Pare proprio che i mass media italiani stiano scoprendo l’enorme potenziale comunicativo dei fumetti, che è come dire “toh, l’acqua calda”. Negli Stati Uniti, in Giappone e in Francia la produzione di “giornaletti” disegnati costituisce una parte importante dell’indotto nazionale, oltre che un valido strumento di comunicazione.
Intrattenimento, ma anche propaganda, storia e cultura sono veicolati attraverso i fumetti, considerati alla pari di altri linguaggi meno longevi e parimenti popolari. La nostra tradizione ci impone di essere obsoleti in tutti i campi (dalla pettinatura alla tecnologia) e dunque di sfruttare al peggio anche le ricchezze che ci appartengono.
Non è un caso che uno dei più grandi successi editoriali degli ultimi anni sia la ristampa integrale di Tex, la cui novità è una verniciata di colori sugli storici disegni. Al cinema poi, il bombardamento dell’offensiva Marvel-Disney ha sepolto Dylan Dog, i cui diritti di sfruttamento sono stati venduti all’estero, con conseguente e totale distacco dalla fonte originale. E le nuove generazioni di autori e lettori? Da un lato vogliono farci credere che non esistono, dall’altro si rivolgono altrove, fuggendo dal maltrattamento mediatico subito in patria. Il Corriere della Sera ci riprova con la serie Mytico!, destinata a un pubblico di ragazzi, mentre la tv, sempre più a corto di idee, propina serial kamikaze, che al di là del buon esito, sono stati già pagati, panini e titoli di coda inclusi.
Quanti sanno che L’Ispettore Coliandro dei Manetti Bros è tratto da un fumetto? L’arretrato sistema pubblicitario della tv di Stato colpisce ancora. Ma il massacro continua e per i 50 anni di Diabolik, Mediaset è pronta a distruggere un’icona nota in tutto il mondo. Gli “attori” in lizza? Alessandro Gassman, Raoul Bova, Riccardo Scamarcio e Gabriel Garko. Corre voce che Lino Banfi stia provando la tuta nera per essere ammesso al casting. Tanti auguri Diabolik.