Il lettore, o l’aspirante addetto ai lavori, trova nelle librerie reali o in quelle virtuali sul Web il prodotto finito. Capita spesso, ad esempio durante le fiere o i saloni del libro, che uno dei discorsi su cui verte la comune passione di editore e lettore sia centrato sulla carta. Molti lettori sottolineano il fascino dello sfogliare un libro nuovo, il crocchiare delle pagine, l’odore della carta che si libra nell’aria e riempie le narici. Condivido.
Per arrivare a quel momento di inspiegabile fascino, tuttavia, il lavoro è lungo e faticoso, e tutt’altro che scontato.
Evitiamo di parlare di quelle case editrici che fanno editoria on demand o a pagamento, che non fanno testo e hanno modalità di lavorazione redazionale completamente diverse rispetto a chi, invece, sul libro e nel libro investe di suo, prendendo dei rischi veri.
Chi fa sul serio l’editore deve innanzitutto selezionare il libro. Ne abbiamo già parlato nelle prime puntate di questa rubrica, sottolineando le difficoltà del rapporto, talvolta, con l’aspirante autore. Le motivazioni alla base della scelta di pubblicare un libro possono essere e in effetti sono molteplici, ma su tutte dominano: 1) il fatto che il libro rientri nel piano editoriale della casa editrice; 2) il fatto che ci siano i soldi per stamparlo; 3) la possibilità di individuare e raggiungere più o meno facilmente un target, un pubblico in potenza interessato a quell’argomento; 4) conseguentemente, le prospettive ragionevoli di vendita e quindi di rientro dei costi complessivi affrontati – ovvero raggiungimento del cosiddetto break-even – e di avere successivamente un guadagno (per campare e, possibilmente, da reinvestire).
Produrre un libro costa soldi, tanti soldi. Difficile quantificare, poiché le cifre dipendono dall’organizzazione interna della casa editrice, dal suo rapporto con i fornitori (e in particolare con tipografie, distributori e vettori per il trasporto), dal livello degli stipendi pagati, dal carico fiscale, che tende continuamente ad aumentare e da una serie di variabili.
Pubblicare un libro vuol dire, dunque, fondamentalmente affrontare i seguenti costi: 1) costi interni redazionali; 2) costi amministrativi e di gestione; 3) costi di distribuzione; 4) costi di magazzino; 5) costi di trasporto e movimentazione; 6) costi di viaggio, vitto e alloggio; 7) costi legati al pagamento dei diritti: 8) costi promozionali; 9) costi legali; 10) costi fiscali.
La vendita di un libro – e, dunque, la scelta di pubblicarlo, che è a monte – deve coprire almeno tutte queste voci. Se non lo fa, sono guai seri.
Queste le voci che abbiamo in parte esaminato nelle due puntate precedenti (i costi interni redazionali e i costi amministrativi e di gestione) e per altra parte esamineremo nelle puntate a venire, soffermandoci sugli aspetti più delicati (e costosi – e dolorosi) della macchina editoriale.
Nella speranza che, ad esempio, politici scrocconi e loro protetti – in particolare ma non solo – ovvero coloro che principalmente considerano il libro come “un omaggio” cui far prendere polvere, leggano questi “pensierini” e si rendano conto del costo enorme che si nasconde dietro quel bene che loro considerano spesso con tanta superficialità e spocchia, e che invece cela al suo interno costi umani ed economici enormi. Ribadisco: enormi.