“E’ la legge. Questi posti sono riservati ai disabili, alle donne incinta e agli anziani”. Questa scritta è ben visibile su ogni mezzo pubblico negli Stati Uniti, dove sono stata per tre settimane in cui ho potuto sperimentare la libertà di poter accedere senza difficoltà a qualsiasi mezzo di trasporto, dal classico taxi giallo, al treno, autobus, metropolitana, tram.
Essendo abituata alle condizioni di viaggio che i disabili devono affrontare in Italia, che prevedono limitazioni, divieti e difficoltà, sono rimasta davvero sorpresa nel constatare che in America invece tutto è facile e comodo per chiunque, anche per chi viaggia sulla sedia a rotelle. In effetti i primi giorni mi sentivo spaesata e in imbarazzo in quanto l’autista fermava il mezzo, faceva scendere la pedana e intimava agli altri passeggeri se occupavano i posti riservati alle persone disabilità, di spostarsi. Quando mi sistemavo nel posto assegnatomi, leggevo quel cartello che specificava chiaramente che la legge mi permetteva di usufruire di tale servizio, e non solo la generosità e buona volontà del conducente e dei passeggeri. Leggendo ciò il mio imbarazzo spariva e lasciava spazio a una sensazione di appagamento e ritrovata dignità, che devo a malincuore ammettere in Italia mi è sconosciuta.
Infatti è praticamente impossibile salire sugli autobus con la sedia a rotelle o su qualsiasi mezzo di trasporto pubblico. Anche sui treni l’autonomia dei disabili è molto limitata, in quanto si deve prenotare il servizio due giorni prima e solo su pochi treni è disponibile la carrozza attrezzata. Tutto questo limita molto la libertà di viaggiare dei portatori di handicap, li fa sentire in imbarazzo e degli intrusi in una situazione difficile, quando in realtà non dovrebbe essere così, perché tutti i cittadini devono avere il diritto di usufruire dei mezzi di trasporto pubblici. I disabili non sono forse anche loro cittadini?
Negli USA era tutto così facile, semplice, normale. In Italia invece sarebbe qualcosa di inusuale e straordinario. Infatti qualche mese fa l’UE ha sanzionato il nostro Paese proprio perchè non si attiene alle regole comunitarie riguardo al trasporto dei disabili. Questo mi fa ulteriormente riflettere su come i vari governi abbiano investito i soldi nei diversi servizi. Sono consapevole che ora l’Italia è in un periodo di crisi e il denaro non va sprecato, tuttavia mi sorge spontanea una domanda: ne risentirebbe davvero così tanto il Paese se venissero stanziati fondi per semplificare e migliorare la qualità della vita dei disabili, come ad esempio dotare tutti gli autobus e treni di pedane e posti riservati? Non sarebbe un segno di civiltà e progresso, oltre che un dovere dello Stato? Negli stati Uniti ho provato per la prima volta cosa significa avere la libertà di andare dovunque senza difficoltà. Questo è ciò che ogni persona normodotata vive normalmente, ma per i disabili in Italia è un sogno, una chimera ancora molto lontana.
Mi preme sottolineare come i disabili non chiedano mai niente per loro stessi e si adattino, se pur a malincuore, alle situazioni difficili che spesso comportano emarginazione e isolamento. L’Italia è alla ricerca di una ripresa economica, ma ci vorrebbe anche una ripresa di valori morali e un risveglio delle coscienze. Il nostro Paese non potrà mai dirsi cambiato se prima non restituisce lavoro ai disoccupati, case ai senza tetto, vestiti agli ignudi, e pedane e scivoli ai disabili. Io aspetterò pazientemente che questo avvenga, perché deve avvenire, e solo quando i disabili potranno viaggiare in tutta Italia su qualsiasi mezzo pubblico, come io ho fatto negli Stati Uniti, potrà dirsi che qualcosa è cambiato e che la nostra nazione finalmente offre pari opportunità a tutti i suoi cittadini.
Solo un ristabilimento delle priorità morali e sociali, come riconoscere alle persone in difficoltà il pieno diritto di aiuti pubblici, potrà dare modo al nostro Paese di riscattarsi e di dare inizio alla ripresa sia economica che sociale, perché il primo scopo di una nazione civile deve essere il miglioramento e la garanzia della dignità della persona umana.