Un mattone di oltre 15.600 firme di cittadini raccolte nei mesi scorsi contro megadiscariche ed inceneritori, di denunce, di ricorsi al TAR, di perizie tecniche, di rilievi geologici, di relazioni archeologiche, di dichiarazioni autorevoli, di pareri ministeriali, di interrogazioni parlamentari; carte che dicono chiaramente che i siti di Osteriaccia e Pizzo del Prete a Palidoro non sono idonei sotto nessun punto di vista, carte che denunciano l’impreparazione tecnica e politica di chi ha definito Pizzo del Prete sito a “preferenziale idoneità”, e di questo, in futuro, ne risponderanno nelle sedi opportune.
Un mattone fatto con tutto quello che da maggio ad oggi ciascuno di noi ha cercato faticosamente di mettere in campo per bloccare la costruzione dell’inceneritore a Pizzo del Prete e garantire un futuro a noi, ai nostri figli e alla nostra terra.
Otto chili di ottime ragioni
E ce ne sono molte altre di ragioni, tutte quelle che è difficile se non impossibile tradurre in carte. Quelle che possiamo riassumere semplicemente nelle sensazioni che proviamo guardando un bel paesaggio. L’interesse generale, la necessità di scongiurare l’ “emergenza rifiuti” a Roma, l’incapacità politica dimostrata negli anni dai nostri amministratori rischiano di tradursi nell’ennesima nuova imposizione della ragion di stato, dolorosa ma necessaria, poco importa se c’è chi ne rimane schiacciato.
Il Ministro Clini nei fatti ha già esautorato il Prefetto Pecoraro, che a breve probabilmente verrà sostituito dal governo, ha sostituito la regione, la provincia e i comuni incapaci di una programmazione e gestione del territorio virtuosa, farà quello che un governo “tecnico” può permettersi di fare: eviterà l’emergenza con una nuova discarica e con un nuovo inceneritore e lascerà invariate tutte le situazioni che hanno negli anni portato a questa emergenza.
E’ un vicolo cieco dal quale possiamo provare ad uscire contando solo sulle nostre forze e sulla nostra volontà di costringere il comune, la provincia, la regione, lo stato in cui viviamo a cambiare rotta: per i rifiuti è la strategia rifiuti zero, raccolta differenziata porta a porta subito, riduzione riuso riciclo e recupero dei materiali, conversione degli attuali impianti TMB da produttori di CDR a separazione a freddo e inertizzazione dei materiali non recuperabili.
Chiediamo con forza un Commissario straordinario che implementi in tempi stretti la raccolta differenziata a Roma, rimuovendo l’incapacità politica e tecnica, l’affarismo che oggi rischia di portare al massacro Roma e tutto il Lazio. Ministro Clini, Un piano alternativo c’è già.
Allegato alla Campagna “diamocidafare” per Roma verso Rifiuti Zero, lanciata dalla Rete Zero Waste Lazio c’è un piano elaborato da esperti riconosciuti, dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero, da ZWL, che, se applicato, permetterebbe al Lazio di guardare al futuro della gestione dei Rifiuti con serenità, senza rincorrere continue emergenze, e gestendo anche questa fase transitoria.
Da Fiumicino facciamo appello a tutti i comitati in lotta, a Riano, Corcolle, Malagrotta, Albano, ed alle altre vertenze in corso, a partecipare alla manifestazione del 22/3 sotto il Ministero dell’Ambiente. Tutti uniti contro discariche e inceneritori, per la raccolta differenziata, il riciclo ed il riuso.