La strada è giusta ma adesso bisogna avviare sul serio la stagione delle riforme, serve un nuovo piano per la Giustizia e non riforme spot che non hanno fatto altro che distruggere un sistema già al collasso. Il commento dell’avvocatura è univoco fino a questo momento: alcune cose dei “saggi” vanno condivise, altre no.
Per Nicola Marino, presidente Oua, «la direzione è corretta. Una valutazione attenta non può che vederci favorevoli sulle proposte avanzate per il buon funzionamento della macchina giudiziaria: sull’estensioni delle prassi positive in tutti i tribunali, sul potenziamento del personale e delle strutture, sul processo telematico e sull’innovazione tecnologica (vedi le diverse proposte dell’Oua già recepite con successo da alcuni tribunali come quello di Sulmona), sulla riforma della magistratura laica (giudici di pace e onorari), così come sull’ufficio del processo e sull’implementazione, con incentivi, di sistemi alternativi di risoluzione delle controversie minori, con chiari profili di competenza e imparzialità degli organismi incaricati (no all’attuale giungla di Camere di mediazione senza alcun criterio di qualità). Contrarietà, invece, al ritorno all’obbligatorietà della mediazione, già bocciata dalla Consulta e non in linea con le indicazioni dell’Unione europea».
«Quella dei saggi – conclude Marino – è una buona base di partenza per riformare la nostra malandata giustizia, l’avvocatura e il suo organismo di rappresentanza politica, l’Oua, mostrano la totale disponibilità ad aprire un confronto».
L’Associazione nazionale avvocati italiani traccia addirittura un nuovo piano per la giustizia. non occorrono nuove leggi ma una più trasparente ed efficace gestione delle risorse destinate alla giustizia (più di sette milioni di euro all’anno) e una puntuale organizzazione degli uffici e del lavoro dei giudici.
“Il riassetto dell’organizzazione – ha detto il presidente Anai Maurizio De Tilla – può realizzarsi anzitutto con la creazione dell’ufficio del giudice, l’applicazione di prassi virtuose e l’informatizzazione diffusa e totale degli uffici giudiziari”.
Nel settore civile secondo l’Anai la razionalizzazione del lavoro dei giudici impone un ufficio efficiente, lo studio del processo, un tentativo di conciliazione nella prima udienza (con l’apporto decisivo degli avvocati), la concentrazione delle udienze istruttorie, una decisione anche immediata.
“I giudici – ha detto De Tilla – devono prestare attenzione alle modalità di gestione dell’agenda, alle tempistiche dedicate alle udienze, ai tempi di rinvio.
L’organizzazione del singolo giudice influenza la durata del processo: vanno promosse prassi comuni, sulla scorta delle indicazioni attuate con il “metodo Barbuto” volto allo smaltimento dei carichi giudiziari e al contenimento dei tempi processuali”.
Anai indica tre direttive da seguire per riformare strutturalmente la macchina giudiziaria:
– l’organizzazione del lavoro dei giudici;
– l’organizzazione degli uffici amministrativi;
– l’utilizzo delle nuove tecnologie come leva per il cambiamento e il supporto all’organizzazione.
“L’attuazione delle direttive – ha continuato De Tilla – va agevolata con l’applicazione di un sistema di controllo di gestione, un intervento formativo per i responsabili di progetti, un piano di formazione del personale di cancelleria, l’attivazione via intranet di servizi per cancellieri e magistrati, lo sviluppo di una policy e di iniziative di comunicazione e coinvolgimento di tutti i magistrati.
Vanno, altresì, promosse significative iniziative, tra le quali: razionalizzare l’impiego dei magistrati, con periodiche verifiche della loro produttività e del rispetto dei termini; razionalizzare l’impiego del personale amministra­tivo e riqualificarlo; avviare un serio e generale processo di in­formatizzazione degli uffici giudiziari e rilanciare il processo te­lematico; assicurare il rispetto delle funzioni di di­fesa assegnate all’Avvocatura; prevedere strumenti per l’effettiva esecuzione dei provvedimenti giudiziari”.
L’ANAI ribadisce la netta contrarietà a interventi sulla giustizia civile che limitano l’accesso alla giustizia, comprimono i diritti dei cittadini, violano la Costituzione. A partire dall’introduzione della mediaconciliazione obbligatoria (che è stata dichiarata incostituzionale) i provvedimenti varati dai diversi Governi che si sono succeduti negli anni sono tutti improntati ad una filosofia sbagliata diretta alla riduzione dei diritti dei cittadini e alla compromissione del diritto di difesa. In sintesi: invece di far funzionare la macchina giudiziaria si cerca di evitare che i cittadini possano far valere i propri diritti con palese violazione dell’art. 24 della Costituzione. Il risultato è un “sistema giustizia” ancora più ingolfato, con interventi oltreché inutili ai fini deflattivi anche con chiari profili di incostituzionalità.
Per dare respiro alla giustizia – ha aggiunto il presidente Anai De Tilla – va applicato lo schema del “Tribunale tecnologico” che si può attuare su tutti gli uffici giudiziari. Con esso si elimina il materiale cartaceo: non ci sono più i fascicoli materializzati, ma è possibile consultare l’intero processo in via telematica.
Un ulteriore intervento necessario riguarda i giudici onorari, o meglio i giudici di pace e i diversi giudici laici. In quasi tutti gli uffici giudiziari abbiamo giudici onorari (o laici) addetti alle funzioni giurisdizionali.
Sono più di un milione e mezzo le cause annualmente trattate e decise ogni anno dai giudici laici. Ora, se vi è una intensa utilizzazione dei giudici laici non si comprende perché non si interviene legislativamente, e al più presto, per inquadrare compiutamente questa figura di giudice, con un’adeguata retribuzione, con una selezione nell’accesso, con la fissazione di incompatibilità assolute, con la introduzione di regole deontologiche di grande rigore.
Ulteriore intervento necessario: assumere uno o più “manager” nei grandi uffici giudiziari.
Cominciamo subito: nei grandi uffici giudiziari, abbiamo bisogno di figure manageriali per la gestione dell’azienda giustizia. Abbiamo bisogno di soggetti altamente specializzati per consentire forti risparmi ed evitare sprechi. Non si tratta, per altro, di privare delle funzioni o demotivare i Presidenti dei Tribunali o i Dirigenti degli uffici. Ma di supportare le loro qualità con ulteriori specifiche energie.
Tribunali tecnologici, processo telematico, prassi virtuose, giudici laici, managers: sono gli ingredienti per una ricetta salutare per la Giustizia.
Cominciamo ad attuare in maniera diffusa sul territorio queste innovazioni, e non a macchia d’olio. Non in qualche ufficio sì e in molti altri no. Cominciamo da quegli uffici giudiziari che si vorrebbe abolire che funzionano oggi bene da “giustizia di prossimità”. Cominciamo da lì”.

Di Golem

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