PARIGI. Edward Hopper super star di Parigi: il museo del Grand Palais dedica all’artista statunitense un’ampia retrospettiva – che si apre mercoledì fino al 28 gennaio – in collaborazione con il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
In mostra ci sono 163 opere, di cui 128 di Hopper, esposte secondo un percorso cronologico dalla sua formazione nel 1900 alla New York school of art, ai suoi soggiorni parigini – dove è influenzato dagli impressionisti, come Edgar Degas, e dalle opere esposte al Louvre, da Rembrandt a Watteau – fino al periodo della sua maturità artistica con House by the railroad (1925), Nighthawks (1942) Two comedians (1966), l’ultimo suo dipinto, che rappresenta l’inchino di due attori sul palco di un teatro (probabilmente lo stesso Hopper con la moglie Jo, da sempre sua musa ispiratrice). In mostra anche la serie di acquarelli e le litografie, oltre ai suoi lavori come illustratore di prodotti. “E’ la prima grande retrospettiva di Hopper in Francia – spiega il curatore Didier Ottinger -. L’esposizione è divisa in due parti, la formazione e la maturità. Le passate retrospettive hanno ritenuto il 1924 come punto di partenza. Mi è sembrato necessario inserire Hopper nel suo contesto culturale, un terreno preparato dai padri fondatori del realismo americano, come Eakins, Homer, o Robert Henri. Lo stesso Hopper ha sempre sostenuto che le opere di gioventù di un artista sono annunciatrici del suo avvenire”. L’esposizione punta molto anche sull’Hopper francofilo: “La pittura di Hopper – prosegue Ottinger – s’inserisce nella tradizione francese che dall’impressionismo conduce al fauvismo e al post impressionismo. Conferisce grande importanza al colore, alla sensazione e alla luce. Hopper ritorna dai suoi viaggi francesi (nel 1906, 1909 e 1910) con tutto un bagaglio stilistico. In particolare è il pittore della luce: la luce è il soggetto essenziale della sua opera”.

Di Golem

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