per essere superati, devono prima di tutto essere noti.
Invece chi crede di avere un ego magnifico farà ben poco per migliorarsi realmente, rischiando di rimanere indietro, e pian piano di diventare proprio il contrario di questo ego fantastico immaginato. Il pensiero reale dovrebbe essere consapevole che non esiste un ego grandioso, ma un ego ingrandibile e proprio perché l’io non ha limite alla sua maturazione, sarebbe sbagliato, e triste, sentirsi arrivati.
L’ego in difetto
Sicuramente, essendo sintomo della società, l’ego in eccesso dà molto più su cui riflettere, ma anche l’ego in difetto richiede qualche avvertenza.
Credersi meno di quello che si vale rischia di impedire alla persona di agire e talenti rischiano di rimanere soffocati. Altre volte la persona viene imprigionata in un circolo vizioso di eterni controlli delle proprie azioni, o di eterni studi della situazione prima di darsi da fare.
Questi modi di comportarsi rallentano decisamente non solo le proprie azioni, ma tutta la propria vita. Ovviamente è solo la propria vita ad essere rallentata, non anche il proprio normale invecchiamento biologico: da questo si può comprendere la gravità della situazione. Anche in questo caso la persona rischia di andare in depressione, proprio perché ad un certo punto si rende conto di aver tergiversato troppo, di aver perso tempo importante che mai più verrà restituito.
Inoltre coloro che hanno una sensazione di piccolezza del proprio sé tendono spesso a svendersi, a compiacere gli altri in tutto e per tutto, trovandosi per questo paradossalmente sempre più sviliti e quindi sempre più insicuri, perdendo completamente di vista la direzione che avrebbero amato prendere o provare a prendere nella loro vita.
Ancora una volta è darsi il giusto valore che permette di non crollare pscichicamente.
Dalla millanteria alla falsa modestia dell’ego grandioso e dell’ego in difetto
Abbiamo definito, nell’articolo precedente, i due modi di comportarsi ovvero millanteria e falsa modestia e i due modi di credersi, ovvero eccessivi o difettosi. In realtà per quanto possa sembrare strano entrambi i modi di comportarsi possono essere messi in pratica da entrambi i modi di essere, vediamo come e perché.
Millanta colui che eccede nella considerazione di sé perché vorrebbe comunicare agli altri quanto crede di valere. Se ammonito tende a voler credere di essere oggetto delle invidie altrui, proprio per la sua convinzione di superiorità, ma quando cade ha realmente una grande depressione e una necessità di rivalutare totalmente se stesso per tornare a rimboccarsi le maniche.
Millanta anche colui cha ha una scarsa considerazione di sé perché vuole fingere una maggiore sicurezza, e vuole far credere di valere tanto, ha bisogno di esagerare proprio perché crede di valere poco. Costui quando cade sente di aver fatto una brutta figura e tende ad allontanarsi da coloro che l’hanno scoperto.
Usa falsa modestia colui che eccede nel suo ego, perché vuole che gli venga assegnato (facilmente) il posto che crede di meritare: il trono. Costui quando viene smascherato nel comportamento può subire forte imbarazzo, spesso fonte di aggressività e quando viene criticato per l’atteggiamento assunto può difendersi auto convincendosi che gli altri in realtà lo invidino, ottenendone però l’allontanamento. Anche il falso modesto, come il millantatore dall’ego eccessivo, rischia di cadere in depressione dovendo rimettere in discussione se stesso ma il rischio è più remoto rispetto al millantatore in quanto, a differenza di quest’ultimo, il falso modesto frequenta tatticamente ambienti per lui mediocri, così da non dover mai mettersi in una condizione di competizione rischiosa, il falso modesto quindi cade più difficilmente, ma questo va a suo discapito, perché avrà raramente occasioni di migliorare davvero.
Una falsa modestia la usa chi ha un ego difettoso, nel senso che sente di valere qualcosa e la sua insicurezza è dovuta al fatto che vorrebbe valere ancora di più. Ciò lo porta a sentirsi insicuro e in continua ricerca di approvazioni. Anche costui se smascherato nell’utilizzo di questo sotterfugio può provare imbarazzo, inoltre può arrivare alla tristezza e allo smarrimento dovuti al rendersi conto che invece di concentrarsi realmente sui traguardi si è concentrato sui sostenitori.
E’ ovvio quindi che bisogna comprendere il nostro valore e comportarci senza né sopravvalutarci né sminuirci, ma come fare a comprendere quanto valiamo?
Cosa fare?
La prima cosa da fare è cercare di comprendere il proprio tipo di ego: è in eccesso o in difetto? E il proprio meccanismo di difesa: è la millanteria o la falsa modestia? Già comprendere questo può aiutarci a correggerci.
A questo punto dobbiamo cercare di darci un giusto valore. Il che vuol dire per alcuni sentirsi feriti e per altri gratificati. Per i primi sarà una motivazione per cominciare a migliorarsi realmente, per i secondi sarà un modo per trovare finalmente la forza di farlo.
Ovviamente il problema diventa come darsi questo giusto valore senza sbagliare.
Per fare questo dobbiamo concentrarci su tutto ciò che abbiamo effettivamente fatto nella vita, e non su ciò che crediamo di poter fare, né su quello che avremmo potuto fare. Questo è un buon punto di partenza.
A questo punto dobbiamo ridimensionare i nostri successi per concentrarci sui nostri prossimi traguardi, per fare questo dobbiamo fare delle valutazioni, sulla strada che abbiamo percorso, su quella che stiamo percorrendo, e su quella che seppur desiderata non abbiamo mai avuto la forza di percorrere.
Di ciò che si è effettivamente fatto si dovrebbero guardare sia i successi che gli insuccessi, valutare quindi quali sono stati gli errori, quali sono stati i traguardi non raggiunti e perché, d’altro canto bisogna anche dare importanza ai risultati positivi, quali sono stati i traguardi raggiunti e come li si è raggiunti.
Della strada che si sta percorrendo dobbiamo tenere conto di come lo stiamo facendo, ci stiamo impegnando davvero? O stiamo millantando e tergiversando? Infine perché non abbiamo ancora percorso alcune strade? Cosa ci blocca, cosa dobbiamo migliorare?
Infine un esercizio per imparare a moderare il proprio ego è quello di dare anche alle persone con cui ci rapportiamo un giusto valore, in questo modo comprendiamo meglio noi stessi, ma anche gli altri. Imparando a non sottovalutare le persone, ma neanche a mitizzarle, rispetto a quello che crediamo di valere noi, riusciremo a darci il giusto valore. Del resto, ognuno ha le sue caratteristiche e ognuno può impegnarsi per raggiungere determinati traguardi.
Ora abbiamo un punto di partenza di ciò che siamo, abbiamo delle lezioni da cui imparare e dei buoni esempi come guida per ciò che non siamo ancora riusciti a fare. Per coloro che hanno paura degli errori utile sarà ricordarsi non solo che questi sono motivo di miglioramento, ma anche che tutti sbagliano, nessuno escluso.
Arrivati a questo punto dobbiamo imparare a comportarci ma… in realtà l’abbiamo appena fatto: prendere coscienza del proprio sé ci dovrebbe direzionare nel giusto comportamento da assumere.
Ma se ancora siamo dubbiosi su come moderare i nostri comportamenti, possiamo imparare dall’osservazione vigile dei nostri errori, pian piano che questi vengono a galla. Per fare questo dobbiamo avere il coraggio di ammetterli e la forza di analizzarli. Possiamo anche osservare gli altri, riflettendo sul loro modo di presentare l’ego di cui dispongono: in questo modo impareremo dagli errori, ma anche dagli insegnamenti altrui.
Gli artisti come metafora
Abbiamo detto che per valutare il proprio sé bisogna valutare ciò che si è fatto. Proprio per questo motivo gli artisti (come sono anche quelli delle arti marziali) nel corso della loro vita, avendo una dimostrazione concreta e tangibile di quello che sono riusciti a creare, possono rischiare di arrivare a sopravvalutare quanto fatto fino ad ora, perdendo l’estro creativo, o bloccandosi temendo di non poter fare più niente di meglio.
Un artista che voglia ritrovare un giusto equilibrio di se stesso non dovrebbe considerarsi più speciale dell’arte che rappresenta, né dovrebbe considerare le sue opere più di quello che può fare. E’ l’arte infatti ad essere speciale, non l’artista che ne è solo un tramite, né può esistere un’opera suprema. Ragionando in questo modo la creatività dell’artista potrà continuare a migliorare e l’artista riprenderà il suo cammino non credendosi arrivato, ma sentendosi motivato, cosciente del fatto che ha la possibilità di creare opere sempre migliori.
Questo esempio degli artisti può essere una metafora concreta di quello che capita a coloro che si credono arrivati, o a coloro che credono di aver già dato il massimo e di non poter fare di meglio.
Noi non siamo al centro del mondo, né al suo angolo: siamo lungo un tragitto che non ha mai fine, e ogni passo che facciamo ci può rendere più grandi di ieri ma sempre più piccoli rispetto a ciò che saremo domani.