Hanno vinto le parole del concerto di Roberto Vecchioni: “Libertà” e “Amore”. Mò dipende tutto da noi. Se saremo capaci di non farci condizionare da preti, vescovi, cardinali, organizzazioni, scuole di religione.
La lista dei “se”
Se saremo capaci di essere cittadini europei, consapevoli che la democrazia si basa sull’alternanza, e saremo veloci come il fulmine nell’abbattere l’attuale legge elettorale, dando fin da ora per scontato che non si può votare in base ad una legge che si chiama “porcellum”; i cittadini dovranno poter scegliere coloro dai quali intendono essere rappresentati. Una Carfagna in parlamento? Ce la mandi il popolo, non chi se la porta a… bazzicare in giro.
Questo è elementare… nel Mondo Occidentale, non è neanche questione di Rivoluzione Francese, probabilmente dobbiamo risalire all’Alto Medio Evo per trovare parametri diversi;
se riusciremo, finalmente, a far entrare nella testa dei nostri politici che se loro sono infantili, noi non siamo (più) bambini e quindi è inutile che ogni volta, ormai da decenni, assillantemente, ottusamente, come se fossero pugili suonati, sotto elezioni, politiche o amministrative che siano, tirano fuori sorrisi smaglianti e cominciano a promettere tutto e il contrario di tutto, cominciano a frignare e pestare i piedi, a fare “i buoni” (Letizia non è mai stata così solerte come nelle ultime settimane nel far curare i giardini pubblici, ritirare la monnezza, fare il lavaggio strade, fare la disinfestazione – siamo sempre stati divorati dalle zanzare, quest’anno niente. Allora si può! E non solo nel quadrilatero della moda), e all’occorrenza pronti a minacciare anche. Non ci caschiamo più, ammesso che ci siamo mai cascati. Sappiamo ragionare con la nostra testa, come si è visto.
Non ho l’età
In questa tornata elettorale, abbiamo raggiunto il top di regressione all’età del “non lo faccio più”; ci hanno promesso cancellazione di tasse, di multe e di limiti di inquinamento, sanatorie di abusi, ministeri sparpagliati qua e là, Letizia ha pianto tra le braccia di Berlusconi che lei considera come un padre, Silvio l’ha accontentata, le ha comprato un gelato e si è messo lui a fare i compiti al posto suo (la campagna elettorale che… non ha funzionato… ciuccio pure il patrigno?), però non ha potuto fare a meno di sgridare tutti e due i suoi concorrenti “deboli! Studiate invece di andare cazzeggiando!”
Ha ragione cribbio! Ma il più bebé di tutti è stato proprio lui. E’ andato a frignare tra le braccia di Obama, che lui considera uno zio tutore (caspita però! Potrebbe essere Ciccio Silviuccio nonno di Barack. Qua le età anagrafiche si sono proprio ingrovigliate come la maionese, speriamo che non impazzisca), dicendo che i cattivi giudici di sinistra gli fanno i dispetti e lo accusano ingiustamente alla maestra (Boccassini); dicono che lui fa le “porcherie” con le coetanee dell’asilo, quando invece lui racconta solo barzellette (mai verità fu più lampante). E poi avete visto che ha detto in TV ai napoletani? Se non date i biscottini (quelli con i voti dentro con le figurine) a Lettieri dell’ultimo banco, non mi chiedete più le caramelle! E quello lo fa. Però ha aggiunto: “gli abusi però li saniamo lo stesso”. Si vede che qualche amichetto gli ha mostrato il temperino (da quelle parti i compagnielli non sono dolci di sale).
Morale: pare che con tutta la crisi, i tagli alla scuola ecc. potenzieranno gli asili comunali per uomini politici. Si era mai vista una roba del genere dai tempi di Al Capone che usava mettere i suoi compari caduti in disgrazia al tavolo con i nipotini, prima di giocare a baseball con il loro cranio?
La sinistra barbosa
Se sapremo tenerci ben stretto il fondo di onestà intellettuale che a nessuno di noi manca;
se siamo pronti ad amare il nostro Paese e abbiamo a cuore il futuro di tutti i suoi abitanti;
se sapremo far passare la logica che le Banche, le Assicurazioni, il Fisco, devono aiutare e promuovere lo sviluppo sociale, non attaccarsi ad esso per mungerlo quanto più è possibile, spingendosi fino ai limiti del collasso (e a volte oltre), solo per non farlo morire e poter continuare a mungerlo;
se sapremo far passare la logica che il contenimento della spesa pubblica parte direttamente (non passa semplicemente) dalla drastica riduzione dei parlamentari, portaborse, segretari e segretarie (più o meno osé), consiglieri, assessori, sottosegretari, scorte, auto blu, privilegi diffusi e assurdi, viaggi a vuoto con seguiti faraonici, esenzioni, dall’abrogazione della scandalosa pensione ai parlamentari, l’eliminazione delle inutili costosissime “consulenze” affidate agli amici e agli amici degli amici, e chi più ne ha più ne metta. Basta questo per migliorare la qualità della vita e promuovere, tenendo conto del complicato iter di transizione, energie alternative e pulite come il vento e il sole, senza alcun bisogno di farci bidonare, in giro per il Mondo, acquistando tecnologia e centrali nucleari ormai obsolete; magari utilizzando in modo corretto la ricchezza del bacino petrolifero continentale più grande d’Europa. Dov’è? In Basilicata, ma attualmente non ne hanno alcun beneficio, anzi la disoccupazione è alle stelle, così come l’incidenza delle malattie tumorali.
Se saremo disposti a riflettere con serenità sugli errori commessi, con coraggio e spregiudicatezza, senza fare sconti a nessuno e senza pregiudizi, senza scandalizzarci di fronte alle parole. Si può parlare di D’Alemismo? Di Veltronismo? Di Dipietrismo? Prodismo? Bassolinismo? Così come si parla di Scilipotismo, Finismo, Formigonismo ecc.? E si può parlare della mancanza di determinazione e di chiarezza di un Bersani, un Franceschini, della vecchia sinistra pesante, pedante, boriosa, barbosa, spocchiosa e burocratica (ah! Fatemele dire tutte!), senza incorrere nel peccato di eresia?
Coraggio e fermezza
Se sapremo riconoscere che esiste un grosso problema di assenteismo, inefficienza e sprechi nella Pubblica Amministrazione, al di là degli atteggiamenti clownistici di un Brunetta;
se sapremo mettere a frutto, con coraggio e fermezza il senso di Giustizia che già abbiamo nella mente e nel cuore, senza temere l’ovvietà di mettere mano alla lentezza biblica e cronica dell’amministrazione giudiziaria, alla necessità non più rinviabile, che nel processo ispirato a criteri di democrazia e modernità, vi sia l’effettiva TERZIETA’ del Giudice, per cui è indispensabile che le carriere dei Pubblici Ministeri siano separate (non è pensabile, ad es. che votino insieme quando si tratta di scegliere chi va al Consiglio Giudiziario o al C. S. M. e nel contraddittorio tra Difesa e Accusa, il Giudicante sia, poi, effettivamente equidistante).
Se sapremo riconquistare la professionalità e libertà di stampa, riappropriandoci del famoso ammonimento di fronte ai soprusi, diretto a chi è stato beccato in condizioni di vergogna e di biasimo “è la stampa bellezza!”.
Se sapremo far circolare liberamente le idee, confrontandoci, anche serratamente, ma senza criminalizzare nessuno, né Destra, né Sinistra, né Centro e neanche quelli che non vanno a votare, o sono eternamente titubanti.
Ricominciare da tre
Se sapremo rifondare e ricostruire le professioni e l’imprenditorialità, anche piccola, anzi soprattutto quest’ultima che si affaccia alla ribalta e fa da motore di base del Paese, senza tema di disturbare lobbies che vivono ormai di rendita, come i notai, i grandi baroni delle Università, della medicina, della chimica, dei grandi studi legali;
se confesseremo al Mondo intero che bisognerà ricominciare tutto da capo nell’Istruzione e nella Scuola, dopo il ciclone Gelmini (che regge il confronto col ciclone Katrina);
se non disprezzeremo la Cultura, l’Arte, lo Spettacolo, ma promuoveremo e rilanceremo tutto quello che è stato fin qui frustrato, senza discriminazioni di alcun genere, politiche, religiose, razziali, sessuali, dando spazio ai talenti e non ai bunga bunga, all’intelligenza e all’originalità e non ai grandi fratelli, alle vendite porta a porta di materiale scadente, agli altrettanto scadenti panettoni di Natale e così via, riaffiancandoci all’Europa, al resto del Mondo;
se stabiliremo una volta per tutte che lo Stato è dei cittadini e non di un comitato di affari (mai più un Brancher ministro senza portafoglio, per poter più agevolmente attingere dal portafoglio degli Italiani; mai più uno Sgarbi gran ciambellano della volgarità di Stato, anche attraverso la TV di Stato, per sdoganare e dare supremazia ai bassi istinti e alle volgarità del popolo bue, non facendosi scrupolo così, attraverso il mezzo della strumentalizzazione dell’ignoranza, di raggiungere il fine del potere e dell’assoggettamento. Un’operazione davvero un po’ sporchina. Machiavelli si rivolta, certo, nella tomba);
Cremine e olio di fegato di merluzzo
se riusciremo a far emergere che non saremo mai omologati, standardizzati, conformistizzati, lobotomizzati, anche se licenzieranno tutti i Santoro, Crozza, Floris, Gruber, Mentana, D’Amico, Fazio di questo Mondo. Le cremine, i brodini e i bolliti se li sbrodolassero loro, i politici bamboccioni alla Bondi, Borghezio, Giovanardi, Cicchitto, Paniz, Gasparri (che mi vengono in mente perché oggi alla ribalta, ma non dimenticando i Sircana e le Melandri, le Iervolino e i Del Turco, De Michelis, Martelli, Cirino Pomicino, De Mita, Evangelisti, Bordon, Pecoraro-Scanio e chi più ne ha più ne metta, di una volta) insieme al rituale olio di fegato di merluzzo. Non saremo mai Vespiani, Bunghiani, Fediani, Morani, Lupiani, Capezzoniani, e via rimettendo, ma semplicemente coscienti cittadini italiani, dotati di sano spirito critico.
Se chi ci governerà saprà farlo senza derive né populiste, né autoritarie, traendo spunti anche dagli errori di altri Paesi, Cile, Cuba, Grecia, Spagna, Portogallo, Argentina, tanto per dirne alcuni, come è normale in altri Paesi Civili a noi vicini, quali la Francia, la Germania, l’Inghilterra tanto per dire;
se… se… se… troppi “se”? Ma uno vale per tutti, soprattutto se CI CREDEREMO, non ci faremo prendere dallo sconforto, terremo duro e ci sapremo fare…
Il peronismo alla pummarola
Detto questo, va riconosciuto che grande merito del BERLUSCONISMO (diciamo una parodia o sottomarca del Peronismo, del quale non avevamo un gran che bisogno) è stato quello di far scoprire agli Italiani il peggio di sé, l’arroganza, la prevaricazione, la furberia, l’ignoranza e l’egoismo eletti a sistema, il disprezzo dell’interlocutore, l’affarismo, la mancanza di dignità e di fratellanza e tante altre “innominabili” cose che un bel bagno di Civiltà, ora, dovrebbe toglierci di dosso, almeno in gran parte.
E poi nella sua agonia lunga (ma non troppo) per vari fattori (non ultimi la speranza fortemente tenuta in vita e riaffermata che, dopo 50 anni di grigiore D.C. e la sbandata pesante del Craxismo, ci fosse una ventata di grandi riforme, e la paura che una Sinistra oscura e perdente sullo scenario mondiale si impossessasse del potere in Italia e non lo mollasse più – ma la vera Democrazia è un’altra cosa), ‘sto berlusconismo (con metastasi di scilipotismo), tra processi, bufale e mercati delle vacche, trappole mediatiche, menzogne e barzellette, ha fatto assaporare il “dopo”, il senso della libertà, qualcosa di cui non ti accorgi e che dai per scontato, quando ce l’hai (come è per tutti i nostri sensi); poi quando ti manca, ti vedi perduto, tutto si riporta proprio a quello.
Forse proprio da qui comincia, da questo grande “V” day (Beppe Grillo, in segno di esultanza, non me ne voglia per il plagio), la NUOVA ITALIA.