La situazione in Egitto è ormai esplosiva e sembra essere sfuggita di mano al presidente Mohammed Morsi: per questo l’unica via d’uscita sembra essere quella del “colpo di Stato morbido”.
Si tratta di una soluzione che era stata prospettata già lo scorso giugno dai giovani rivoluzionari del movimento “6 aprile”, i quali avevano organizzato un manifestazione in piazza Tahrir al Cairo “in sostegno al golpe bianco” dell’esercito. Da allora ad oggi la situazione però è solo peggiorata è per questo l’intervento dell’esercito è diventata nei fatti l’unica via percorribile. La riprova sta in quanto accaduto nei giorni scorsi a Port Said dove, dopo settimane di scioperi e violenze, la soluzione trovata dal ministero dell’Interno è stata proprio quella di ritirare i poliziotti e affidare la sicurezza ai soldati dell’esercito.
Esercito che, come ai tempi della rivoluzione di due anni fa contro Hosni Mubarak, è l’unica istituzione che gode della fiducia di tutti e che potrebbe, come allora, ritornare in campo riprendendo il potere e interrompendo questo lungo scontro politico e istituzionale. Scontro che vede in Egitto tutti contro tutti, maggioranza islamica contro opposizione laica, magistratura contro Fratelli Musulmani, poliziotti contro manifestanti di sinistra. La sentenza del tribunale amministrativo del Cairo, che aveva fermato le elezioni politiche fissate da Morsi il 22 aprile prossimo, provocando l’ira delle opposizione che ne ha annunciato il boicottaggio, si riteneva potesse segnare un momento di tregua. Forse per questo uno dei leader dei Front di Salvezza dell’opposizione, Mohammed el Baradei, l’aveva definita due giorni fa “una regalo del cielo”. Eppure tutti sapevano che la settimana appena trascorsa avrebbe riservato nuove violenze e scontri, in virtù dell’attesa della sentenza sulla strage di Port Said.
In questo clima da guerra civile, molti osservatori hanno visto nell’immagine trasmessa venerdì scorso dalla tv di stato del Cairo l’unica soluzione percorribile. L’emittente di Stato ha mostrato in diretta la preghiera del venerdì nella moschea dell’Esercito, a Nasr City, in occasione della festa del giorno del martire. In prima fila a pregare non c’era il presidente Morsi, stranamente assente, ma la figura istituzionale che gode di maggior prestigio in questo momento: il ministro della Difesa, generale Abdel Fattah el Sisi. L’assenza di Morsi ha fatto pensare a molti che il golpe bianco fosse sul punto di essere attuato dalle forze armate. L’attivista Yasmin Mahfouz ha infatti spiegato al giornale “al Quds al Arabi” che “quelle immagini ci hanno fatto capire come il colpo di Stato morbido fosse ormai imminente”.
Forse per questo poco dopo è intervenuto Isam al Aariyan, presidente del partito di Libertà e Giustizia, che fa capo ai Fratelli Musulmani, il quale ha scritto su Twitter: “C’è chi ha tentato di far restare Mubarak al potere è ha fallito e fallirà ugualmente chi cerca di coinvolgere le forze armate per sostituirle con un presidente eletto dal popolo, così come hanno fallito coloro i quali hanno cercato di coinvolgere nello scontro politico la magistratura”.