Il libro elettronico è croce o delizia? Arduo rispondere oggi a questa domanda. L’ebook è senz’altro una rivoluzione non solo nella lettura ma nell’idea e nella concezione stessa del libro.
Ma è proprio vero che l’ebook rappresenti una rivoluzione verde, ecologica? Che sia il modo di leggere di chi è ambientalista?

Beh, sinceramente io sono ambientalista, sono un fissato della raccolta differenziata (in una città, Roma, in cui fare la differenziata è un’impresa eroica) ma non ho un ebook reader, nonostante di mestiere faccia l’editore e, contemporaneamente, l’autore di libri, e sinceramente non intendo per il momento averne uno.
Qualcuno potrà pensare che io sia un luddista. O che magari sia tirchio. Neanche per sogno. Non sopporto però l’ipocrisia dispensata a piene mani da aziende potentissime sia economicamente che politicamente che vogliono spacciare una scelta strategica di mercato (il libro elettronico per provare a pescare qualche lettore in più – soprattutto i più giovani, quelli che vengono tirati su a casa e a scuola con l’allergia al libro) come una scelta ecologica.

Facile far notare che i libri sono fatti di carta e che per produrre carta vanno abbattuti gli alberi. Facile anche far notare che il processo che porta alla produzione di carta è chimico e quindi inquina. È sufficiente tagliare foreste d’alberi piantati dall’uomo e rimpiazzare con due nuovi alberi ogni pianta tagliata per rendere ecologico il reperimento della materia prima, senza sfiorare neppure le foreste originarie, che devono essere protette, anche perché continuano a essere incenerite nel disinteresse generale. Sarebbe sufficiente fare questo, imponendo alle cartiere la produzione solo di carta FSC certificata e alle tipografie il suo uso per risolvere un problema non indifferente. Che non si usi mai più carta non certificata!, dovrebbe tuonare, e votare, il nostro mediocre Parlamento. In un Paese, poi, civile, basterebbe imporre per legge l’uso di filtri e lo smaltimento corretto dei residui della lavorazione chimica della carta per ovviare al problema dell’inquinamento.

Il problema non è la carta. Il problema è più profondo e si chiama Italia, o sistema Italia. Che non c’è.
Per converso, non è affatto vero che l’ebook non inquini. Inquina la produzione degli ebook reader, i lettori di libri elettronici, realizzati con componenti inquinanti spesso reperiti a bassissimo costo e con sfruttamento umano nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo. Inquina lo stoccaggio on line degli ebook, che vengono inzeppati a milioni in immense server house alimentate con energia elettrica a basso costo, quindi di solito prodotta con carbone o nucleare. Inquina la realizzazione di questi immensi spazi in cemento e acciaio in cui stoccare server divora-energia che contengono miliardi di miliardi di giga byte sotto forma di file. Inquina ricaricare la batteria dell’ebook reader. E inquina smaltire il lettore una volta dismesso. Anche perché, almeno in molte regioni d’Italia, nessuno spiega al cittadino come smaltire prodotti elettronici rotti.

Ciò detto, e sfatato un falsissimo mito, ovvero quello della eticità e del rispetto dell’ambiente da parte dei lettori di ebook, dalla settimana prossima proveremo un po’ a vedere con quali meravigliosi marchingegni abbiamo – pare – a che fare.

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