Sento di dover iniziare questo articolo, aprendo una parantesi, con un riferimento specificamente italiano, che poi chiuderò alla fine dell’articolo, con un altro riferimento, a sua volta spiccatamente italiano.
Perché è giusto così; se tra due parentesi vogliamo inserire, perché vengano estrapolati, esaltati e messi in luce, i mali e gli obbrobri che, oggi come oggi, in giro per questo Mondo dove non c’è più Religione, o forse ce ne sono troppe (il concetto è lo stesso), affliggono l’Umanità, esse non possono che essere marcate ITALIA, fin quando non si cambia, MA SUL SERIO, registro. E’ insito in esse, un abbraccio ideale, come si vedrà, che unisce fortemente e indissolubilmente, noi popolo italiano, e coloro che, comunemente, chiamiamo gli “Extracomunitari”, come se fossero extraterrestri (e ci professiamo, in gran parte Cristiani, misericordiosi ed ecumenici); noi sì, siamo davvero “sulla stessa barca”. Sono “cose nostre”, con buona pace di mafia, camorra ‘ndrangheta, sacra corona unita e i connessi “colletti bianchi”, o forse, addirittura, con il loro beneplacito.
Il “marcio” si trova in ogni parte del Mondo, ma in Italia, il senso di repulsione e raccapriccio che, normalmente esso suscita, si sta sempre di più trasformando in compiacimento; questo è grave, pericoloso e inaccettabile.
Chi sa che una presa d’atto, una provocazione come questa, non abbia, nel suo piccolo, la forza d’appoggio, insieme ad altre forze, per fare leva, per forzare e, forse, spezzare le parentesi, come se fossero catene, e risanare il marcio, magari… non solo dell’Italia; tramutarlo in bene, o scaraventarlo nel “nulla”. Con questo spirito, vado, allora, ad iniziare.
APRO PARENTESI:
Scorrono davanti a miei occhi le poche, ma fortemente esplicative, obbrobriose (appunto) immagini, prese nel centro di accoglienza di Lampedusa, e fortunosamente ottenute, di persone (clandestini o non clandestini, sono PERSONE), umiliate, denudate; corpi nudi, senza distinzioni, di uomini, donne, bambini, promiscuamente riuniti in uno stanzone e “disinfettati” con getti di idranti. Vergogna verso il Mondo intero che le ha viste. Neanche gli Americani 100/150 ANNI FA, quando erano invasi da massicci movimenti migratori, soprattutto degli Italiani, osarono tanto.
Ora, ITALIANAMENTE (siamo giunti al punto che anche l’obbrobrio ha cambiato avverbio), qualcuno sarà licenziato, qualche concessione sarà ritirata e poi… tutto tornerà nel letargo come prima. L’eco di tale notizia non arriverà alla pubblicazione di questo articolo; consacrando in tal modo, la sua giusta collocazione di PARENTESI.
Stragi, stupri, violenze, distruzioni, mentre c’è un mondo borghese sul quale passa il tempo come lo scorrere di una pellicola cinematografica sullo schermo, a passo accelerato, con nubi, sole, pioggia, temporali, schiarite; “ma… è un bollettino meteorologico?” Qualcuno potrebbe osservare; una parentesi nella parentesi, mentre intorno che cosa c’è? Di che cosa consta l’”intorno”, il contesto? Uno sfilacciato e caotico “bollettino degli obbrobri”; ed i due mondi non sono affatto distanti, siamo a due passi, gomito a gomito, in alcuni casi, addirittura, i due Mondi si intersecano, si mescolano, si scontrano, si abbracciano, si invadono reciprocamente. L’episodio di Lampedusa, di cui sopra, non è forse un esempio probante di tutto questo?
Allora di questo caos, di questo bollettino degli obbrobri, non posso parlare mettendo, ragionieristicamente, i fatti in un ordine pedissequo, non me la sento. Qualcosa mi dice che ci farei io la figura del compiaciuto collezionista di sciagure, del freddo contabile di cadaveri e corpi sventrati, del certosino raccoglitore del sangue altrui, e questo sarebbe obbrobrioso per me:
Tutto scorre senza metodo, ma con la casualità della falce della morte:
29 dicembre 2013 Stazione ferroviaria di Volgograd (ex Stalingrado), una donna-kamikaze si fa esplodere, 17 morti e 40 feriti; il giorno dopo, lunedì 30 dicembre, nella stessa località, un kamikaze si fa esplodere su un filobus, 16 morti e 30 feriti gravi. Terroristi islamici del Caucaso?
Fonte “Corriere della Sera”: 16 dicembre 2013 – Juba – Sudan del Sud
Il presidente Salva Kiir annunzia ai media il tentativo di un colpo di Stato, immediatamente sedato, ad opera del suo rivale, ex “numero due”, Rick Machar, da lui definito “profeta di sventura” (da noi si usano preferibilmente le allocuzioni “vile”, “traditore”, “addetto alle fogne” et similia), allontanato dal governo nel luglio del 2013, a seguito dell’ammutinamento di un gruppo di soldati a lui fedeli, di etnia Nuer; mentre Kiir appartiene alla tribù dominante dei Dinka.
Nelle strade della capitale, peraltro, si continua a sparare, come riferito da testimoni oculari.
Machar aveva annunziato la sua intenzione di candidarsi per le elezioni presidenziali del 2015, e accusato Kiir di tendenze dittatoriali. Quest’ultimo aveva allora convocato il Comitato di liberazione nazionale e attaccato duramente l’avversario. Poche ore dopo il silenzio notturno di Juba veniva interrotto dalle prime raffiche di mitra.
Sui network rimbalzano notizie di cadaveri abbandonati nelle strade, e caccie all’uomo in atto nei quartieri della capitale.
Juba si prepara ad una notte senza luci e senza notizie, inframmezzata dagli spari.
20 dicembre 2013
Uomini di etnia Nuer, fedeli a Machar, assaltano la base Onu in Sud Sudan, ad Akobo, uccisi tre Caschi Blu indiani. Cittadini italiani e personale diplomatico si apprestano a lasciare il Sud Sudan, con velivoli dell’Aereonautica Militare mandati dall’Unità di Crisi della Farnesina. Decine di civili risultano massacrati a Juba ad opera dei soldati di Kiir, di etnia Dinka; presa di mira “prevalentemente” l’etnia rivale dei Nuer. I soldati hanno aperto il fuoco su aree residenziali densamente popolate.
21 dicembre 2013
Bombe e terrore, fuga dal Sud Sudan.
34 italiani e 29 cittadini di altri Paesi europei rimpatriati con i C-130 inviati dalla Farnesina.
Un aereo militare USA viene colpito durante le operazioni di evacuazione nella parte orientale del Paese, durante i combattimenti tra le fazioni rivali; tre soldati sono rimasti feriti, di cui uno in modo grave. Trasferiti in Kenya per essere curati.
25 dicembre: Mansoura – Nord dell’Egitto; 15 morti e decine di feriti in un attentato contro una sede dei Servizi di Sicurezza Egiziani, rivendicato da un gruppo jihadista del Sinai, che si “autodefinisce” ispirato ad Al Qaeda.
Il 29 dicembre il quotidiano La Stampa passa in rassegna l’Africa in guerra “dove il sangue non si raggruma mai”: SOMALIA è guerra endemica; si combatte dal 1991. Oggi è la terra delle milizie islamiche. REPUBBLICA CENTRAFRICANA, conflitti in corso tra ex ribelli Seleka, sostenuti dagli islamici, e cristiani vicini all’ex presidente Bozizé; MALI, aleggia ancora lo spirito colonialista dei Francesi, intervenuti per “estirpare Al Qaeda” e mettere fine alla guerra civile; NIGERIA, terra delle milizie islamiche di Boko Haram in lotta contro gli Stati cristiani del Nord; CONGO, la grande guerra tra etnie e milizie per il controllo delle risorse minerarie.
Tutto questo è un incubo per l’OCCIDENTE che, peraltro è, in modo praticamente esclusivo, ARTEFICE dell’attuale situazione in tutta l’Africa, che ha prima dissanguato, saccheggiandola di risorse immense e commettendo ogni sorta di soprusi e di ingiustizie, ed ora teme le mosse di chi opera su questo “scacchiere”, non avvedendosi quasi, o del tutto, che questi sono i contraccolpi dello schiavismo, del colonialismo e dell’imperialismo, che i “guerrieri di oggi” subivano, ma non praticavano, e non avrebbero mai praticato se non con la regia dell’Occidente. Il guaio serio di quest’ultimo è che dimentica la genesi dei suoi incubi.
Il commento più stupido l’ho letto su un giornale on line, da parte di un lettore che, per carità di Patria, lascio anonimo: “… ma sanno solo fare la guerra? Di progredire non ne parlano mai?” IL CONTRIBUTO PIU’ VOTATO.
Ma la palma della vittoria tocca, senz’altro, alla notizia-clou sulla morte di Mandela:
Il 5 dicembre muore Mandela, il 6 dicembre Il GIORNALE (di famiglia) titola “Morto Mandela, padre dell’apartheid”, lo seguono su questa strada il Mattino, il Messaggero e molte testate telematiche.
E’ il grave pericolo della memoria: trasformarsi in ignoranza, mettendo così a rischio un mito dell’Umanità.
Questa è l’Italia. Qui non c’entra l’Africa; eh… bisogna pur mettere i punti sulle “i”.
L’AVVENIRE 20 DICEMBRE 2013:
IRAN “Con Rohani peggiorano i diritti umani”: in un campo di profughi iraniani in esilio in Iraq, risultano trucidate 52 persone; 6 donne rapite. In 100 giorni del Governo Rohani, impiccati 320 dissidenti.
SIRIA “La tortura usata come arma di guerra” denuncia l’ONU; le sparizioni forzate sono una pratica abituale in tutto il Paese. Esecuzioni sommarie e fustigazioni anche di ragazzi di soli 14 anni, sono denunciate da Amnesty International, nei 7 centri di detenzione dello Stato. Della devastazione di Aleppo, la città più antica del Mondo, dell’uso barbaro e criminale di gas venefici, dei massacri massicci del proprio popolo, non si sa più quanto se ne è parlato e… non se ne è mai parlato abbastanza.
In CENTRAFRICA massacrati 1000 Cristiani.
L’inviata USA: «Spettro genocidio Ruanda» così titola “maliziosamente” L’Avvenire, lasciando credere alle pecorelle del gregge, una contemporaneità di martirio per i discendenti e i convertiti delle catacombe.
Solo dal corpo dell’articolo si evince il senso: il pericolo paventato sarebbe che le atrocità che si videro nel ’94 in Ruanda, dove lo scontro tra le etnie Hutu e Tutsi provocarono, alla fine, la morte di 800mila Tutsi e Hutu moderati, potrebbero nuovamente vedersi in Centrafrica, dove risultano razziati interi villaggi, esecuzioni sommarie, mutilazioni, distruzioni di edifici e sfollamenti forzati di massicci nuclei di persone, anche nella capitale Bangui.
Peraltro di quel copioso sangue versato in Ruanda 20 anni fa, sempre molto poco, fin dall’inizio, si è parlato. Nessuna concreta reazione c’è mai stata.
L’8 dicembre intervengono in Centrafrica i Francesi, che di “autorizzazioni dell’ONU” non sanno che farsene, con 600 paracadutisti in appoggio al neo presidente Michel Djotodia che, dopo aver scalzato Bozizé, accusandolo di ignorare i problemi della popolazione, appare ora incapace di controllare i suoi militari, ma saprà certamente controllare gli interessi di Parigi, nel cuore dell’Africa.
Anche ad averci “gli occhi foderati di prosciutto”, come si suol dire, “non v’è chi non veda”, come si dice in certi ambienti, che tutto quanto è stato detto, rivela un ribollire di tensioni, di rivendicazioni, di contraddizioni, sempre più intense ed estese di interi Continenti, di svariati popoli; un ribollire di cui quelle persone che si vedono in giro, e in Italia, un po’ svagatamente, si chiamano “vu’ cumpra’”, in Francia “sans-papiers”, e chi sa come altro, in quali e quanti altri posti, non sono che rade schegge, goccioline schizzate.
29 Dicembre 2013 – e qui si chiude la parentesi aperta all’inizio, e, bene o male, tra evidenziazioni ed omissioni, poca o molta sintesi, qualche impennata di sentimento o di ragionamento, che ci poteva stare, o magari non stare, ma sempre seguendo la rotta, arriviamo all’anno di grazia 2014. Dove… ultim’ora, tanto per non perdere l’abbrivio (lo dicevo io)… 3 gennaio, breve flash dall’India: ragazzina (una bambina, in realtà) di 12 anni violentata dal “branco” (così si chiamano oggi gli sbandati in un Mondo allo sbando) due volte (la seconda per punirla di aver denunziato, la prima volta, l’accaduto alla polizia), invitata inutilmente a ritirare la denunzia, viene coperta di benzina da sicari e bruciata viva, col seme di vita che, suo malgrado, aveva in corpo.
Ma metto la parola fine, almeno per il momento, a tutta la materia pulsante dei nostri obbrobri di oggi, raccolta per chi legge, sia pure con rapidi e disarticolati, ma spero azzeccati colpi di pala, per pensare, per non dimenticare, con la trasmissione televisiva di Sandro Ruotolo che ci porta nella “terra dei fuochi”.
Così CHIUDO la PARENTESI (prima del TG delle 20):
Il prof. Carmine Schiavone ci insegna che in Campania, soprattutto nelle provincie di Napoli e Caserta, la ormai famosa “Terra dei Fuochi”, per la tolleranza istituzionale ad incendiare la “monnezza” e, comodamente e rapidamente disfarsene, ad onore e gloria della scienza oncologica, decine di migliaia di ettari sono inquinati da rifiuti tossici, fanghi industriali, addirittura scorie nucleari, materiali provenienti da ogni parte d’Europa, Germania compresa, attraverso i canali della criminalità organizzata; e su questi terreni si è permesso di costruire, coltivare, far pascolare il bestiame. Ci dice, inoltre, che è a rischio l’intera falda acquifera della Campania, per il momento, solo blandamente intaccata, perché protetta da uno strato di tufo; ma una volta che questo dovesse cedere, ne deriverebbe l’avvelenamento di una intera Regione.
L’assistente investigatore Roberto Mancini, malato di cancro per la sua lunga permanenza nella zona, a causa delle indagini che stava compiendo, conferma, e precisa che un suo rapporto sulla situazione nella “Terra dei Fuochi”, quando ancora non era definibile tale, è “rimasto nel cassetto della Magistratura Inquirente” per oltre 30 ANNI (diciamo dagli anni ’80? Allorché era ancora possibile intervenire consistentemente); in una precedente trasmissione televisiva sulla situazione in atto (diciamo a metà degli anni ’90?), aveva denunciato che il suo rapporto (a quel tempo) giaceva nascosto da 16 anni. Ebbene l’intervista fu TAGLIATA proprio nel pezzo in cui lui lamentava questo stato delle cose. Chi sa perché. In definitiva l’unico risultato ottenuto è stato il cancro.
La trasmissione SERVIZIO PUBBLICO continua chiamando a raccolta sindaci, amministratori provinciali, amministratori regionali, il Governatore della Campania e rappresentati del Governo centrale, facendoci sapere che delle sconfinate colline di “ecoballe” che arricchiscono il panorama della Campania Felix, e che, probabilmente, in aeternum faranno concorrenza negli scatti fotografici al Vesuvio e a “Vulcano buono”, NESSUNO è RESPONSABILE.
Conclude poi, informandoci in modo abbastanza incoerente (o no?), che in Italia la MASSONERIA è “notoriamente” molto più forte della CRIMINALITA’ ORGANIZZATA.
Alla fine, però, Ruotolo fa incazzare Schiavone, che si alza e se ne va, profetizzando alle due donne presenti in rappresentanza della popolazione civile della Campania, delle persone oneste e di buona volontà: “non c’è niente da fare per voi. Morirete tutti”.
Ha ragione? Speriamo di no. Questo è un messaggio di morte. Il suo alzarsi ed andarsene, di fronte ad un Ruotolo non turbato più di tanto, è la MORTE in SE’.
E’ grave, ma… alla fine che importa? La forza d’urto di queste notizie, il ricordo di questa parentesi che si chiude, con il pentito Schiavone, autore diretto di 50 omicidi, e indiretto di altri 400; vincitore di “guerre” per il CONTROLLO della Campania e del Paese, attraverso i riciclaggi, le connivenze, gli investimenti, LIBERO CITTADINO (ditemi in quale altro Paese ciò è possibile) che si alza e se ne va, non ha superato lo sbarramento, nel ricordo e nelle riflessioni di giudici, governanti e governati (cioè di quelli che SE NE SAREBBERO DOVUTI occupare attivamente e che SE NE DOVREBBERO occupare attivamente), del TELEGIORNALE del GIORNO DOPO (paradossalmente qualcosa è sopravvissuto nelle parole del Vescovo di Napoli; ma lui e i suoi colleghi e predecessori campani DOVE ERANO quando si perpetrava l’OBBROBRIO?).
Eppure non è con questo MESSAGGIO di MORTE che metterò la parola “fine” a questo articolo; ma con un MESSAGGIO di VITA, che nasce sì dalla morte (come sempre) ma è VITA e SPERANZA.
CHIUDO con l’immagine di sette mamme della Campania, che hanno tra le braccia la foto dei figli morti di tumore: è quella stampata su 150 mila cartoline inviate al Papa, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e all’ONU dai residenti tra le Provincie di Napoli e Caserta, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione, di fare qualcosa che faccia prevalere la vita sulla morte, di far capire che si crede, si ha fiducia, anche da parte di chi è stato duramente provato, nel FUTURO di questa che non dovrà più essere chiamata la “Terra dei Fuochi”.